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martes, 29 de septiembre de 2020

Analisi del voto.

La caduta permanente del M5S.


di Davide Matrone 

Il M5S perde ancora consensi.

In queste elezioni regionali si registra un ulteriore calo di consensi per il M5S. Comparando i risultati attuali con quelli delle elezioni regionali del 2015, il primo dato che emerge é la considerevole quantitá di voti persi: - 789.308 mila. In Veneto, Puglia, Campania, Liguria, Toscana e Marche il Movimento 5 stelle, cinque anni fa, aveva raccolto 1496.415.000 voti, oggi consegue meno della metá, cioé 707.107.000 consensi. Il bilancio è abbastanza negativo. Inoltre, la flotta pentastella nei consigli regionali si ridimensiona notevolmente; si passa dai 35 consiglieri regionali eletti nel 2015 ai 17 attuali. Un bilancio passivo di -18 consiglieri.

Andiamo a vedere cos'é successo in ogni singola regione.

In Veneto si passa dal 11.9% al 3.3% (-8.6%). Nel 2015 il movimento M5S raccolse l'11.87% dei consensi, risultando la terza forza politica della regione sorpassando anche il candidato della destra Flavio Tosi, giá sindaco di Verona per ben 10 anni e Vice Segretario della Lega dal 2013 al 2014. Nello stessa elezione, conquistò 5 consiglieri regionali mentre in quest'ultima resta a bocca asciutta: 0 consiglieri. In definitiva, si registra una perdita di 183.087 mila voti.

In Toscana si passa dal 15% al 6.4% (-8.6%). Nel 2015 raccoglie il 15.05% risultando il terzo partito regionale giocandosi il ballottagio con il candidato del centro - sinistra che poi vinse. Entra al consiglio Regionale con 5 consiglieri regionali mentre quest'anno ne consegue solo 1. La perdita di voti é pari a - 92.432 mila voti.

In Campania si passa dal 17.5% al 12.5% (-5%). Nel 2010 si presenta per la prima volta alle elezioni regionali conseguendo un 1.3% candidando Roberto Fico (oggi Presidente della Camera). Nel 2015 raccolse uno straordinario 17.52% risultando il terzo partito della Campania dopo il PD al 19.49% e Forza Italia al 17.81%, conquistando, inoltre, ben 7 consiglieri regionali. In queste elezioni conserva i 7 consiglieri in Regione ma perde 165.125 mila voti.

In Puglia passa dal 18.4% all' 11.4% (-7%). Nel 2015 la candidata pentastellata giunse al secondo posto conseguendo il 18.42% con un totale di 310.304 mila voti entrando al Consiglio regionale con 7 consiglieri. Il M5S nel 2015 risultò il secondo partito regionale a poche migliaia di voti dal PD del Presidente Michele Emiliano. Nel 2020 raccoglie 207.038 mila voti in coalizione e 165.243 mila voti di lista. Passa dal 2° al 4º come partito regionale, scavalcato da Forza Italia e addirittura dalla Lega di Salvini. Perde due consiglieri regionali passando dai 7 del 2015 ai 5 del 2020. In definitiva: - 145.061 mila voti.

Nelle Marche si passa dal 21.8% al 8.7% (-13.1%). Nel 2015 giunse secondo dopo il candidato del Centro - Sinistra conseguendo 133.178 mila voti, risultando anche il secondo partito regionale. Entra al consiglio regionale con 5 consiglieri. Quest'anno è il 4º partito regionale, perde 88.848 mila voti e 3 consiglieri regionali.

In Liguria si registra il calo piú forte rispetto alle altre regioni. Si passa dal 22.29% al 7.78% (-15.12%) con una perdita di consensi pari a -114.755 mila voti. Questo significa anche una riduzione di 4 consiglieri regionali (6 nel 2015 e 2 nel 2020).

Con questi dati negativi si è giunti alla resa dei conti. Di Maio e il gruppo dirigente è sotto accusa. Con la convocazione degli Stati Generali vedremo cosa succederá. Si prevede anche una spaccatura del Movimento.


La vittoria di Fratelli d'Italia e della Meloni.

Meloni, Salvini e Zaia. Immagine 2

Il Centro - destra conserva la Liguria e il Veneto e conquista la Regione Marche al Centro - Sinistra.

Il Centro - Destra laddove vince, registra incrementi elettorali importanti.

In Liguria riconferma Toti aumentando significativamente i consensi. Nel 2015 il Governatore della Regione raccolse 226.710 mila voti conseguendo il 34.44% mentre nel 2020 aumenta di 383.053 mila voti con un 56.13%.

In Veneto riconferma Zaia con un voto plebiscitario: 76.79% e con un aumento di +775.894 mila voti. Nel 2015 Zaia conseguì il 50.08% con l'oltre il milione di consensi, oggi raccoglie quasi due milioni di voti.

Nelle Marche si registra il sorpasso. Il Centro - Destra si presenta questa volta unito, vince e convince. Il candidato del partito Fratelli d'Italia raccoglie quasi il 50% dei consensi e vince contro il centro sinistra che perde una delle sue roccaforti storiche. Acquaroli nel 2015 si presentò con La Lega e Fratelli d'Italia conseguendo 116.048 mila voti con un 19%. Cinque anni dopo, il cetro destra presenta unitariamente lo stesso cadidato e vince aumentando i consensi + 159.000 voti e + 17% di voti.

Nonostante questi risultati, lo stato d'animo dei big del Centro- Destra non é alle stelle, anzi. Si manifesta pubblicamente un malumore generale. Il perdente della coalizione è sicuramente Salvini che si trova stretto tra i due vincitori: Meloni e Zaia. Gli si critica la sua strategia piazzista, da showman che comincia a vacillare. E poi i guai giudiziari della Lega non fanno bene alla coalizione. Matteo Salvini non convince piú i suoi alleati che cominciano a prenderne le distanze. La Meloni é quella piú agguerrita anche perché in queste regionali aumenta sostanzialmente i consensi in tutte le regioni e si avvicina alla Lega e addirittura in alcune regioni la sorpassa. L'altro alleato minore, Forza Italia, diventato nel tempo "la sinistra del centro-destra" vorrebbe spostare l'asse dell'alleanza verso il centro aprendo ai moderati: i renziani e i centristi del centro - sinistra per intenderci.

Chi sono i tre governatori eletti nelle fila del Centro - Destra? Due sono vicini a Fratelli d'Italia, il partito della Meloni (Toti e Acquaroli). Zaia invece, leghista di primo pelo, cerca di delegittimare Salvini e di prenederne il comando con l'intenzione, oltretutto, di spostare il baricentro del principale partito del Nord, da Milano a Venezia.

Chi vince e convince é senza dubbio Giorgia Meloni è il suo partito Fratelli d'Italia. Loro sono i veri vincitori di queste elezioni. La politica romana ha portato il suo partito da uno spazio marginale della coalizione (era il terzo partito) ad esserne il motore propulsore. Oggi sfida la lidership di Salvini in alcune regioni (Veneto, Toscana e Liguria) e in altre come Puglia, Marche e Campania é il partito trainante della coalizione.

