Buscar este blog

viernes, 29 de octubre de 2021

“Da Seattle a Genova. Cronistoria della Rete No Global”. Intervista a Daniele Maffione

“Da Seattle a Genova. Cronistoria della Rete No Global”. Intervista a Daniele Maffione

di Davide Matrone 

Daniele Maffione. L'autore del libro "Da Seattle a Genova. Cronistoria della Rete No Global”.

Perché e come sorge l'iniziativa di scrivere un libro sul movimento no-global?

Questo libro nasce innanzitutto a 20 anni di distanza da quegli eventi che hanno segnato l'ascesa e la caduta del Movimento No-Global. Il libro è stato scritto nell'arco di 5 mesi con l’assemblaggio di una serie di parti come: delle interviste, un'inchiesta giornalistica, una ricostruzione giudiziaria di alcuni processi che sono maturati dopo il marzo 2001 di Napoli. Il libro, nasce per fare un'operazione diversa e non semplicemente memorialistica ma anche per cercare di attualizzare i temi poco dibattuti del movimento No-Global, in quanto si è parlato tanto e male degli scontri e si è parlato pochissimo o nulla delle ragioni che spinsero 20 anni fa alla mobilitazione planetaria di questo movimento internazionalista che mise in discussione il capitalismo. Quindi questa ricerca rappresenta un'operazione di verità e allo stesso tempo è utile per uscire da una retorica autonarrativa e vittimistica di quella stagione di mobilitazione.

Qual è stato l'obiettivo da raggiungere e perché?

Intanto di non parlare a noi stessi bensì, di trasmettere alle nuove generazioni un pezzo di storia sconosciuta, documentandola e facendola rivivere con più linguaggi. Infatti, la struttura stesso del libro è un ibrido perché ha al suo interno una sezione narrativa curata da Francesco Festa che ha scritto il racconto dal titolo "avevamo gli occhi troppo belli" descrivendo bene, a mio avviso, il clima dei mesi che precedettero la contestazione del marzo 2001 di Napoli. C'è una sezione cronistorica che racconta quello che è accaduto durante le 4 giornate contro la globalizzazione. Inoltre, incontriamo qualcosa d’ inedito ossia, la ricostruzione storica della Rete No-Global di Napoli che negli altri libri viene omessa oppure posta tra parentesi. Quindi, il libro colma una grandissima lacuna da questo punto di vista perché Napoli precedette Genova non soltanto nelle strategie del dissenso ma anche nelle ricette repressive. Per la prima volta si descrive anche l'apporto che diede in particolare il mezzogiorno alla costruzione di questo movimento anticapitalista in Italia. C'è anche tutta la sezione che ricostruisce la vicenda giudiziaria sui poliziotti che furono imputati di torture e violenze contro i manifestanti nella caserma Raniero di Napoli e infine c'è una sezione documentale curata da Fabrizio Greco in cui poter apprezzare immagini e manifesti dell'epoca con la cura del fotografo Luciano Ferrara e del grafico Massimo Didato. L'obiettivo è quello di trasmettere alle nuove generazioni quello che è accaduto affinché possa essere d'insegnamento.

Come consideri la risposta del pubblico?

La risposta del pubblico è andata oltre ogni aspettativa perché quando abbiamo identificato l'editore Derive e Approdi, quest’ultimo c'aveva fissato un prezzo di 5000 euro per la stampa del libro. Noi per poter sostenere queste spese abbiamo dovuto lanciare una campagna di crowdfunding e con nostra enorme sorpresa abbiamo raggiunto questa cifra in 33 giorni e raggiungendo, addirittura, quota 6.200 euro grazie alle donazioni che sono arrivate non solo da tutt'Italia ma anche dall’estero (Europa, USA ed altri continenti). La risposta del pubblico è stata ulteriormente confermata dal giro di presentazioni che si sono realizzate in molte parti del paese come: Piacenza, Bari, Messina, nella provincia bolognese edo ovviamente Napoli. Ogni volta, abbiamo registrato una partecipazione maggiore di un pubblico composto non soli di attivisti ma da persone che vogliono confrontarsi sui temi sollevati dal libro. Temi ancora attuali in quanto, quello che denunciava il movimento 20 anni fa è ancora attuale. 

Quali sono, a tuo avviso, i temi che la sinistra deve riporre nell'attuale agenda politica rispetto a quest'esperienza storica?

