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domingo, 21 de enero de 2024

Ecuador, i narcos abbattono il pm antimafia

 

INTERNAZIONALE

Ecuador, i narcos abbattono il pm antimafia

ESCALATION - César Suárez stava investigando sull'assalto in diretta del canale televisivo TC, che aveva fatto il giro del mondo. Ed era senza scorta.

Soldati delle Forze Armate dell'Ecuador durante un'irruzione nel carcere di Esmeraldas - Ap



Un commando armato ha freddato ieri a Guayaquil il pubblico ministero antimafia Cesar Suárez, un pm che negli ultimi anni aveva realizzato una serie di ricerche sui più grandi casi di corruzione dell’Ecuador, come il caso Metastasis, e inoltre seguiva le infiltrazioni e collusioni tra lo Stato e la mafia. Si era occupato anche dell’omicidio del popolare giornalista guayaquilegno Efrían Ruales, che aveva generato sgomento a livello nazionale. Era stato più volte minacciato e tuttavia nel giorno del suo omicidio non aveva la scorta di protezione.

César Suárez era molto esposto: da circa una settimana stava seguendo anche il caso del gruppo di criminali che martedi 9 gennaio aveva fatto irruzione, in diretta televisiva, nel canale pubblico TC di Guayaquil, un evento rimbalzato in tutti i telegiornali del mondo ponendo in primo piano la drammatica situazione in cui versa il paese latinoamericano.
IL PM ANTIMAFIA si stava dirigendo verso la sede di una Unidad judicial a Guayaquil per un’udienza telematica quando vari sicari a bordo di altri veicoli, tra i quali un finto taxi, hanno sparato almeno una ventina di colpi. Immediate le reazioni del mondo della politica, della giustizia e delle istituzioni dell’Ecuador, in cui da dieci giorni è stato dichiarato il conflitto armato interno e vige lo stato di emergenza .

Tra le prime reazioni quella di Darwin Muñoz, collega e amico di Cesar Suárez, che attraverso i social ha dichiarato di non accettare le condoglianze della procuratrice generale Diana Salazar. In più occasioni i pm della regione del Guayas avevano fatto richiesta di protezione per poter svolgere le loro funzioni. Richieste sempre disattese.
Il ministro della difesa Gian Carlo Loffredo e la ministra di Governo Mónica Palencia hanno dichiarato di rifiutare qualsiasi azione violenta come risposta al conflitto che si vive nel paese. L’uccisione del pm Suárez non è un caso isolato. Nel 2023 ben 6 pubblici ministeri son stati uccisi dalla criminalità.

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LA REAZIONE dello Stato – che da fine novembre è guidato dal giovane rampollo di una ricchissima famiglia bananiera, il liberale di destra Daniel Noboa – non si è fatta attendere. Alle prime luci dell’alba un gran numero di agenti della polizia nazionale ha fatto irruzione presso il carcere regionale di Guayaquil, a caccia di indizi sull’omicidio. Sono state catturate due persone presuntamente implicate nell’assassinio e membri di Los Chone Killers, una delle 22 bande di narcos attive nel paese (e sono solo quelle ufficialmente recensite dal governo): i due erano in possesso di un fucile, due pistole, diversi caricatori e due auto. Inoltre, secondo i primi accertamenti della polizia l’auto in cui viaggiava il commando di killer è stata ritrovata bruciata nella zona nord della città.