Il Partito Fratelli d'Italia in soli 5 anni passa da 314.122 mila voti delle regionali del 2015 con l'elezione di 6 consiglieri regionali a 951.401 mila voti con 27 consiglieri regionali eletti. In termini percentuali questo aumento di voti si interpreta cosí: nel 2015 la media nazionale nelle 6 regioni era del 3.9%, oggi è al 11.8% (+7.9%). Quest'ultimo dato la dice lunga sullo stato di salute del partito.

Il PD e Zingaretti 

Zingaretti. Immagine 3

Il PD si difende ma non vince.

Il Partito Democratico da queste elezioni ne esce più o meno bene consolidando la sua lidership all'interno del Centro - Sinistra, ma perde consensi a livello nazionale. Il PD regge perchè non perde la Regione Toscana, però deve analizzare alcuni aspetti, a mio avviso: 1) il calo di di voti rispetto al 2015. Cinque anni fa il PD conseguì 2.008.676 voti con una media di percentuali pari al 27.01%. Alle elezioni regionali del 2020 raccoglie 1.774.520 voti con una media nazionale pari al 20.9%. In altri termini, - 234.156 mila voti e -6.11%, 2) gli alleati nel centro-sinistra e il suo peso politico ed elettorale. Il PD ha sperimentato l'alleanza con il M5S solo in Liguria e non ha vinto, anzi. Considerando la caduta libera del M5S e forse una scissione all'interno delle stesso movimento, chi sarà l'alleato di peso della coalzione?

I prossimi scenari politici: il voto del Presidente della Repubblica del 2022

Il Presidente della Repubblica Italiana. Immagina 4

Messe in cantina le elezioni regionali ora ci sarà un altro appuntamento elettorale: le elezioni amministrative del 2021. Si voterà in città importanti come Milano, Roma, Napoli, Torino, Genova e Palermo. A questo si aggiunge l'elezione del 13º Presidente della Repubblica che si terrà nel 2022. Per capirne di più bisogna attendere cosa succederà in questi giorni all'interno del M5S. Se quest'ultimo si dividerà, ci saranno dei cambi notevoli all'interno del Parlamento che avrà degli effetti sul Centro - Sinistra, sul partito di Renzi Italia Viva e su Forza Italia. La scommessa e l'obiettivo delle attuali forze governative nel parlamento e di giungere all'appuntamento uniti per designare un Presidente che sia espressione di questo Governo: un Prodi per intenderci. Se invece ci sarà la spaccatura del MS5 allora le relazioni di forza cambieranno e l'ago della bilancia, secondo me, potrà essere Renzi e il suo partito e le relazioni con una parte di Forza Italia. In quel caso il Presidente eletto sarà una figura più centrista e dell'area moderata del Parlamento.

Le fonti delle immagini

Immagine1: https://www.vesuviolive.it/ultime-notizie/251556-nasce-il-movimento-5-stelle-bis-faranno-parte-tutti-gli-espulsi-dal-partito-originario/

Immagine2: https://www.ilmessaggero.it/politica/elezioni_regionali_risultati_meloni_salvini_resa_conti-5476544.html

Immagine3: https://www.adnkronos.com/fatti/politica/2019/05/27/zingaretti-ripartenza_j4vwxIQc5QJ3OxiNc6XgCP.html

Immagine4: https://it.wikipedia.org/wiki/Presidente_della_Repubblica_Italiana

miércoles, 16 de septiembre de 2020

Amazonia hoy. Apuntes desde la óptica de ALER.

Comparto un artículo escrito por Hugo Ramírez, Coordinador General de ALER sobre la situación actual de la Amazonia. 

AMAZONIA HOY. APUNTES DESDE LA ÓPTICA DE ALER

La Amazonía, ese perfecto bioma que en millones de años ha ido moldeando y modelando la propia evolución de la naturaleza, atraviesa hoy otro de los momentos más desafiantes y dramáticos en ese largo historial de acontecimientos dolorosos y nefastos registrados a lo largo del tiempo. A los peligros y amenazas ya existentes como el extractivismo formal e informal, la violencia, presencia de grupos armados, traficantes de drogas y contrabandistas, débil institucionalidad del Estado, presencia de empresas transnacionales, entre otros; se ha sumado ahora un enemigo silencioso con un alto grado de letalidad: la COVID-19.

COVID-19 y pueblos indígenas.

https://www.filac.org/wp/comunicacion/filac-informa/myrna-cunningham-ante-la-crisis-del-covid-19-pueblos-indigenas-posicionan-el-buen-vivir/

Al igual que la viruela, sarampión, escarlatina y otras tantas enfermedades que trajo el proceso de conquista y colonización desde 1492, diezmando en pocos años a millones de habitantes de pueblos y comunidades del Abya Yala; la COVID-19 se presenta hoy como otra de las más serias amenazas para la continuidad de la vida en los territorios amazónicos.

En el Informativo Voces de la Pan Amazonia (1) de la primera semana de septiembre, Estefany Escobar del Grupo Comunicarte-Colombia, daba cuenta de la existencia de 70 pueblos afectados, más de 10 mil casos confirmados, 9 mil recuperados y la pérdida de 339 vidas, según el Boletín informativo de la 0rganización Nacional Indígena de Colombia (ONIC).

El balance global de los efectos de la pandemia en la pan Amazonía hasta el 8 de septiembre del 2020 lo otorga la COICA y la REPAM que, en su registro semanal (2) consigna la cifra de 55.659 casos confirmados, 1.734 personas fallecidas y un aproximado de 232 pueblos/nacionalidades indígenas afectados por la COVID-19. Brasil, Perú, Bolivia, en ese orden, son los países amazónicos más afectados.

El creciente número de personas infectadas por causa de la pandemia es la resultante de un conjunto de factores que conspiran para el agravamiento del problema. Una de ellas es la deficiente o nula infraestructura hospitalaria y sanitaria que no se ha dado abasto para responder a la emergencia sanitaria. Tanto así, que además del alto grado de mortandad en poblaciones como en Iquitos-Perú, el número de personas contagiadas alcanzó al 93% de la población según un estudio realizado en julio por la Dirección Regional de Salud de Loreto.

La investigación reveló que el 71 % de los casos encontrados ya había superado la infección, mientras que un 22 % todavía presentaba el coronavirus en su organismo en una población de 413.000 habitantes. La carencia de un mayor número de hospitales, la falta de equipamiento adecuado, el poco personal médico muestra que la población estuvo a merced de su suerte. Se salvaron cómo pudieron. Si esto ocurre en la segunda mayor ciudad de la Amazonía, después de Manaos en Brasil, se puede fácilmente imaginar la situación en el resto de pueblos, comunidades, caseríos de los países pan amazónicos.