La sinistra in Italia non esiste più, non è più rappresentata in Parlamento da lungo tempo e cioé dal 2008, per quanto mi riguarda. Da quando, in particolare, Rifondazione Comunista che era il partito più organico a quel movimento fuoriuscì proprio per aver deluso le aspettative accese negli anni precedenti con la presenza importante politica e organizzativa nelle piazze che contestarono i vertici del G8 e del Global Forum. In effetti non esiste più la sinistra rappresentata come idea perché l'abbiamo visto anche con le vicende di Mimmo Lucano dove esistono le azioni di solidarietà, i tweet, sui social ma non c'è una mobilitazione reale che nasce dal basso, da esperienze reali. Questo il libro sta cercando di animare questo dibattito coinvolgendo, anche nelle presentazioni, ex poliziotti che denunciano un’altra faccia della medaglia ossia, come si viveva dall'interno delle forze dell'ordine e delle forze armate quel clima di ideologizzazione voluto dalla politica, dai governanti dell'epoca che in un certo modo sollecitavano la repressione del movimento. Quest’elemento comporta una riflessione ulteriore sull’esperienza storica del movimento No-Global non attraverso delle rappresentazioni nostalgiche o con le solite narrazioni delle veline della Questura. La sinistra dovrebbe mettere in discussione il capitalismo, l'idea d'Europa basata sulle banche e sui profitti anziché sulla salute collettiva, sul lavoro, sui diritti e sull'uguaglianza sociale. La sinistra dovrebbe ripartire dal contatto col paese reale, con la gente che lavora e che viene sfruttata, con i raider che lavorano per 1.50 l'ora e coi contadini immigrati nelle campagne. La sinistra dovrebbe recuperare le sue origini storiche e parlare agli oppressi e agli sfruttati più che guardare ai potentati economici.

A tuo avviso, qual è l'utilità principale di questo libro?

Di aver innescato un dibattito su questi contenuti che sono ancora tutti in piedi ma che non trovano dei rappresentanti politici che vogliono confrontarsi. Sono convinto che però se si ripartisse dai contenuti e soprattutto se i giovani approcciassero questi temi, li studiassero e li approfondissero, darebbero anche un loro contributo originale a questo bilancio storico mancato. Tutto questo darebbe speranza per il futuro. Sono ancora fiducioso. Questo lo vedremo col tempo. Intanto ha creato una dinamica di dibattito e di confronto che nostra grandissima sorpresa mancava ancora. Nel libro ci sono delle testimonianze importantissime anche da un punto di vista documentario. Non abbiamo rappresentato solo la voce degli attivisti ma anche di una serie di persone lontane dal quel movimento come   magistrati e parroci, ad esempio. In questo senso c'è la testimonianza inedita di Don Vitaliano della Sala che non solo ha promosso una propria intervista originalissima ma anche ci ha dato dei documenti che erano andati completamente perduti, tra cui una lettera che scrisse al subcomandante Marcos sottolinendo il carattere internazionalista del movimento No-Global. Questo libro è un contributo al proseguimento della lotta. 

Don Vitaliano della Sala 

Pubblicato in:

https://www.lantidiplomatico.it/dettnews-da_seattle_a_genova_cronistoria_della_rete_no_global_intervista_a_daniele_maffione/39602_43654/

sábado, 23 de octubre de 2021

Lasso dichiara lo stato d'emergenza. Indigeni e lavoratori: misura anti-protesta.

 INTERNAZIONALE

Lasso dichiara lo stato d'emergenza. Indigeni e lavoratori: misura anti-protesta

 

Il presidente ecuadoregno Lasso

https://ilmanifesto.it/lasso-dichiara-lo-stato-demergenza-indigeni-e-lavoratori-misura-anti-proteste/

Ecuador. Il presidente, in calo di popolarità per lo stallo politico e lo scandalo Pandora Papers, manda l’esercito in nove regioni del paese: «Troppi omicidi e rivolte violente nelle carceri». Ma per le organizzazioni dei nativi è una scusa

e

QUITO

In Ecuador è stato dichiarato lo stato d'emergenza come previsto negli art. 164, 165 e 166 della Costituzione che riconosce al presidente il potere di decretarlo in tutto o in parte del territorio nazionale, in caso di grave crisi interna o calamità pubblica. Con il decreto esecutivo si dispone la mobilitazione delle forze armate in 9 regioni, con la collaborazione della polizia nazionale, per i prossimi due mesi. Nel resto delle regioni si dispone che la polizia aumenti controllo e vigilanza. 