L’omicidio di Cesar Suárez rientra in un contesto sociale molto pericoloso e pieno di incertezze. La delinquenza nel paese ha registrato un salto di qualità passando dai pandilleros territoriali degli anni scorsi ai gruppi criminali sempre più strutturati di oggi, ben infiltrati in alcuni apparati dello Stato. L’Ecuador è oggi uno snodo fondamentale per il traffico di droga a livello internazionale e questo fa gola ai gruppi locali e ai cartelli internazionali sempre pi§ presenti sul territorio nazionale.
DI FRONTE a questa grave situazione, il presidente Noboa aveva proposto – ancor prima dei fatti del 9 gennaio – una consulta popular, un referendum per affrontare i problemi dell’insicurezza e della recessione economica. Si prevedevano ben 11 quesiti referendari, di cui i primi tre potenzierebbero il ruolo delle forze armate nella lotta alla criminalità organizzata. Nelle successive tre domande c’è il proposito di riformare la giustizia, mentre le ultime si centravano sull’uso legittimo delle armi e sulla riapertura dei casinò per generare denaro e posti di lavoro.

MA LA CONGIUNTURA ha imposto dei cambiamenti, e ieri il presidente Noboa ha ritirato la richiesta di riaprire i casinò. «Tenendo conto del contesto attuale in cui sta vivendo l’Ecuador, mi permetto di non insistere sulla mia richiesta originaria riguardante la domanda n.11 del referendum, considerando che il dibattito sul tema non è appropriato in questo momento», ha dichiarato in giornata.

LA PROPOSTA aveva già ricevuto varie critiche, in quanto attività altamente vulnerabile al riciclaggio di denaro sporco da parte delle organizzazioni criminali. Quelle più dure vengono da alcuni settori politici dell’opposizione e da alcune categorie lavorative, per i quali la Consulta non è assolutamente necessaria e non risolverebbe strutturalmente gli enormi problemi del paese. Inoltre, questo referendum costerebbe circa 60 milioni di dollari, che potrebbero invece essere investiti per l’incremento dell’occupazione giovanile. E anche solo aver pensato di aprire paradisi del riciclaggio in quello che oggi è un narcostato è stata una cosa davvero spericolata.

Pubblicato su: https://ilmanifesto.it/ecuador-i-narcos-abbattono-il-pm-antimafia

martes, 16 de enero de 2024

Tentativo di colpo di stato in Guatemala.

Tentativo di colpo di stato in Guatemala

di Davide Matrone

Nella giornata di ieri, domenica 14 gennaio nella capitale del Guatemala si sono registrate forte tensioni all’esterno del Parlamento durante l’insediamento del nuovo governo Arévalo. La decima legislatura,  dall’istaurazione della democrazia dal 1986, si è ufficializzata solo qualche minuto prima della mezzanotte. Bernardo Arévalo, Il neo eletto presidente del Guatemala, ha denunciato pubblicamente un chiaro tentativo di colpo di stato di fronte alla vittoria democratica delle elezioni svoltesi lo scorso anno 2023. Per quasi 12 ore, cioé dalle 12 alle 23 e 50 circa, nella capitale del paese si è passati dalla festa agli scontri di piazza. Alla fine della giornata Arévalo ha ricevuto il riconoscimento legale ed è, di fatto, il presidente del Guatemala fino al 2028.


Immagini in vivo riprese dalla TV Guatemalteca

Elezioni in Guatemala nel 2023

Le elezioni nel paese si son svolte lo scorso anno 2023. Al primo turno, in data 25 giugno, i risultati avevano dato la vittoria alla candidata Sandra Torres del partito della destra UNE. Sandra Torres, politica e imprenditrice guatemalteca, era stata la First Lady dell’ex presidente della Repubblica, Álvaro Colom dal 2008 al 2012, scomparso tra l’altro quasi un anno fa. Colom fu il primo presidente socialdemocratico della storia a governare il Guatemala. Inoltre, la stessa Torres all’epoca si era caratterizzata per l’intervento di politiche sociali rivolte ai ceti più bassi della popolazione. Quest’ultima alle elezioni del 2023 aveva conseguito, al primo turno, il 21% dei voti soprattutto nella zona nord del paese. Mentre al secondo posto si era posizionato e a sorpresa, il candidato socialdemocratico Bernado Arévalo conquistando il 15,5% dei consensi registrati soprattutto nei dipartimenti del sud del Guatemala. Al ballottaggio del 20 agosto, infine, si è sancita la vittoria di Bernardo Arevalo con il 61% dei voti contro Torres ferma al 39%. L’apparentamento tra la candidata Torres con il presidente italo guatemalteco uscente Gianmattei non è stato sufficiente a sconfiggere l’incomodo sfidante mal visto dalle elite locali e dal governo statunitense. Al ballottaggio, Arevalo ha vinto in 17 dipartimenti più quello della capitale di Città del Guatemala a differenza di Sandra Torres che ha conquistato la maggioranza dei voti solo in 5 dipartimenti e tutti concentrati nella stessa zona nord del paese.