Las enormes distancias, la ubicación de los pueblos en zonas remotas, la fragilidad económica de las familias, la práctica de convivencia en comunidad en sus malocas, la poca costumbre de asistencia a los centros hospitalarios y preferencia de sus prácticas medicinales propias, son también elementos que contribuyen a que la pandemia se expanda como un reguero de pólvora.

La situación de emergencia fue señalada en diversos foros por el propio coordinador de la Coordinadora de las Organizaciones Indígenas de la Cuenca Amazónica, COICA, Gregorio Díaz quien advirtió que las comunidades indígenas no cuentan con médicos, materiales de prevención o programa específico desde los gobiernos locales y de ámbito nacional, para combatir el coronavirus, y que los sistemas públicos de salud no llegan a las comunidades indígenas para hacer pruebas diagnósticas.

La ineficacia de los gobiernos se extiende a las medidas adoptadas en el combate de la pandemia. En el caso peruano, la ayuda económica ofrecida a las familias en las primeras semanas de decretada la cuarentena, resultó contraproducente en contextos como el amazónico donde las personas beneficiadas que mayoritariamente no tienen cuentas bancarias, tuvieron que viajar largas jornadas hasta encontrar una oficina del banco. Allí, se aglomeraron en largas filas y fue el marco adecuado, el caldo de cultivo perfecto para la propagación del virus. Existe un dicho popular que indica que el remedio resultó peor que la enfermedad. Resultó peor, por la ratificación del desconocimiento histórico desde los gobiernos y de la propia realidad. Algo que no es, en modo alguno, una novedad en Perú y en el resto de países amazónicos.

Los efectos y consecuencias de la pandemia son incluso más letales que la propia enfermedad. La muerte de cientos de personas indígenas, de sabios, abuelos y abuelas de las comunidades, entre ellos líderes históricos como Santiago Manuin del pueblo Awajun, Marco Rivadeneira en la selva del Putumayo colombiano, entre tantos otros y otras, constituyen una pérdida irreparable en la memoria histórica de los pueblos. Perder la memoria es perder la identidad diluyendo con ello su cultura. Con ellos se ha ido todo un legado de lucha, organización, sabiduría en la conservación y preservación de la naturaleza, de la vida.

Extractivismo vivito y coleando

http://www.lavanguardiadigital.com.ar/index.php/2018/05/27/dos-caras-de-una-misma-moneda-extractivismo-y-conservacion/

La irrupción de la COVID-19 en la Amazonía es solo el agregado de un nuevo problema que se suma a una crisis preexistente con características estructurales y sin real voluntad política de resolverlo por parte de los centros y poderes de decisión. En el punto central de los problemas se encuentra una de las actividades históricas como el extractivismo, del cual se han generado y derivado otra serie de situaciones de real peligro.

Aun en el periodo de cuarentena, inamovilidad y distanciamiento social, la actividad extractiva ha seguido su rumbo destructor. Testiga de los hechos es Mónica Villanueva Galdós, Directora de Comunicaciones y Gestión Cultural en el Centro Cultural José Pío Aza (3). En el webiradio “Casa común, espiritualidades y pandemia”(4) organizado por ALER denunció que “Las actividades extractivas siguen caminando” y dejó la pregunta abierta si alguien debía decir algo.

El extractivismo en tiempos de pandemia no sólo camina, sino también incentiva la corrupción. En la última semana de agosto, agentes de la División de Investigación de Delitos de Alta Complejidad de la Policía Nacional del Perú junto con la Fiscalía Especializada en Corrupción de Funcionarios detuvieron a 17 miembros de una supuesta organización criminal. Estaba integrada por ex gerentes regionales forestales y de fauna silvestre, policías y fiscales de la región selvática de Madre de Dios, quienes aparentemente falsificaban, desde el 2016, documentación que daban la apariencia de legalidad para el transporte de madera. (5)

El avance de la industria extractiva y la de la agroindustria legal y no legal en el bioma pan amazónico no se ha detenido, por el contrario aumenta. Cifras otorgadas por el Instituto Brasileño de Investigación Espacial, INPE, señalan que entre marzo de 2019 y marzo de 2020, la Amazonía brasileña perdió más de 9.000 kilómetros cuadrados de cubierta forestal. La pérdida forestal en abril aumentó en un 64% en comparación con el mismo periodo en 2019.

¿Alguien dice algo?, se pregunta Villanueva y los gobiernos no responden, sólo actúan. No en favor de la conservación y cuidado de la Amazonía y quienes habitan en ella, sino en favor de determinados grupos. El sacerdote Edilberto Sena en su comentario semanal del 11 de junio último en el informativo Voces de la Pan Amazonía (6), llamaba la atención que el ministro de Medio Ambiente del Brasil, Ricardo Sales venía alentando a los grileiros a invadir las tierras públicas. En total se identificaron 9,900 registros de propiedad cuyos límites coinciden con los territorios indígenas de pueblos en situación de aislamiento que, en teoría, están protegidos. Como se sabe, el grilagem en Brasil, es una práctica antigua, que consiste en la utilización de documentos falsos para forjar la titularidad y reivindicar la tenencia de tierras de manera ilícita.

Esta panorámica deja en claro que la deforestación, el acaparamiento de tierras, las quemas, la ganadería exportadora, los mega cultivos de soja y palma aceitera; la minería legal e informal, hidroeléctricas, extracción de petróleo siguen activos, convirtiéndose en trasmisores del coronavirus en las comunidades de la región amazónica.

En el fondo, lo que está en juego es el interés de los gobiernos de mantener las prácticas extractivas sobre cuya economía primaria basan el sostenimiento de sus respectivos países. Con mayor razón en este periodo de pandemia se ha profundizado la crisis económica y agravado la deuda interna y externa.

Persecución a líderes y lideresas sociales.

https://www.elespectador.com/noticias/judicial/lideres-sociales-protestan-en-la-fiscalia-por-estigmatizacion-y-persecucion-del-estado/

Cualquier discrepancia, cualquier llamado de atención, cualquier denuncia de las y los líderes sociales, defensores/as de los derechos humanos, dirigentes de las organizaciones sobre los atentados que se cometen en contra de la Amazonía y los derechos de las personas y la naturaleza, no es tolerado por parte de las fuerzas oscuras.

Sólo en Colombia, en lo que va del 2020, se han producido 55 masacres hasta el 8 de septiembre. Otras 218 personas fueron asesinadas según las estadísticas proporcionadas por el Instituto de Estudios para el Desarrollo y la Paz (INDEPAZ) (7). Entre ellas se encuentra el recordado líder social Marco Rivadeneira, quien entregó su vida por la mejora de las condiciones de las comunidades del Putumayo. Rivadeneira defendía ante las empresas petroleras y otros actores, el carácter amazónico de este departamento.