Secondo il presidente Lasso, le misure eccezionali - già attive dal 18 ottobre - sono state adottate a causa dell'incremento di delitti in tutto il territorio nazionale, in particolare del tasso di omicidi intenzionali (10.62 per ogni 100mila abitanti). Secondo i dati della polizia nel 2016 era del 5.81. 

DOPO SOLI CINQUE MESI di governo, per il neo presidente Lasso le grane sembrano non finire mai. Negli ultimi mesi si registra una serie di flop politici e scandali che vedono il primo mandatario dell'Ecuador in caduta di consensi in modo vertiginoso. Fino ad agosto, Lasso registrava un consenso popolare che andava oltre il 70%; secondo gli ultimi sondaggi si registra un calo tra il 10% e il 30%. Quattro fatti hanno eroso la sua alta popolarità. Il primo è la bocciatura del progetto di legge "Creando opportunità" che non ha avuto l'appoggio dell'Assemblea nazionale per chiari vizi d'incostituzionalità. Il partito Creo e i suoi alleati hanno un'esigua pattuglia di parlamentari (26 su 130): per le riforme si dovrà sempre negoziare con le opposizioni. Al momento sembra non ci sia nessun margine di concertazione con Unes (49 parlamentari), Pachakutik (27), Izquierda Democratica (19) e Partito Social Cristiano (17). 

Il secondo fattore è legato alle continue crisi carcerarie a febbraio, luglio e settembre che hanno già provocato un bagno di sangue: quasi 250 morti nel 2021 (170 nel periodo di gestione Lasso, + 120 rispetto al 2020) tra i detenuti dei principali penitenziari del paese (Guayaquil, Latacunga e Quito). Il terzo è lo scandalo "Pandora Papers": Lasso, con il presidente cileno Piñera e il domenicano Abinader, sarebbe coinvolto in un occultamento di capitali verso società off-shore. Secondo il Consorzio Internazionale di Giornalisti di Ricerca, Lasso avrebbe avuto legami con 10 compagnie off-shore e fidocommissioni a Panama, Dakota del sud e Delaware.

INFINE, LE PROTESTE, cresciute nelle ultime settimane, che hanno visto protagonisti gli agricoltori della regione del Guayas (costa sud), gli agricoltori, i lavoratori e i docenti della regione del Carchi e d'Imbabura (cordigliera nord) e i movimenti indigeni in molte regioni e che hanno bloccato molte arterie del paese. Tra i principali oppositori al governo Lasso c'è il presidente della Conaie (Confederazione delle nazionalità indigene dell'Ecuador), Leonidas Iza: lo stato di massima allerta, ha detto, ha altre finalità oltre alla sicurezza. 

In un'intervista a Radio Sonorama il leader indigeno afferma che queste misure sono messe in atto per contrastare le manifestazioni previste per il prossimo 26 ottobre. E ha reiterato la ferma volontà del movimento indigeno di continuare lo sciopero per la mancanza di dialogo da parte del governo in merito all'aumento incontrollato del prezzo della benzina (+20% negli ultimi 4 mesi).

Intanto la militarizzazione del territorio, iniziata a fine luglio con la crisi carceraria si protrae per altri due mesi. Le organizzazioni sociali e i settori dei lavoratori hanno già dichiarato di non essere d'accordo con le misure restrittive del governo. Il neoliberalismo mostra i suoi denti affilati

Ecuador. Strage nelle carceri: più di 200 detenuti uccisi

 

Ecuador. Strage nelle carceri: più di 200 detenuti uccisi

                                        di  | 5 Ott 2021 | 

Share on FacebookTweet about this on TwitterShare on LinkedInEmail this to someonePrint this page

Pagine Esteri, 5 ottobre 2021 – Quito, Ecuador, intervista a Davide Matrone*. Eliminato il dicastero dedicato, sono stati diminuiti i fondi e il personale. Il 40% dei detenuti non ha terminato i 3 gradi di giudizio e la carcerazione preventiva è diventata ordinaria. I detenuti vivono spesso in condizioni disumane e la repressione non procede di pari passo con politiche di prevenzione. Quello che accade oggi nelle carceri è un riflesso delle politiche neoliberiste portate avanti in Ecuador.

 

*Davide Matrone, docente e ricercatore di analisi politica all’Università Politecnica Salesiana di Quito, Ecuador. Blogger e politologo.

Pubblicato in: https://pagineesteri.it/2021/10/05/mondo/ecuador-strage-nelle-carceri-piu-di-200-detenuti-uccisi/