Arévalo è stato capace di conquistare un largo consenso che va dai giovani alle comunità indigene, catalizzando il voto della sinistra urbana e dei giovani che negli ultimi anni hanno criticato le politiche antisociali dei governi neoliberisti di destra. Lo stesso Arévalo l’ha dichiarato durante la campagna elettorale d’ispirarsi alla gioventù e alle comunità indigene del paese che sperano in un cambiamento per il paese in termini di giustizia sociale, difesa dei diritti della natura.

Le tensioni di ieri si sono accumulate nel tempo. Il Tribunale Supremo Elettorale del Guatemala, lo scorso dicembre aveva dichiarato che si erano registrate una serie di irregolarità nel processo elettorale e che il Movimiento Semilla del neo presidente eletto doveva essere sospeso. I parlamentari della destra incrementavano le tensioni con una serie di dichiarazioni nelle quali facevano intendere di non riconoscere il risultato delle elezioni presidenziali. La Procura Generale dello Stato del Guatemala, attraverso i procuratori Rafael Curruchiche e Leonor Morales, avevano affermato che le elezioni dovevano essere annullate e rifatte. L’eccezione in questo scenario era rappresentata dall’Organizzazione degli Stati Americani (OEA) che sosteneva la regolarità delle elezioni chiedendo al Presidente Gianmattei, alla Corte Costituzionale, alla Corte Suprema di Giustizia e al Parlamento di difendere le Istituzioni e l’Ordine Costituzionale rispettando la volontà popolare. La stessa delegazione dell’OEA aveva già espresso delle preoccupazioni nel suo rapporto finale in data 23 agosto del 2023 redattando che si erano registrate delle “pressioni intense e costanti con l’intervento di diversi attori che avevano cercato di non riconoscere o ritardare l’ufficializzazione dei risultati elettorali, di intimidire i rappresentanti degli organismi elettorali internazionali ed erosionare il processo democratico”. Quindi la vittoria di Arévalo, sin dai primi giorni post elezioni non venivano ben vista da alcuni settori del paese. https://www.oas.org/es/centro_noticias/comunicado_prensa.asp?sCodigo=C-047/23

Per saperne di più ho raggiunto Ugo D’Errico ex professore dell’Istituto di Cultura del Guatemala con cui abbiano chiacchierato sugli ultimi avvenimenti.

Cosa è successo ieri?

Ieri ci doveva essere l’insediamento del nuovo governo Arévalo. L’atto era previsto alle 16 ma si è registrato un grande ritardo. In quel momento, inoltre, che si è paventata la possibilità che una parte dell’esercito potesse assumere il potere. Poi, questo non è successo

Prima dell’atto d’insediamento ufficiale il presidente si era riunito nel Teatro Nacional, nella sala intitolata a Efraín Recinos del Centro cultural “Miguel Ángel Asturias", in attesa che una delegazione del parlamento gli portasse l’accreditamento ufficiale. Questo passaggio non è avvennuto ed anzi si è volutamente ritardato il processo. Il Parlamento ha fatto tutto il possibile per evitare l’insediamento dei parlamenti del presidente eletto e dei partiti alleati di Arevalo.