Con pandemia o sin ella la disputa por el control del territorio por parte de los diferentes grupos de interés, es una realidad que sobrepasa al diálogo. Los grupos armados regulares e irregulares continúan teniendo presencia en zonas amazónicas de Perú y Colombia. El narcotráfico se vale de ellas para seguir con sus actividades ilícitas y extiende sus tentáculos violentos por Bolivia, Brasil, Venezuela, Ecuador como países de tránsito.

La disputa por el control del territorio compromete seriamente los derechos civiles y políticos de las poblaciones limitando el movimiento y la capacidad de denuncia. Más aún, en la situación de emergencia que se vive, se aprovecha el “Estado de Alarma” para ejercer un mayor control y militarización del territorio sea desde el Estado o desde las fuerzas irregulares.

Continúa el abandono selectivo del Estado

En los análisis sobre la presencia del Estado en los territorios amazónicos se ha insistido en el llamado “olvido histórico”. Es una realidad innegable que sólo se aplica en la atención de los pueblos y comunidades. La inversión de los gobiernos en salud,

educación, vías de comunicación es ínfima o nula en relación con los avances de las capitales y principales ciudades de los países amazónicos.

Gregorio Díaz Mirabal, representante de la COICA (Coordinadora de las Organizaciones Indígenas de la Cuenca Amazónica) lo grafica de este modo: “Una vez más, sentimos que esta crisis estructural de la vida, del poder, de las empresas, del egoísmo, de la injusticia, desnuda el abandono histórico de los pueblos indígenas”.

Sin embargo, el Estado si ha tenido y mantiene presencia selectiva en sus respectivos territorios amazónicos para los asuntos que sólo despiertan su interés. Lo ha tenido en el pasado cuando encontró en el caucho una fuente de riqueza económica o cuando alentó procesos de colonización con fines que hoy resultan completamente ofensivos.

Durante el siglo XIX, la administración peruana trató de incorporar la entonces distante Amazonía a la economía nacional, mediante el poblamiento y colonización de la región con inmigrantes europeos. El gobierno consideraba entonces que la cultura europea era «superior», por lo que se pensaba que los inmigrantes procedentes del viejo mundo eran los más aptos para lograr el desarrollo de esa región del Perú. (Vásquez 2009, 86). (8)

Lo tiene en la actualidad, en el presente, en su rol de continuar incentivando la inversión privada, aunque sin la garantía de tener un real poder regulador frente a la actuación de las corporaciones transnacionales. Su debilidad es histórica y se mantiene en el tiempo.

no pudieron resistir el embate y el poder de las grandes casas comerciales y transportadoras regionales que aliadas o bajo la invocación de poderosas compañías europeas, principalmente inglesas o bajo patente inglesa, como la Peruvian Amazon Company (Lagos, 2012: 67 y ss.), lograron poner a su servicio, o simplemente desconocer, a las autoridades aduaneras, a los ejércitos y a las incipientes administraciones fronterizas de todos los países amazónicos y en especial de Brasil, Colombia y Perú. (9)

La posición del Estado, su actuación contraria a los intereses y necesidades de sus ciudadanos y ciudadanas según la percepción de los pueblos y comunidades, ha alimentado una desconfianza que se traduce en resistencia. En lucha por una sola y gran demanda prioritaria. El respeto de su territorio:

“El único lugar seguro que las culturas de la Amazonía tienen son sus territorios (…) por lo que pedimos de manera estructurada a los Estados que respeten los territorios” (10)

Es el llamado de Tuntiak Katan, vice-coordinador de la COICA que entiende que ellos, sólo ellos y los aliados, tienen en sus manos la construcción y solución de sus problemas.

Tejiendo su propio futuro

Con la misma convicción con que los pueblos amazónicos, sus líderes y lideresas, asumen la defensa de su territorio, lo hacen también con el cuidado y preservación de su propia vida.

En el momento actual de la pandemia, los pueblos originarios, las organizaciones, promueven formas de combatirla. Ante la ausencia del Estado, la falta de personal sanitario, materiales de prevención o programa específico desde los Gobiernos para hacer frente al nuevo coronavirus, han cerrado el ingreso a sus territorios y generan sus propios alimentos e innovan en temas de medicina para contrarrestar la pandemia.

Existen experiencias como el Comando Matico (11) en la que la propia comunidad organizada promueve el uso de esta y otras plantas medicinales para aliviar los efectos de la enfermedad. Es la “ivermectina” de la selva dicen sus promotores aunque la OMS lo desmienta. Una vez más, se presenta el choque entre la medicina tradicional y la occidental. En todo caso, el consumo del matico no genera en la persona algún efecto adverso.

En lugares donde la señal de internet es posible, las comunidades en su proceso de apropiación de las tecnologías, han encontrado en el uso de las plataformas digitales formas de comunicación y de alerta contra el COVID-19. En diversos formatos (audio, video) comparten información de primera mano, comunican demandas, propuestas, alternativas. Es una forma de comunicar al mundo de lo que viene ocurriendo en la Amazonía.

El esfuerzo creativo de ir buscando alternativas propias para la resolución de los problemas en el caso de la pandemia se hace también extensivo para las otras dimensiones que desafían la supervivencia de los pueblos amazónicos. Es una lucha que contrarresta la amenaza permanente del ecocidio y etnocidio.

Amazonízate

Del lado de los pueblos originarios, comunidades, se encuentran otros actores que desde la selva real y la selva de cemento acompañan sus luchas y aspiraciones. Ecologistas, ambientalistas, conservacionistas, defensores/as de derechos humanos, defensores/as de la naturaleza, organizaciones de comunicación y diversas instituciones buscan articular esfuerzos por salvar este principal pulmón del planeta.

Uno de eso actores es la Iglesia Católica que ha dedicado un capítulo importante al tema de la Amazonía. La encíclica Laudato Sí, la exhortación post sínodo “Querida Amazonía” marcan una posición de defensa de la vida sintetizada en los sueños del Papa Francisco Sueño con una Amazonia que luche por los derechos de los más pobres, de los pueblos originarios, de los últimos, donde su voz sea escuchada y su dignidad sea promovida. Sueño con una Amazonia que preserve esa riqueza cultural que la destaca, donde brilla de modos tan diversos la belleza humana. Sueño con una Amazonia que custodie celosamente la abrumadora hermosura natural que la engalana, la vida desbordante que llena sus ríos y sus selvas. Sueño con comunidades cristianas capaces de entregarse y de encarnarse en la Amazonia, hasta el punto de regalar a la Iglesia nuevos rostros con rasgos amazónicos. (12)

Las campañas “Amazoníza-te, de Desinversión en Minería, de Desinversión en Combustibles Fósiles impulsadas por entidades de la Iglesia Católica junto a otras Iglesias, es una muestra de esa voluntad real de traducir el discurso a la acción.

Las organizaciones sociales, organismos no gubernamentales, asociaciones, redes amazónicas, encuentran en el Foro Social Pan-Amazónico, FOSPA el espacio de reflexión y debate para la movilización. El FOSPA en movimiento, como ahora se ha denominado para no quedar inmovilizados por la pandemia, continua debatiendo y proponiendo alternativas en temas como la articulación de defensa de los ríos, democratización de las comunicaciones, educación intercultural, seguridad y soberanía alimentaria, cambio climático y megaproyectos. La virtualidad a través de las redes sociales y la radio son las plataformas por donde ahora se fomenta la reflexión.

El primigenio slogan de “Amazonizar el mundo”, anima a la recientemente conformada Asamblea Mundial por la Amazonía a emprender la tarea de hacer más visible la Amazonía; no sólo por los desastres que está causando el coronavirus sino porque se vuelve más evidente que las políticas económicas de ecocidio, etnocidio y terricidio avanzan peor que el virus. La Asamblea realizada los días 18 y 19 de julio con más de 3000 personas asistentes de todas partes del mundo hace una invitación contundente en su declaración final.

Sin embargo, en el medio del dolor, como si fuera un parto, algo nuevo está naciendo: un tejido rebelde de muchos espíritus del bosque y del cemento, que recuerdan que todas y todos somos Amazonía…

¡AMAZONÍZA-TE! Los ríos amazónicos nos atraviesan, nos dan aire, nos cantan canciones de libertad; somos hijas e hijos de la Tierra y el Agua, dentro de ellas nuestras raíces se nutren y coexisten con las estrellas del Jaguar en el Universo...(13)

Es en estos espacios donde también se encuentra involucrada ALER, desde la opción de la comunicación y la educación popular. Es desde la Red Pan amazónica de Comunicación que materializa su aporte, convencida que sólo articulando esfuerzos con las organizaciones y los propios pueblos y comunidades los cambios propuestos se darán.

Junto con las palabras del ex director de nuestra socia radio Marañón, Francisco Muguiro, la pandemia es una oportunidad para construir una nueva normalidad “donde nadie se sienta excluido, con una vida digna, con una naturaleza que se sienta querida y respetada. Una solidaridad mayor entre nosotros donde nos tengamos más en cuenta unos a otros” (14). El ideal de la tierra sin mal, el horizonte del Buen Vivir por el cual trabajamos.

Quito, 10 de septiembre de 2020

Hugo Ramírez Huamán.

Coordinador General

ALER

(1)  https://www.aler.org/node/7792

(2) https://redamazonica.org/wp-content/uploads/Mapa-18-COVID19-Pueblos-Indigenas-PANAMAZONIA-08.09.2020.pdf

(3) El Centro Cultural Amazónico “José Pío Aza” es una organización creada por los Misioneros Dominicos en el año 2003, dando continuidad a diversas iniciativas de dicha entidad religiosa destinadas a difundir la realidad social y cultural de las etnias amazónicas del sur oriente peruano, al tiempo de promocionar el conocimiento y análisis acerca de realidades sociales amazónicas, la defensa de sus culturas, la promoción del desarrollo de los pueblos indígenas y la conciencia solidaria.

(4) https://aler.org/node/7669

(5) Información proporcionada por Beatriz García del CAAAP y emitida en el programa Latido Indígena de ALER el 27 de agosto de 2020. https://www.aler.org/node/7762

(6) Informativo Voces de la Pan Amazonía. Emisión del 11 de junio de 2020. https://www.aler.org/node/7472

(7) http://www.indepaz.org.co/lideres/

(8) Eduardo Vásquez Monge. “La inmigración alemana y austriaca al Perú en el siglo XIX”, revista Investigaciones Sociales, Universidad Mayor de San Marcos, (2009), 86.

(9) Carlos Gilberto Zárate Botía, “Estado, conflictos ambientales y violencia en la frontera Amazónica de Brasil, Colombia y Perú”, Revista de Paz y Conflictos. Volumen 10. N 1 (2017). http://revistaseug.ugr.es/index.php/revpaz/article/view/5324

(10) https://www.aa.com.tr/es/mundo/ind%C3%ADgenas-amaz%C3%B3nicos-claman-por-ayuda-internacional-para-evitar-etnocidio-por-covid-19/1817766

(11) La experiencia fue abordada en el Contacto Sur, Emisión Vespertina de ALER el 25 de agosto de 2020. Producción de Beatriz García, Centro Amazónico de Antropología y Aplicación Práctica (CAAAP) - Perú https://aler.org/node/7754

(12) Exhortación Apostólica Post sinodal, Querida Amazonía del Santo Padre Francisco. http://www.vatican.va/content/francesco/es/apost_exhortations/documents/papa-francesco_esortazione-ap_20200202_querida-amazonia.html

(13) Declaración de la Asamblea Mundial por la Amazonía, julio 2020. www.asambleamundialamazonia.org

(14) Webiradio. Casa común, espiritualidades y pandemia. https://aler.org/node/7669

martes, 15 de septiembre de 2020

Intervista al padre comboniano Alex Zanotelli.

15 settembre 2007: intervista ad Alex Zanotelli

Ripropongo un articolo scritto esattamente 13 anni fa con l'amico Matteo Pezzullo. In quel settembre del 2007, Alex Zanotelli venne a Pozzuoli (Napoli) per un comizio in difesa dell'acqua pubblica. In quel periodo era in atto un tentativo di privatizzazione dell'acqua. Io e Matteo seguimmo il comizio di Alex e al termine dello stesso, gli rivolgemmo delle domande su Cuba, sui beni comuni, sull'ambiente e sulla situazione generale del pianeta. L'intervista fu pubblicata su "El Moncada", la rivista dell'Associazione Nazionale d'Amicizia Italia - Cuba. Alcuni temi sono ancora attuali!

Buona Lettura  

Sempre coi i poveri del mondo

Acqua, cibo, istruzione e salute, queste le vere necessitá.