Arévalo ha atteso, in un’atmosfera palpabile di tensione mista a festa, fino alla fine della giornata. Questi ritardi hanno agitato i sostenitori di Arévalo che erano in piazza a festeggiare. Erano previsti dei concerti e delle attività in tutta la capitale, ma poi tutto questo si è trasformato in una veglia continua fino a pochi minuti della mezzanotte di ieri. Le migliaia di sostenitori di Arévalo, composti prevalentemente da giovani, da indigeni e da vecchi militanti della sinistra, si sono spostati in più momenti della giornata dalle piazze della città fino alla sede del Parlamento per fare pressione sui parlamentari che ostacolavano il regolare passaggio di consegne da un governo all’altro. Durante queste fasi poi si sono registrate anche delle tensoini con la polizia e con l’esercito presente in strada. Poi alla fine a pochi minuti prima della mezzanotte il riconoscimento è avvenuto. Questa perdita di tempo, a mio avviso, è servita all’ex Presidente Gianmattei per fuggirsene dal paese. Durante la serata non si sapeva dove fosse. Infatti era assente all’atto di possessione ufficiale di Arévalo.

In Plaza de la Constitución nella capitale Guatemalteca. Foto di Ugo d'Errico

Quali presidenti sono intervenuti ieri?

Xiomara Castro dell’Honduras, Gustavo Petro della Colombia, Geraldo Alckmin vicepresidente del Brasile, un viceminsitro di Cuba, Johonny Briceño del Belize, Joseph Borrell rappresentante dell’Unione Europea per gli Affari Esteri e Politica di Sicurezza, Gabriel Boric presidente del Cile e Felipe VI il Re di Spagna. Questi ultimi due poi hanno lasciato il Guatemala prima degli altri. Si è registrata l’assenza dei rappresentanti del governo degli Stati Uniti se non la rappresentante dell’USAID.

In sintesi, ieri la destra guatemalteca ha voluto rovinare la festa d’isediamento al neo eletto Arévalo che governerà il paese fino al 2028, almeno si spera.


domingo, 14 de enero de 2024

“Allarmante, qui di sera non usciamo più”: il racconto di un italiano in Ecuador dopo la rivolta dei narcos

“Allarmante, qui di sera non usciamo più”: il racconto di un italiano in Ecuador dopo la rivolta dei narcos



10 GENNAIO 2024 - 17:27

Dopo la fuga di ‘boss’ del narcotraffico dalle carceri e le azioni violente compiute dalle bande in alcune zone del Paese, l’Ecuador ha dichiarato lo Stato di emergenza. Da giorni il Governo ha ingaggiato una dura lotta alla criminalità. Fanpage.it ha intervistato Davide Matrone, docente di analisi politica e giornalista, che da 12 anni vive nel Paese, per capire cosa sta succedendo.




A cura di Eleonora Panseri

"La situazione è preoccupante e allarmante perché quanto successo negli ultimi due giorni, con la rivolta dei detenuti e le azioni delle bande criminali in alcune zone del Paese, fa pensare a un ‘salto di qualità' della criminalità dell'Ecuador, che non è più quella dei pandilleros, dei cani sciolti che fanno gruppo per racimolare qualche soldo e controllare piccole porzioni territorio, ma a un qualcosa di decisamente più organizzato".

Davide Matrone ha 45 anni, è docente di analisi politica dell'Università Politecnica Salesiana e giornalista, e dall'Ecuador, dove vive da 12 anni, ha raccontato a Fanpage.it l'attacco armato messo a segno nei giorni scorsi da bande legate al narcotraffico che hanno colpito in diverse zone del Paese. È scoppiato il caos: ci sono stati spari in strada, gli uomini armati hanno occupato università, la televisione pubblica e alcuni luoghi simbolici.


Qual è la situazione in Ecuador

"Noi ‘comuni mortali' siamo molto preoccupati perché questa situazione di coprifuoco, anche se non ufficiale, va avanti da tempo. Qui non si può fare una vita normale e tranquilla come si vorrebbe, soprattutto al calare della luce, la notte le strade diventano zona di nessuno", dice ancora Matrone.

"Si vive sempre con la preoccupazione e la paura, e solo alla luce del sole, giorno per giorno. Di sera ci si chiude in casa, si sta in famiglia. – racconta – Io sono ormai quattro anni che non vado più al mare, perché la costa è zona delle bande ormai, lì di giorno e di notte fanno il buono e il cattivo tempo. Bisogna limitarsi all'attività lavorativa, non andare in zone che non si conoscono, muoversi in taxi o con la macchina sempre.

"Non è il massimo vivere oggi in Ecuador. Ci sono stati momenti decisamente migliori e sono stati più di quelli brutti, ma oggi sconsiglio a un italiano di venire a vivere o per fare un'avventura qui, lo sconsiglio con tutto il cuore. Vivo in Sud America da 15 anni e sono in Ecuador da 12. Il sentimento che ti esprimo ora, lo provo da tempo: sono anni che sono stanco di questa situazione. Da alcuni anni di episodi simili, anche se non in questa modalità e con questi attori, ce ne sono stati diversi".

L'instabilità politica nel Paese

A scatenare quanto accaduto nei giorni scorsi è stata la fuga dalle carcere di alcuni ‘boss' del narcotraffico. Di fronte a questa situazione lo Stato è intervenuto dichiarando lo ‘stato di emergenza‘. Le bande hanno quindi risposto a loro volta scatenando il caos e il Governo ha aumentato la presenza dei militari. "Siamo in una fase in cui ci sono due attori, lo Stato e la criminalità, frammentata in varie bande, che stanno progressivamente aumentando la posta, per vedere come risponde l'altra parte e non sappiamo se degenererà o se si arriverà a un patto", spiega Matrone.



"L'instabilità politica, istituzionale e sociale è un leitmotiv in Sud America. – osserva l'esperto – Anche se nei dieci anni di Correa (l'economista che ha guidato il Paese dal 2007 al 2017, ndr) c'è stata una certa stabilità, si notava che al timone della barca c'era una persona capace di gestire la macchina statale. Per me, come italiano e studioso dell'America Latina, lui è stato davvero un'eccezione". Come spiega ancora Matrone, "negli ultimi due anni ci sono stati ben 12 stati di emergenza, il Paese viene governato da uno stato di emergenza all'altro e questo fa ben intendere che c'è un problema di fondo e viene da lontano".

Da dove viene la situazione attuale

Secondo il docente, "la situazione è cambiata negli ultimi sei anni, quando è finito il governo di Correa, che aveva attuato grosse riforme sociali e , con tutte le sue contraddizioni, era riuscito a costruire un paradigma di sviluppo con una forte presenza dello Stato"

Correa è uscito di scena nel 2017 e a quel punto, prosegue Matrone, "prima Moreno, poi Lasso e oggi Noboa, eletto un mese e mezzo fa, hanno smantellato quello stato sociale che si era costruito. Ed è stata la retrocessione dello Stato che ha favorito le bande. Queste hanno avuto modo di organizzarsi e di controllare territori che le istituzioni hanno perso. Così come ha fatto in passato la mafia in Italia, la conosciamo bene questa storia".

Perché questo colpo di Stato ci riguarda

"Questo attacco ci fa capire che l'applicazione di diversi paradigmi di sviluppo incidono sulla vita quotidiana. Dire ‘non esistono più la sinistra e la destra' è una cavolata. Una volontà politica rivolta al vero miglioramento della vita dei cittadini, che interviene, li guida e li protegge, è diversa rispetto a quella in cui si applica un modello dove lo Stato è assente. Ovviamente, sempre considerando la storia e i processi di ogni Paese", conclude l'esperto.


pubblicato su: https://www.fanpage.it/esteri/allarmante-qui-di-sera-non-usciamo-piu-il-racconto-di-un-italiano-in-ecuador-dopo-il-golpe-dei-narcos/
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ECUADOR. Stato di guerra. Si spara nelle strade.

 

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