di Davide Matrone e Matteo Pezzullo

Il Padre comboniano Alex Zanotelli 

"Parlare in piazza é fondamentale, bisogna fare della piazza un luogo di gioia e di riflessione". Cosí esordisce dal palco, il padre comboniano Alex Zanotelli intervenuto durante la manifestazione contro la privatizzazione dell'acqua, tenutasi a Pozzuoli lo scorso mese di settembre. In piazza c'eravamo anche noi ad ascoltare l'intervento di Alex, che con la sua inconfondibile accuratezza di dati e cifre denuncia le assurditá dell'attuale sistema mondiale e le misere condizioni in cui gran parte del pianeta é costretto a sopravvivere. Alex Zanotelli, dopo aver vissuto per dodici anni nelle baraccopoli di Korococho, in Kenia, insieme ai piú poveri fra i poveri, i piú esclusi fra gli esclusi, i diseredati di questo mondo, ha scelto di venire a vivere in uno dei quartieri piú popolari e popolosi del nostro territorio: il rione Sanitá di Napoli, uno dei simboli del degrado sociale del nostro Paese. Oggi vive nella comunitá "Crescere insieme", dove trovano rifugio i tossicodipendenti piú emarginati del quartiere Sanitá. In un cotensto diverso, come a Korococho, ha un solo obiettivo di fondo: "Aiutare la gente a rialzarsi, e a riacquistare la fiducia".
Il suo impegno civile, é anche rivolto fondamentalmente, nell'acquisizione e nella difesa dei piú elementari diritti umani, come il diritto alla salute, all'istruzione e all'accesso ai beni comuni e pubblici. Per Alex oggi l'impegno per la difesa dell'acqua é un impegno presente, ma proiettato nell'immediato futuro, che riguarda la nostra civiltá, l'intera umanitá e soprattutto quella piú povera del mondo. 
'E assolutamente chiaro e deciso il padre comboniano nell'enunciare cifre e dati circa la gestione di questa risorsa naturale, oggi, in mano ai Paesi piú industrializzati del mondo. Dell'acqua presente sulla Terra, solo il 3% é potabile, il 2.7% é utilizzato dalle industrie in agricoltura e sul restante 0,30% di acqua a disposizione c'é ovviamente una corsa irrefrenabile. E non c'é ombra di dubbio che siano i paesi piú ricchi al mondo a controllare tale risorsa, cosí rara e indispensabile per l'intera umanitá. Oggi sulla Terra un miliardo e 400 mila persone non hanno accesso all'acqua, e secondo alcune fonti dell'ONU, tra vent'anni tale iattura interesserá oltre 3 miliardi di esseri umani, concentrati prevalentemente nei paesi del Terzo Mondo (Africa, Asia e America Latina). Difendere questo patrimonio naturale, vuol dire anche difendersi dalle pressioni delle multinazionali e dei grandi poteri finanziari ed economici del Pianeta che investono oggi milioni di dollari per l'acquisto di bacini idrici e per la pubblicitá nell'acquisto di acque minerali. Tra le marche piú importanti troviamo: Nestlé, Danone, Coca Cola e Pepsi Cola. Basta pensare che per fare un litro di Pepsi Cola necessitano ben 9 litri d'acqua. Pertanto non é assolutamente un caso che le stesse multinazionali (le prime otto al mondo sono europee) che investono in tale settore, stanno attuando notevoli pressioni sull'UE perché tale risorsa venga dichiarata merce. Recentemente sul The Tablet, un noto giornale cattolico londines, si dava la notizia che il Presidente degli Stati Uniti G. W. Bush era andato in Paraguay per acquistare enormi appezzamenti di terra nel nord del paese. Come mai? Cosa ci fa il Presidente degli Stati Uniti in uno dei paesi piú poveri del pianeta? Nel nord del Paraguay é stato scoperto il piú grande ed esteso bacino naturale d'acqua, attualmente di propietá statuinitense, "grazie" all'intervento di G.W. Bush. 
'E evidente che l'acaparramento di bacini d'acqua é divenuto fondamentale per i grandi appetiti del capitale economico e finanziario internazionale e testimonia che il petrolio del futuro é sempre piú colorato di blu!

Immagine 1. La principale riserva d'acqua del pianeta si trova in America del Sud. 

Dal palco Alex non si ferma qui e continua la sua accusa smascherando e denunciando le responsabilitá dell'attuale sistema neoliberista. Il suo intervento é mirato sulla strage quotidiana e silenziosa che accade nella parte piú povera del pianeta, dove vengono condannati a morire di fame oltre cinque milioni di bambini l'anno (nessuno di loro é cubano ndr), mentre 400 persone ogni giorno muoiono di Aids. 
La cifra si incrementa a livello globale se si considera che, dei 42 milioni di malati Aids, 38 milioni sono africani. In merito a questa immane catastrofe umanitaria il Governo italiano non é certamente esente da responsabilitá in quanto, non ha ancora destinato la sua quota di 280 mila euro al Fondo Globale per la lotta all'Aids, tra l'altro promessa al trascorso inontro del G8. 
Al termine del suo seguito e applaudito intervento incontriamo il padre comboniano Alex Zanotelli, trentino di nascita ma napoletano d'adozione, per rivolgergli alcune brevi domande.

Cuba, tra i paesi del terzo mondo, é un esempio nell'affermazione dei diritti come l'alimentazione, l'istruzione e l'assistenza sanitaria per l'intero popolo. Cosa ne pensi?

Certamente! Fra l'altro oggi in America Latina vi é uno spirito nuovo con le vittorie di Correa in Ecuador, di Chávez in Venezuela, di Morales in Bolivia; tali vittorie rappresentano una spinta notevole per l'affermazione di tali diritti. Ed é importante constatare come, per esempio in Bolivia, sia stato istituito il Ministero dell'acqua. Secondo me in questa nuova spinta nel continente latinoamericano il ruolo di Cuba é stato emblematico.

Cosa ne pensi del fatto che secondo l'ultimo rapporto del WWF "Living Planet Report 2006", Cuba ha ricevuto il riconoscimento come paese che combina un alto sviluppo umano con un'adeguata sostenibilitá ambientale?

Sí, questa cosa é una degli elementi interessanti di Cuba, e lí ho avuto un amico che ha lavorato in questo. Si chiama Enrico Turbini, uno dei costruttori del test atomico, che poi si é pentito. Ed é fondamentale l'attenzione che ha rivolto verso l'energia solare. É importantissimo questo aspetto per la salvezza del pianeta.

Puoi dirci qualcosa sul lavoro svolto da Enrico Turbini a Cuba?

So che é stato l'ideatore della campagna per l'utilizzo dei pannelli fotovoltaici a luce solare. Pensa che ha ripreso le sue attivitá dopo dieci anni di sospensione e l'ha fatto con molto piacere per Cuba, in quanto é innamorato di questa isola e della sua capacitá nell'aver risolto grandi problemi come l'alimentazione, un'adeguata instruzione e la sanitá per tutti. 

Immagine 2. Energia solare a Cuba. 

Quindi, é necessario investire nelle fonti energetiche alternative?

É fondamentale! Con questa dipendenza dalle fonti energetiche non rinnovabili, come il carbone, il gas, il petrolio stiamo mettendo in crisi l'intero ecosistema e non intervenire immediatamente rappresenta una tragedia per tutta l'umanitá.
Gli Stati Nazionali, tra l'altro, stanno facendo pochissimo per migliorare questa situazione. A dire il vero, la Gran Bretagna di Blair é stato uno dei paesi sensibili al Protocollo di Kyoto, e, secondo le ultime dichiarazioni di Gordon Brown (Ministro della Difesa ndr) é intenzionato a seguire delle politiche che riducano le emissioni di elementi inquinanti del 60%.

Cosa ne pensi delle dichiarazioni di Fidel Castro, in merito all'accordo tra Lula e Bush sull'utilizzo del mais per la produzione dei biocarburanti, secondo cui questo accordo rappresenterá una nuova tragedia umanitaria per tre miliardi di persone?

Sí, é cosí anche per me. É molto problematica questa situazione e condivido questa messa in guardia.

Pensi sia importante difendere Cuba per la costruzione di "un altro mondo possibile"?

Ti devo confessare che a Cuba, personalmente, non ci sono mai stato. So che le vengono mosse delle critiche su alcune questioni e immagino ci siano delle motivazioni per tali critiche. Nessun governo é perfetto, ma certamente é stato un esempio incredibile, per il fatto che tutti sappiano leggere e scrivere, che sia un'educazione di base notevolissima, per l'assistenza sanitaria; sono esempi splendidi questi. Ci sono delle critiche da fare sull'autoritarismo del governo, ma certamente ha dei lati positivi molto interessanti.

E sull'impegno alla solidarietá e alla partecipazione civile anche sul tema di Cuba?

Io direi che la solidarietá e la partecipazione civile siano fondamentali. Innanzitutto, perché se vogliamo aiutare il Sud del Mondo dobbiamo impegrarci qui, nei territori d'appartenenza, in battaglie fondamentali per la difesa dell'acqua pubblica, della gestione dei rifiuti, per l'energia, per la salute. É imprenscindibile che una cittá solare come Napoli si affidi all'Enel per l'energia elettrica.

Fonti:
Immagine 1: https://www.cronista.com/columnistas/Los-10-paises-con-mayores-reservas-de-agua-dulce-20191125-0037.html
Immagine 2: https://www.pv-magazine-latam.com/2019/09/11/el-brillo-cubano-es-mas-intenso-con-energia-solar/

miércoles, 9 de septiembre de 2020

Io voto NO al taglio dei parlarmentari!


IO VOTO NO!


Il 20 e 21 settembre Votiamo NO al taglio dei parlamentari. 
In questo video le miei motivazioni.


 

 

sábado, 5 de septiembre de 2020

Fabio Di Celmo: il ragazzo del Copacabana.

L'articolo, in ricordo di Fabio Di Celmo, si é relizzato traducendo alcune parti di testi e articoli pubblicati in internet con approfondimenti personali. Tutti i nomi e i fatti citati sono ripresi da pagine web on - line e da libri pubblicati negli anni trascorsi. I siti e i testi sono riportati nella parte finale dell'articolo.

Buona lettura

Il libro dedicato a Fabio Di Celmo. Immagine n° 1

La versione digitale in pdf del libro: Fabio el muchacho del Copacabana

https://radiocamaguey.files.wordpress.com/2017/06/fabio_el_muchacho_del_copacabana.pdf

Chi conosce la storia del giovane italiano Fabio Di Celmo? 

Fabio Di Celmo muore il 4 settembre dell'anno 1997 all'Avana all'interno dell'Hotel Copacabana. Quel giovedí, il giovane italiano aveva alle ore 9H00 un appuntamento di lavoro nel centro storico della capitale cubana. A causa del traffico non riuscí a giungere all'appuntamento e cosí, una volta disdetto l'incontro, si diresse all'Hotel Copacabana, dove suo padre Giustino aveva prenotato una stanza.

All'interno dell'Hotel, Fabio si comunicó telefonicamente con due suoi vecchi amici italiani, Enrico Gallo e Francesca Argeli, che avevano contratto matrimonio ed erano a Cuba in luna di miele. Era stato lo stesso Fabio a convincerli a trascorrere lí la loro luna di miele perché lo considerava un luogo incantevole per iniziare la vita da sposati. 

Il padre Giustino, che era rimasto in camera, ascoltó suo figlio proporre ai due amici di vedersi al bar dell'Hotel per decidere il luogo del pranzo come congedo, visto che la coppia aveva i biglietti di ritorno per l'Italia alle tre del pomeriggio. 

Era gía mezzogiorno quando Fabio andó all'appuntamento coi suoi amici. Nel frattempo, il mercenario di origine salvadoregna, Ernesto Cruz León, contrattato dal terrorista statunitense di origine cubana, Luis Posada Carriles, si accovacciava in un bagno dell'Hotel Copacabana per attivare un potente ordigno esplosivo. In questo momento, a Ernesto Cruz León, non lo tormentavano le conseguenze del suo atto, ma pensava solo ai soldi che stava per guadagnarsi con il gesto criminale.

Fabio con passo rapido, giunse al bar, dove gli altri due giovani lo attendevano. Gli ospiti cominciarono ad affollare le sale dell'Hotel, il bar cominció a riempirsi di commensali. Ernesto Cruz León fece scivolare all'interno di un ceneratoio del locale l'ordigno esplosivo. All'interno della sua abitazione Giustino ascoltó un'esplosione. Dopo pochi minuti lo chiamarono dall'ingresso dell'Hotel per dirgli che suo figlio era stato gravemente ferito e per questo era stato trasportato presso la Clinica Central Cira García. Giustino si precipitó immediatamente al centro ospedaliero. Un medico gli comunicó la morte del figlio. 

Nella cittá di Arenzano (provincia di Genova), sulla lapide della sua tomba, persite la perenne denuncia:

Il 4 settembre del 1997, una bomba assassina di un mercenario salvadoregno spense la vita del giovane Fabio Di Celmo.

Originariamente, Giustino aveva scritto "una bomba statunitense assassina", peró le autoritá italiane esigettero che si omettesse tale aggettivo. 


Fabio Di Celmo e sua madre. Immagine n°2


Chi era Fabio Di Celmo?

Fabio nasce il 1 giugno dell'anno 1965 a Genova. Figlio di Giustino Di Celmo e Ora Bassi. Il padre, uomo appassionato per l'arte e la storia della sua terra natale, aveva battezzato la sua prima figlia con il nome Tiziana, in omaggio all'eminente pittore italiano, Tiziano, massimo rappresentante del Rinascimento Veneziano. Al secondo figlio, gli diede il nome Livio, in onore all'eroe dell'Antica Roma e infine al terzo, Fabio, ricordando il celebre comandante romano.
Giustino Di Celmo, il padre di Fabio. Morto all'Avana nel 2015. Immagine n°3

Fabio crebbe nel quartiere in cui nacque e la sua fanciullezza la trascorse tra l'affetto, l'amore e il rispetto della sua famiglia. Ebbe una buona relazione coi fratelli e i genitori All'etá di 7 anni cominció a praticare lo sport piú popolare in Italia: il calcio. Fece parte di una squadra di un quartiere della cittá di Genova fino all'etá di 11 anni. Poi passó alla squadra della Sciarborasca, della zona di Cogoleto indossando la maglia numero 10.

Durante gli anni dei suoi studi, ricevette il culto e l'educazione per la buona lettura. Una pratica molto comune in famiglia. Nacque e crebbe circondato di libri. 

La famiglia Di Celmo aveva un'altra passione: i viaggi. Fabio apprezzó molto questo culto della sua famiglia. Terminati gli studi il giovane intraprese l'attivitá del piccolo imprenditore che gli permetteva conoscere il mondo. La professione di imprenditore, inoltre, favorí Fabio nell'incremento della conoscenza della geografia, della storia, della cultura degli altri paesi che favorí una maggiore sensibilitá per i problemi dei paesi poveri.

Nell'anno 1992, insieme a suo padre, giunse a Cuba per la prima volta. I Di Celmo si sommarono cosí alla lunga lista di imprenditori onesti, provenienti da differenti paesi, che commettono il "grave delitto" di rompere il blocco economico degli Stati Uniti contro Cuba. 

L'anno 1997
L'esplosione all'Hotel Copacabana in cui muore Fabio Di Celmo

Nell'anno 1997 a Cuba si registrarono una serie di attentati in differenti luoghi turistici del paese o legati ad esso ubicati all'estero. 
Nel mese di aprile esplose una bomba nell'Hotel Meliá Coiba di l'Avana, ed alcuni giorni dopo, fu rinvenuto un altro ordigno esplosivo (inesploso) nello stesso luogo. Un mese dopo esplose un ordigno nell'ufficio dell'impresa Cubanacán in Messico; tra giugno ed ottobre, esplosero bombe negli Hotel Capri, Nacional e nella discoteca del Meliá Cohíba; poi nell'ufficio dell'impresa Havanatur nelle isole Bahamas, negli Hotel Sol y Palmeras di Varadero, nel Tritón, nel Chateau Miramar e nel famoso ristorante la Bodeguida del Medio. Il risultato di questi attacchi terroristi fu duro: 11 turisti feriti e la morte del giovane italiano Fabio Di Celmo

Nello stesso anno si registra la morte del politico conservatore Jorge Mas Canosa. Il principale oppositore di Fidel Castro da Miami e Presidente, fino al giorno della sua morte, della Fundación Nacional Cubano-Americana. La morte di Canosa non passó inosservata nella stampa statunitense. Il giornale "The New York Times" affermó che la morte di Jorge Mas Canosa "generava un cambio di pagina" nella politica statunitense verso Cuba. Il "Washington Post" enfatizó la perdita del líder lasciata all'interno della comunitá cubana di Miami. 

Il governo cubano affermó che si trattasse di azioni terroriste organizzate dalla Fundación Nacional Cubano Americana di Canosa. Sin dall'Inizio, mediante la pubblicazione di un articolo apparso nel "The Miami Herald", la Fundación Nacional Cubano Americana dichiaró di non avere nessuna responsabilitá negli attentati nei luoghi turistici. 

Quando, apparentemente, le accuse delle autoritá cubane restavano nel campo delle teorie complottiste, cospirative e speculative, mesi piú tardi dopo la morte di Canosa (novembre 2007), il "The New York Times", pubblicó una sensazionale intervista a Luis Posada Carrilles, nella quale quest'ultimo riconosceva la sua partecipazione negli attentati, cosí come l'appoggio ricevuto dalla Fundación Nacional Cubano Americana, ed in particolare da Jorge Mas Canosa. 

"Jorge controllava tutto. In qualsiasi momento in cui avevo bisogno di soldi, lui mi diceva che mi avrebbe dato 5000, 10000 e anche 15000 mila dollari e loro me li avrebbero mandati". 

Gli anni '90 a Cuba
Il turismo a Cuba. Immagine n°4

La strategia del terrore era mirata scientificamente al settore turistico del paese che negli anni '90 si stava potenziando. Il decennio '90 per Cuba fu molto duro, dopo la caduta del muro di Berlino e la dissoluzione dell'URSS - da cui provenivano la maggioranza degli aiuti per l'Isola Grande - Cuba visse un periodo di grande crisi economica conosciuto con il nome di "Periodo Especial"

Quando viaggiai a Cuba, conversando con la gente, mi raccontavano che durante el periodo especial gli abitanti di un intero quartiere organizzavano delle tavolate in mezzo alla strada ed ognuno portava quel poco che aveva (un uovo, una gallina, del riso, patate) per mangiare tutti insieme. (Testimonianza personale)

Inoltre, alle giá difficile situazione economica gli statuinitensi inasprirono le misure dell'embargo con la promulgazione della Legge Torricelli (del deputato democratico del New Jersey) dell'anno 1992 durante il governo George Bush padre. La legge in questione consegnó al Dipartimento del Tesoro degli USA l'obbligo d'imporre multe civili e ordinare la confisca delle proprietá a coloro che avrebbero violato le regolazioni del blocco economico e i divieti di viaggiare a Cuba. 
Quattro anni dopo tocca alla legge Helms-Burton (governo di Bill Clinton) a inasprire le misure e boicottare il turismo a Cuba. 

Durante gli anni '90, il settore del turismo internazionale passó ad occupare una posizione distaccata nell'economia cubana. All'incirca di trenta grandi entitá nazionali prestarono i principali servizi all'attivitá turistica. La maggior parte degli investimenti nel settore, in quei 10 anni, si realizzarono mediante queste imprese nazionali e statali. Nelle differenti forme queste entitá nazionali e statali si associarono o vincolarono con entitá straniere. Si costituirono 30 joint ventures nel settore dell'otelleria, con capitali che provenivano dalla Spagna, dal Canada, dal Regno Unito, dall'Italia, dai Paesi Bassi, dalla Germania, dalla Francia e dal Messico. 

In definitiva, la partecipazione del turismo internazionale negli ingressi della Bilancia dei Pagamenti registró un incremento del +4% all'inizio dell'anno 1990 e di un +43% alla fine del decennio '90. Il periodo in cui si verificó un aumento sostenuto del turismo internazionale fu dal 1992 al 1998. Non é casuale che cominci nel '92 con la Riforma della Costituzione della Repubblica di Cuba e con le conseguenti aperture e concessioni mirate alla liberalizzazione contenuta del mercato nell'isola.

Luis Posada Carrilles

Luis Posada Carrilles. Immagine n°5

Questa escalation di attentati a Cuba in questo periodo era qualcosa di anomalo dal decennio '60, ossia da quando furono smantellate le basi controrivoluzionarie dal territorio cubano. Cuba ha sofferto gli attacchi di terrorismo, sin dai primi momenti della vittoria della Rivoluzione. Uno degli attentati tragici della storia del paese fu quello registratosi nell'anno 1976 con l'esplosione dell'aereo 455 dell'Aviazione Cubana. Secondo un rapporto del FBI dell'anno 1976, poi declassificato, Posada Carrilles partecipó con altre due persone nell'organizzazione dell'attentato all'aereo con un saldo di 73 vittime. 

Qui il link sulla storia di Posada Carrilles: https://it.wikipedia.org/wiki/Luis_Posada_Carriles

Bibliogafia

  • Cervara, J. (2009). El otro terrosimo. Medio siglo de política de los Estados Unidos hacia Cuba, Jesús Arboleya Cervera. Ed. Ciencias Sociales, La Habana.
  • Figuera, M. A. (2001). El turismo internacional en la economía cubana. 

Fonti delle Immagini


Altre fonti: