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jueves, 29 de abril de 2021

Ecuador: La Corte Constitucional despenaliza el aborto por violación.

 Ecuador: 

La Corte Constitucional despenaliza el aborto por violación.

El día 28 de abril del 2021, la Corte Constitucional del Ecuador, con 7 votos a favor y 2 en contra, ha aceptado la solicitud de inconstitucionalidad del art. 149 y del numeral 2 del art. 150 del COIP (Código Orgánico Penal).

Con este pronunciamiento viene eliminado el numeral 2 del art. 150 que permitía el aborto por violación solo en el caso "que la mujer hubiera tenido una discapacidad mental". 

La sentencia ha sido considerado histórico por las feministas, las organizaciones sociales y activistas pro - derechos humanos. 

Foto de Carola Paredes del Akelarre Feminista

He conversado con algunas militantes de los movimientos feministas y de la sociedad civil para escuchar sus impresiones y reflexiones sobre el pronunciamiento de la Corte Constitucional.

María Gracia Guzman - colectivo ambientalista: 

!Estaremos más atentas y vigiláremos a nuestros representantes por cada movimiento que harán! 

Soy una feminista ecologista. Las reacciones al pronunciamiento de la Corte Constitucional son de felicidad para nosotras. Un pequeño aplauso a quien ha generado un diálogo con las instituciones y que ha dado paso a ese pronunciamiento. Es una felicidad incompleta porque queremos que el aborto se reconozca en todas sus causales. El día de hoy empieza una nueva lucha para que las mujeres tengan más autonomía de decidir sobre nuestros cuerpos. Esta lucha, también, tiene que ver con la salud de las mujeres. Muchas de ellas mueren durante el intento de abortar o tienen afectaciones de carácter psicológico. Pienso que desde hoy habrá más acciones en todo el territorio nacional. Estaremos más atentas y vigiláremos a nuestros representantes por cada movimiento que harán. Investigaremos más para nosotras, involucrando a otros actores de la sociedad. 

Foto de Carola Paredes del Akelarre Feminista

Camila Merchán Proaño militante del movimiento feminista:

"Se llegó a este reconocimiento gracias a la gran lucha en la sociedad. Una lucha realizada en las calles, en los medios de comunicación y en las redes sociales"

Estoy de acuerdo con el pronunciamiento de la Corte Constitucional por haber despenalizado el aborto en caso de violación. Vivo en un país donde los crímenes sexuales son pan de cada día y pocas veces se denuncian. Creo que es un paso positivo para proteger a las mujeres que son víctimas de estos actos y que muchas veces son obligadas a cargar una responsabilidad que no le pertenece porque, además, no están preparadas psicológicamente. Me refiero no solo a las niñas, sino también, a las mujeres adultas. La Corte Constitucional tiene el poder de protegernos en nuestra sociedad. Lo que pasó ayer es algo que exigíamos y que es justo. Considero inhumano que a una mujer se le persiga por abortar después de haber sufrido una violación. Es absurdo que la misma sea castigada por la ley porque debe tener una creatura que no quería. Se llegó a este reconocimiento gracias a la gran lucha realizada en la sociedad. Es el primer paso para la despenalización del aborto siempre. 

Foto de Carola Paredes del Akelarre Feminista

miércoles, 21 de abril de 2021

Ecuador: La totale egemonia della destra nel paese e nel Parlamento.

Intervista a Shura Rosero analista politico ecuadoregno.

Shura Rosero. Analista politico

Qual è la tua analisi del voto dell’11 aprile?

Il risultato è stato davvero contundente. La destra ha vinto in modo spaventoso con 5 punti di differenza. Già venivamo da un governo di destra con Lenin Moreno e con questo risultato ci sarà continuità con il sistema neoliberista

Quali sono i fattori che determinano questa situazione?

In primis, uno spostamento dei voti. La votazione di Arauz si concentra nella costa, nei settori più colpiti durante la pandemia nel periodo 2019-2020 dove risiede una massa votante importante e grande. Nella zona interna, il voto della destra si concentra nella cordigliera centrale, nella capitale Quito ed anche nell’Amazzonia. Questa divisione dei voti si spiega in base a due ragioni storiche.

Quello della costa indirizzato al correismo s'identifica con una classe popolare, di gruppi che non hanno dimenticato i benefici della Revolución Ciudadana nei dieci anni passati. Quelli della Sierra si riferisce ad una classe media, concentrata nella capitale, che ha un discorso sostanzialmente razzista e strutturalmente anti-progressista che si centra nel timore ed odio verso Rafael Correa e verso un'impossibilità di equità tra le classi sociali. L’altro fattore è il voto indirizzato al candidato Yaku Pérez che insieme a Lasso ha provato ad unirsi già varie volte nel passato.

Analizziamo il voto nullo.

Il voto nullo ha raggiunto 1.676.000 voti (16%), l’astensione 1.500.000 voti (15%) e 170 mila voti bianchi (5%). In sostanza, ci sono tre milioni e mezzo di voti “persi” che hanno giocato un ruolo chiave nel risultato finale. Yaku Pérez ha fatto pubblicamente una campagna enorme per il voto nullo chiudendo qualsiasi possibilità di creare consenso al candidato della sinistra da una prospettiva del "conservadurismo ancestrale”. Tuttavia, non tutto il voto nullo di Yaku Pérez si compie. Se osserviamo le cifre, un'importante quantità di questo voto, un 15-20%, va verso Lasso ed un altro 80% dell’elettorato di Hervas passa alla stessa destra. In condizioni di democracia, nella quale stiamo vivendo, questo dà una grande leggittimità alla destra di poter governare per i prossimi 4 anni e continuare con il progetto neoliberista. Il prossimo governo si caratterizzerà per: tagli alla spesa sociale, riduzione dello Stato, articolazione di un forte apparato di modello estrattivista e soprattutto la possibilità grande di costruire un’egemonia ideologica e culturale in base al clientelismo. Di fronte a questo scenario, i prossimi anni saranno molto difficili per il popolo e per il paese. Inoltre, non ci sará nessuna possibilità di dialogo.

Fino a qualche giorno prima delle elezioni, la maggior parte dei sondaggi davano Arauz vincitore. Poi ha vinto Lasso. Cosa è successo?

Penso che la vittoria di Lasso si basi su vari fattori certi. Il primo, quello di aver rincorso i giovani. L’altro è stato quello di aver chiuso l’alleanza con Hervas che aveva conquistato un 15% al primo turno. Un risultato enorme per un out-sider della politica. Quest’ultimo articola la votazione in base alle reti sociali, all’uso del Tik Tok che conquista gran parte del voto giovanile che si sposta prevalentemente verso Lasso al secondo turno. Quindi c’è un gran impatto delle alleanze strette dal candidato della destra.

A questo si aggiunge la strategia di Duran Barba che è stato intelligente a posizionare dei discorsi come “Andres, no mientes otra vez” (Andres non mentire nuovamente) e del pericolo di Correa.

Cosa non ha funzionato nella campagna politica di Andres Arauz?

Secondo me, Arauz, pur avendo molti argomenti per ridimensionare il banchiere, è mancato nella convizione  e nel discorso che non ha inciso abbastanza. Non ne ha approfittato realmente. Dalla sua aveva una serie di argomenti come: il presunto finanziamento di Lasso a una setta accusata di pedofilia, i paradisi fiscali del banchiere in alcuni paesi del mondo, le imprese fantasma negli USA, la vicinanza con l’OPUS DEI e la posizione anti-diritti sociali, la volontà politica di privatizzare ancor di più l’educazione e la salute. Tutti questi argomenti discorsivi non si sono trattati nella campagna, anzi è stata senza unità e molto conservatrice. Inoltre, il voto duro del Correismo è indirizzato a Correa. Andrés Arauz ha contribuito poco per far aumentare questa percentuale. C’è stata una faglia nella comunicazione politica e nella strategia.

Facciamo una critica alla sinistra. Al nuovo riposizionamento all’interno dello scacchiere politico. Alla nuova strategia politica da adottare. Cosa prevedi?

Innanzitutto la figura e lideship di Andrés Arauz termina qui. Stiamo assistendo a una tragedia della sinistra ecuadoregna. Ho l’esperienza di quello che accadde con il movimento indigeno durante il periodo di Lucio Gutiérrez che si alleò con gli indigeni facendoli indietreggiare di decenni. Ricordiamo che nel decennio ’90, il movimento indigeno dell’Ecuador era il più potente d’America Latina. Penso che, gli indigeni, abbiano commesso lo stesso errore però questa volta facendo un calcolo da una posizione di forza cioé, pensando che avrebbe vinto Arauz e pertanto la loro stategia era quella dell’accumulazione di capitale politico per poi negoziare da una posizione di potere. Tuttavia, con il trionfo di Lasso è cambiato tutto radicalmente. Ora non c’è possibilità di accumulazione politica dei settori popolari per due ragioni fondamentali:  per la divisione, per l’ostilità creatasi tra i correisti e il movimento indigena e per alcuni suoi dirigenti come Yaku Pérez che ammicca sempre alla destra e dall’altro lato l’enorme sfiducia e il timore a Rafael Correa, esagerata a mio avviso, e creata da una struttura di linguaggio. Questi elementi non permetteranno di creare spazi di riconciliazione. Di fronte a questo scenario, ci sono due opzioni: una ritirata tattica, cioè attendere che questo si affievolisca da solo o la rincofigurazione di una serie d’alleanze, molto difficili a mio avviso, tra il correismo e una parte della CONAIE ma non con Pachakutik che è l’ala più conservatrice del movimento indigeno. Io vedo una totale egemonia della destra anche perché nessuno è disposto a ripetere un altro ottobre, nemmeno gli stessi che dicono di scendere in piazza. C’è una forza politica legittimata in democrazia, c’è un apparato militare e poliziesco impressionante con una chiara ideologia reazionaria e c’è tutto il mondo imprenditoriale unito. Non c’è nessuna possibilità di fare solletico al potere in questa fase di congiuntura.

Siamo solo all’inizio. Penso che quest’egemonia durerà per un decennio. La destra vincerà anche alle prossime elezioni comunali e regionali. Cosa ne pensi?

Sí! Penso che ci sia un’agenda ben costruita ed un discorso egemonico molto bene pianificato che ha infiltrato il movimento indigeno come si fece ai tempi di Lucio Gutiérrez. Il discorso di Pérez è reazionario, si articola di forma clientelare. Io penso che la destra nei prossimi anni avanzerà senza ostacoli soprattutto nelle regioni con maggior incidenza urbana.

Un altro elemento d’analisi è il ridimensionamento del lider indigena Leonidas Iza che oggi è minoranza all’interno del movimento. Qual è la tua analisi?

Iza ha commesso vari errori. Per me Vargas è stato molto più intelligente perché, nonostante le tensioni con il correismo, ha appoggiato ad Arauz. Il suo appoggio è una prospettiva strategica. Secondo me anche Iza avrebbe potuto farlo portando altri voti alla sinistra e mettendo in difficoltà la pratica discorsiva di Yaku Pérez. Iza non l’ha fatto, non ha osato con la preoccupazione di proteggere il suo capitale politico che oggi è minimo e non può nemmeno utilizzarlo alle prossime elezioni interne della Conaie nel mese di maggio. Pérez è il grande vincitore, è riuscito a mettere giù il correismo mediante un’alleanza tacita con Lasso e dall’altro lato ha distrutto i due contendenti più efficaci: Iza e Vargas. Con questa situazione Yaku Pérez ha oggi l’egemonia all’interno della CONAIE e quindi potrà negoziare un’alleanza con il governo di Lasso.

Siamo sicuri che la destra oligarchica sia disposta a costruire questa alleanza? In che forma si darà?

La destra oligarchica non negozia facilmente con il movimento indigeno. Forse concederà qualcosa: il Ministero dell’Ambiente, qualche Segreteria della Mineria e dell’Acqua, ma in realtà non molto. Nel frattempo, il movimento indigeno continuerà con il suo discorso anti-correista che leggitimerà un’allenza con la destra sotto una dinamica clientelare e non ideologica. Quindi Pachakutik fa un doppio gioco: vota per il nullo però poi patta con la destra di Lasso. Il grande sconfitto è il popolo ecuadoregno e soprattutto i settori popolari con le politiche neoliberiste. Inoltre, con poca capacità organizzativa della sinistra che indietreggia di due decenni, al decennio ’90, non si riuscirà a scalfire il potere stabilito. C’è una classe media indebitata che ha puntato su Lasso per il timore esagerato costruito contro Correa che, restando in Belgio, gli consente di esistere nella realtà simbolica ma non in quella reale. Si accellererà un neoliberismo senza ostacoli. Non ci sono possibilità di vittorie contro l’egemonia della destra.

La composizione dell’Assemblea. Come vedi il nuovo scacchiere all’interno del Parlamento?

Durante il governo Moreno ha funzionato molto bene l’apparato clientelare che continuerà, a mio avviso, con Lasso e sarà ancor più effettivo sorattutto dai territori per articolare le votazioni nel Parlamento. Pachakutik si allea con la Sinistra Democratica che è centro/destra e che rappresenta la cerniera con Lasso e il Partito Social Cristiano. Pachakutik fa un doppio gioco: allearsi con la presunta sinista (Sinisita Democratica) per poi dialogare e contrattare politicamente con la destra. In definitiva, c’è una grande egemonia della destra nell’Assemblea. I 49 parlamentari dell’UNES restano soli e isolati di fronte al gioco degli altri partiti che si uniscono. A questo aggiungiamo il timore alla persecuzione che renderà inerte l’opposizione della flotta parlamentare di Arauz.

Le leggi che verranno messe in atto nei prossimi anni saranno: privatizzazione del Banco Centrale, disregolarizzazione del capitale e dei tassi d’interesse, uscita libera dei capitali e incremento di privatizzazione del campo della salute, dell’educazione, del lavoro che genereranno una crisi strutturale molto grave. È ritornata già da tempo la lunga notte neoliberista in Ecuador.

viernes, 16 de abril de 2021

Mí entrevista en Pressenza sobre las elecciones en Ecuador.

 Ganó Lasso, perdió Ecuador

16.04.2021 - Managua, Nicaragua Giorgio Trucchi

Ganó Lasso, perdió Ecuador
(Imagen de LINyM)

Al tercer intento, Guillermo Lasso, banquero muy cercano al Opus Dei, llega a la presidencia del Ecuador tras perder contra Rafael Correa (2013) y Lenín Moreno (2017). De acuerdo con los resultados finales provisionales del Consejo Nacional Electoral, el candidato conservador obtiene el 52.36% de los votos (casi 4.7 millones), mientras que su contrincante, Andrés Arauz, no pasa del 47.64%, una diferencia de 420 mil votos.

Particularmente significativa en esta segunda vuelta electoral es la cantidad de votos nulos, (casi 1.8 millones es decir el 16.25% de los votantes) después de que la Confederación de Nacionalidades Indígenas del Ecuador (Conaie) y su brazo político Pachakutik hicieran un llamado al ‘voto nulo ideológico’.

Pero, ¿cómo se llegó a este resultado y cuáles son los elementos que ayudan en el análisis y comprensión de lo que ocurrió el pasado domingo?

Conversamos con Davide Matrone, politólogo y docente en la Universidad Politécnica Salesiana de Quito.

– ¿Esperaba este resultado?
– De verdad que no esperaba que Lasso ganara esta segunda vuelta, aunque en las últimas semanas había venido recortando distancia sobre Arauz, casi anulando la diferencia de 12 puntos acumulada en la primera vuelta. Sin duda se trata de un resultado preocupante, que abre camino a una profundización de las políticas neoliberales en Ecuador. Van a ser cuatro años muy complicados.

Lasso obtuvo casi 3 millones más de votos, pasando del 19.74% al 52.36%. Por el contrario, Arauz creció menos de la mitad (1.2 millones). ¿De dónde vienen estos votos?
– Una parte viene del electorado de Izquierda Democrática, cuyo candidato Xavier Hervas llamó a votar por Lasso. La otra parte más consistente viene del movimiento indígena, en especial del sector que en primera vuelta apoyó a Yaku Pérez y que sumó casi el 20% de los sufragios, disputando voto a voto con el mismo Lasso el pase al balotaje.

El voto indígena es un tema más complejo que el voto de Hervas.
– Seguramente amerita un análisis más profundo. Yaku Pérez y Pachakutik, brazo político de la Conaie, apoyaron la decisión de llamar al ‘voto nulo ideológico’. Sin embargo eso funcionó hasta cierto punto y se rompieron las alianzas.

Si por un lado el respaldo de Jaime Vargas (presidente de la Conaie) le permitió a Andrés Arauz ganar en la provincia de Sucumbío (Amazonía), por el otro es evidente que Lasso aumentó sensiblemente su caudal de votos y ganó en el resto de provincias de la Cordillera Central y la Amazonía.

Esto significa una cosa: que mientras públicamente se llamaba al voto nulo ideológico, por debajo había sectores que hacían campaña a favor de Lasso.

– ¿Cómo se explica esta decisión?
– En los años pasados, durante los dos gobiernos de Rafael Correa, la relación con el movimiento indígena ha sido muy conflictiva. Hubo criminalización y persecución. Es innegable que hay responsabilidades del correismo por la situación actual.

De la misma manera hay responsabilidades directas de la administración de Lenín Moreno y del mismo Lasso por la dura represión contra el movimiento indígena durante las protestas de octubre del 2019.

Lamentablemente, ciertas elites indígenas, fuertemente reaccionarias, satanizando Arauz, promoviendo el voto nulo y cerrando cualquier espacio a un acercamiento para pensar e impulsar juntos, distanciándose de Correa, un proyecto político popular y de izquierda, lo que hicieron fue facilitar la victoria de la derecha neoliberal.

– ¿Dónde falló Arauz?
– Son varios elementos. El primero tiene que ver con la comunicación política, con la campaña electoral donde no supo (o no quiso) desmarcarse ideológicamente de Lasso. Con un contenido muy pobre dirigido más a los sectores moderados de la sociedad ecuatoriana que a los electores de izquierda.

Además falló en las alianzas, hechas en desorden, sin una estrategia, ni un proyecto definido. Tampoco supo desmarcarse de Correa en esta segunda vuelta, acarreando todas las problemáticas y contradicciones que el ex presidente ha ido acumulando durante sus gobiernos. Parte de los votos que obtuvo Lasso no fueron a favor de la derecha, sino en contra del correismo.

También jugó un papel importante en la victoria de Lasso la presencia de Jaime Durán Barba como asesor de campaña en la segunda vuelta. Ya había asesorado exitosamente a Mauricio Macri en Argentina y a Mauricio Rodas, ex alcalde de Quito. Supo reconstruir la campaña de Lasso y contribuyó de manera determinante en recortar distancia con Arauz.

Al final, todos estos elementos no le permitieron a Arauz ir mucho más allá del voto duro histórico del correismo.

– ¿Qué viene ahora?
– El desafío será contrarrestar desde el parlamento y las calles las políticas neoliberales que Lasso querrá imponer. También habrá que repensar un proyecto alternativo de izquierda, anti neoliberal, que aglutine a todas aquellas instancias territoriales de base y que haga propias las reivindicaciones multiculturales del movimiento indígena.

martes, 13 de abril de 2021

Giovani e indigeni beffano Arauz, l’Ecuador dice Lasso

 

Giovani e indigeni beffano Arauz, l’Ecuador dice Lasso

Ballottaggio a sorpresa. Il candidato della destra neoliberista ribalta i pronostici: il nuovo presidente è lui. Addio ai progressi della Revolución Ciudadana.

QUITO


Al terzo tentativo ce l’ha fatta. Guillermo Lasso é il nuevo presidente dell’Ecuador. Vince con il 52.51% contro il 47.49% di Andrés Arauz. Con questo margine importante (+5%) Arauz si è complimentato con il suo avversario accettando il verdetto ufficiale del Consiglio nazionale elettorale. Lo stesso Rafael Correa, con un tweet dal Belgio, ha riconosciuto la sconfitta e ha richiamato gli ecuadoregni alla pace.

UN RISULTATO INATTESO viste le proiezioni che circolavano nel paese da giorni. I sondaggi continuavano a dare vittorioso, seppur con un margine ristretto il candidato Arauz. Era evidente la crescita di consensi verso Lasso da oltre dieci giorni e il suo recupero era irreversibile. Tuttavia, pochi avevano idea che avrebbe vinto con questo risultato.

Cosa è successo? Una parte del voto indeciso o nullo, all’ultimo momento, ha optato per il candidato Lasso. In una prima fase di incertezza, questa importante platea elettorale ha virato a destra. Determinanti sono stati due gruppi di elettori: quello dei giovani e giovanissimi che al primo turno aveva appoggiato l’outsider Hervas e quello del movimento indigeno della Sierra e dell’Amazzonia.

Quest'ultimo ha rappresentato l'ago della bilancia che ha finito per dare la vittoria al banchiere della destra. Il voto nullo ideologico espresso nell'assemblea nazionale di un mese fa, sembra non sia stato applicato. Lo dicono i numeri che giungono dalle province della sierra come Bolivar, Imbabura, Azuay, Chimborazo, Cotopaxi e Cañar dove la destra sorpassa ampiamente Arauz. Il quale vince nella regione di Sucumbios, dove si era siglato l'accordo con Jaime Vargas della Conaie, la Confederazione delle nazionalità indigene. 

Altro dato da analizzare, le alleanze nate nel frattempo: non ha giovato a Arauz la necessità di accumulare pezzi per comporre un mosaico stonato e scolorito. L’alleanza con la destra di Isidro Romero e quella con il movimento indigeno alla fine hanno tolto voti, più che aumentarli.

DALL’ALTRA PARTE, LA STRATEGIA della campagna politica di Duran Barba conquistava consensi. Barba aveva già vinto due campagne elettorali, quella di Macri in Argentina e quella dell’ex sindaco di Quito, Mauricio Rodas. La scelta di puntare su di lui ha permesso Lasso di recuperare in due settimane oltre 20 punti.

Questa sconfitta pesa molto alla sinistra ecuadoregna che ora dovrà raccogliere i cocci e costuire con la base un progetto antimperialista e antineoliberista, riconoscendo le istanze territoriali, le rivendicazioni multiculturali e bilinguiste delle comunità indigene che hanno dato le spalle al Correismo e al suo candidato dopo le contraddizioni sofferte nei dieci anni passati. All’interno della sinistra si dovrebbe aprire un confronto aperto tra leader e base. La figura di Correa verrà probabilmente ridimensionata, e forse Arauz porterà avanti un nuovo progetto creando delle alleanze in un parlamento che presenta molte contraddizioni. Una flotta di parlamentari di Pachakutik, della Sinistra democratica e delle realtà territoriali, insieme ai parlamentari dell’Unes di Arauz potrebbero rappresentare una opposizione al neoliberismo in Ecuador.

NEL FRATTEMPO IL PAESE dovrá resistere altri 4 anni all’applicazione di un programma che avrà tra gli obiettivi quello di ridimensionare ancora di piú quel poco di Stato sociale che era rimasto dopo le riforme messe in atto dal governo Moreno, di flessibilizzare il mercato del lavoro con l’istituzione di una serie di contratti lavorativi senza il riconoscimento dei diritti già calpestati in questi anni, il rafforzamento del settore privato che accellererà ancor di più i processi di privatizzazione e quello di aprire ancor di più la porta ai capitali stranieri che metteranno definitivamente KO il processo di cambio di matrice produttiva implementato con i dieci anni della Revolución Ciudadana.

https://ilmanifesto.it/giovani-e-indigeni-beffano-arauz-lecuador-dice-lasso/


sábado, 10 de abril de 2021

Elezioni in Ecuador: il voto nullo è decisivo.

Elezioni in Ecuador: il voto nullo è decisivo.



In piena emergenza sanitaria si chiude la campagna elettorale in Ecuador. Domenica 11 aprile, oltre 13 milioni d'ecuadoregni voteranno per l'elezione del binomio presidenziale 2021-2025. Dalla mezzanotte del venerdì c'è il silenzio elettorale in un paese che ha nuovamente ripreso ad applicare un parziale lockdown per l'aumento di nuovi casi di contagi da covid. Negli ultimi giorni, i dati emanati dal Ministero della Salute sono preoccupanti. Si registrano oltre 2000 nuovi casi di contagi in poche ore che si sommano ai quasi 340 mila contagi dall'inizio della pandemia con 17 mila morti. L'Ecuador è tra i paesi con il più alto tasso di mortalità della regione. E come se non bastasse, in questa situazione drammatica due giorni fa si è dimesso (dopo appena due settimane di gestione) Mauro Falconí, il 5° ministro della Salute in 4 anni. Il nuovo Ministro della Salute Salinas, vicino al candidato Lasso, resterà in carica solo fino al 24 maggio. Cosa potrà fare?

Questo è lo scenario in cui si svolgeranno le elezioni questa domenica. Al ballottaggio son giunti: Andres Aráuz della coalizione della sinistra progressista unita sotto la sigla UNES (Unione della Speranza) e Guillermo Lasso della destra liberista, alleatosi con la destra conservatrice del partito social cristiano di Jaime Nebot. Il delfino di Rafael Correa (ex presidente della Repubblica) ha chiuso la campagna elettorale nel centro storico della capitale in zona Cumandá. Una chiusura vecchio stile, con la presenza di oltre 3000 persone che hanno salutato con ovazioni ed entusiasmo anche il messaggio da Bruxelles del loro líder Rafael Correa. Quest'ultimo, a più riprese, ha allarmato i suoi sostenitori a restare attenti al conteggio del voto perché "faranno tutto il possibile, affinché non vinciamo". La scelta di chiudere a Quito è stato un atto simbolico per il correismo. La regione del Pichincha è importante nello scacchiere politico nazionale. Bisogna recuperare l’importante sconfitta al primo turno in questa regione, dove Aráuz ha raggiunto solo il terzo posto con il 22.53% scavalcato da Lasso con il 25,68% ed anche dall'outsider delle elezioni, Xavier Hervás al 23,54%. I sondaggi attualmente vedrebbero un testa a testa nella regione della capitale con un 1% di vantaggio del candidato Lasso. Quest'ultimo ha chiuso la campagna elettorale a 400 km di distanza, a Guayaquil, nel feudo dei suoi alleati socialcristiani liderati dall'ex sindaco della città Jaime Nebot. La chiusura della campagna elettorale è stata totalmente differente. Lasso su una banchina del lungomare, attorniato dai suoi sostenitori ha proclamato il suo ultimo discorso elettorale. Alle spalle una miriade di piccole imbarcazioni di pescatori locali che creavano la coreografia con le bandiere tricolori del paese, invece del bianco del suo partito. La scelta di chiudere a Guayaquil non è casuale nemmeno per il candidato delle destre. Qui, nel feudo socialcristiano Lasso, al primo turno, ha registrato una sonora sconfitta. Aráuz ha vinto con il 41.83% distanziando notevolmente il banchiere fermo al 25,23%. Qui, l’allenza elettorale tra il partito di Lasso e quello di Nebot, sembra non abbia funzionato. In politica, le alleanze non sempre fanno la somma. Vincere in questa grande fetta del paese è importante per conquistare il Palazzo Carondelet. I sondaggi in questa regione darebbero vincitore Arauz con il 58.85% dei voti contro il 41.15% di Lasso. La partita si giocherà in tre regioni: Pichincha, Manabí e Guayas. Quest’ultima storicamente incide fortemente nell'elezione di un presidente della Repubblica in Ecuador. Un po' come succede negli Stati Uniti con lo stato della Florida.

I sondaggi degli ultimi giorni danno Aráuz ancora vincente ma Lasso ha recuperato costantemente nelle due settimane. Dai 12 punti percentuali di vantaggio di Aráuz al primo turno, Lasso ne avrebbe recuperati almeno 8-9% analizzando i dati degli istituti elettorali sulla pagina ufficiale del CELAG. L’appoggio incassato da Arauz, da parte di Jaime Vargas della CONAIE potrebbe essere importante per la probabile vittoria del candidato della sinistra. Tuttavia, gran parte del movimento indigeno ha dichiarato in un comunicato ufficiale che resterà fermo sulla posizione del voto nullo ideologico che secondo i sondaggi si attesterebbe intorno al 25%. Quest’ultimo dato potrebbe rappresentare la vera novità in questa elezione finanche per l’elezione del nuovo presidente della Repubblica dell’Ecuador.

 

martes, 6 de abril de 2021

Intervista a Marco Papacci dell'Associazione Nazionale d'Amicizia Italia - Cuba.

L'Italia ha votato contro Cuba al Consiglio dei Diritti Umani dell'ONU. 

Ne ho parlato con Marco Papacci, Presidente dell'Associazione Nazionale d'Amicizia Italia - Cuba. 

Nel marzo del 2020, la Lombardia era il centro della pandemia mondiale. Solo un anno fa, l'Italia guidava la classifica mondiale per morti da Covid-19 passando la soglia degli 8000 morti, anche più della Cina che era al terzo posto con oltre 3000 decessi. Ricordiamo che la Cina solo 4 mesi prima era stato il centro del focolaio. Dietro quelle cifre statistiche c'era un dramma collettivo che aveva creato timore e paura in milioni di connazionali. L'immagine che più di tutte riassunse quella tragedia sociale fu quella della colonna dei mezzi blindati che attraversava il cuore di Bergamo e si muoveva dal cimitero all'autostrada, con a bordo i feretri dei morti da COVID-19. Il camposanto della città lombarda non riusciva a contenere più l'arrivo delle bare per l'alto numero di decessi.

Immagine 1

Vista la situazione, la Regione Lombardia dovette, suo malgrado, fare richiesta dell'arrivo della Brigada "Henry Reeve", il cui nome completo è Contingente Internacional de Médicos Especializados en Situaciones de Desastres y Graves Epidemias. La Lombardia guidata da oltre 20 anni dal centro - destra, più destra che centro, chiese aiuto ai cubani. Ma dai! La Lombardia degli Arrigoni, dei Formigoni, dei Maroni e dei Fontana; tutti anti-comunisti. La Lombardia del Governatore Fontana della Lega, partito alla guida della Regione da oltre 20 anni, chiese la collaborazione a dei medici formati nel socialismo caraibico e per di più alcuni discendenti dagli afro. Un bel scherzo del destino. 

Immagine 2 

A dodici mesi dall'inizio del focolaio, siamo ancora in una situazione drammatica. In questi giorni si è ritornato a parlare di Cuba, dopo il voto contrario del governo italiano nel Consiglio dei Diritti Umani dell'ONU.

Ho contattato Marco Papacci Presidente dell'Associazione Nazionale d'Amicizia Italia - Cuba a cui ho rivolto alcune domande per saperne di più.

Marco Papacci. Immagine 3

Facciamo un breve riassunto sull'aiuto della Brigada medica Cubana in Italia, un anno fa.

I 52 medici cubani hanno visitato circa 8000 pazienti a Crema nei due mesi di permanenza nella regione, salvando la vita di 43 pazienti. La brigata di Torino era composta da 38 membri che hanno realizzato un’assistenza medica a 5210 persone, salvando 21 vite con 81019 procedure infermieristiche all'attivo. In questo periodo drammatico per tutto il paese, l’Associazione Nazionale d’Amicizia Italia – Cuba scrisse una lettera al Ministro della Salute Speranza affinché chiedesse aiuto a Cuba. La nostra richiesta non venne presa in considerazione dal Ministro bensì, dalla Regione Lombardia e Piemonte che accettarono il nostro appello rivolgendosi a noi per attivare un ponte con le autorità cubane.

Un tuo giudizio sul voto del governo italiano contro Cuba al Consiglio dei Diritti Umani dell'ONU.

Immagine 4.

Bisogna fare chiarezza sul voto del governo italiano contro Cuba. Questo non è il voto dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite dove in maggio o giugno si affronterà, per la 29º volta, la proposta di risoluzione contro il blocco economico imposto dagli Stati Uniti a Cuba. L’Italia, dal 1995 in poi, ha sempre votato contro questo blocco economico e solo nei primi tre anni di votazione (dal 1992 al 1995), si è astenuta.

L'Associazione Nazionale d’Amicizia Italia – Cuba ha scritto un documento molto chiaro  ribadendo la nostra contrarietà ai blocchi economici, alle misure coercitive e all’autodeterminazione dei popoli. Il Consiglio dei Diritti Umani dell’ONU ha approvato una Risoluzione di condanna delle misure unilaterali coercitive e contrarie al Diritto Internazionale che impediscono a diversi popoli del mondo il pieno godimento dei diritti umani. Tra i paesi in oggetto rientra in pieno anche Cuba che è ormai sottoposta - da oltre 60 anni - a un’illegale e criminale blocco economico da parte degli Stati Uniti. 

Noi, come Associazione Nazionale d’Amicizia Italia – Cuba ci rammarichiamo che l’Italia insieme ad altri paesi europei e non, sia parte del gruppo minoritario di nazioni contrarie a tale risoluzione. Noi ribadiamo chiaramente alcuni concetti fondamentali. In primis, esprimiamo la nostra solidarietà al popolo cubano e a tutti quei paesi sottoposti a blocchi economici o a politiche infami che impediscono il libero sviluppo e la loro autodeterminazione. Condanniamo assolutamente la posizione del governo italiano assunta in questa votazione che è contraria ad ogni logica d’umanità soprattutto in tempo di pandemia. Invitiamo tutti gli amici di Cuba a sostenere l’appello che abbiamo lanciato nel nostro sito www.italiacuba.it

L'appello registra già l'adesione di numerosissimi cittadini, di diverse personalità del mondo artistico, accademico e di forze politiche, sociali e culturali. Queste firme verranno consegnate al governo italiano. 

Perché secondo te, l'Italia ha adottato questa posizione?

Sappiamo perfettamente che siamo alleati degli Stati Uniti ed è arrivata un’indicazione abbastanza forte, che non era diretta in particolare contro Cuba, ma a quei paesi che sono sottoposti a blocchi economici e a misure coercitive. Mi riferisco al Venezuela, al Nicaragua, alla Siria, alla Corea del Nord e all'Iran. Noi, come paese vassallo degli Stati Uniti, non potevamo non votare diversamente. Tuttavia, bisogna sottolineare che la risoluzione non è stata approvata. Quindi, i paesi europei/occidentali sono stati sconfitti dai paesi del terzo mondo e di coloro che hanno presentato questa risoluzione e cioé, Venezuela, Palestina e del Movimento dei Paesi Non Allineati.

La sindaca di Crema, dopo questa votazione, ha inviato una lettera al presidente Draghi. Come valuti quest'atto?

La sindaca di Crema Stefania Bonaldi è una donna particolamente coraggiosa. Appena ho letto la sua lettera, l’ho chiamata e mi sono complimentata con Lei perché giustamente si è sentita coinvolta in prima persona in quanto rappresentante di una popolazione che è stata colpita in maniera forte dalla pandemia del covid-19 e ha visto i rappresentanti di una piccolissima isola giungere nel suo paese e mettersi a disposizione di una popolazione del cossidetto primo mondo. Quindi, non poteva non avere un atteggiamento cosí forte e risoluto. Io sono molto contento. Da me e dall'Associazione i più vivi complimenti e sempre il nostro sostegno. 

La sindaca di Crema Stefania Bonaldi. Immagine 5

Inoltre, anche lei ha fatto un analisi più generale su quanto accaduto affermando che questo voto non era un attacco diretto a Cuba, però l'Isola Grande veniva coinvolta indirettamente in questa votazione.

Quali sono le attività dell'Associazione Nazionale d'Amicizia Italia - Cuba per rilanciare la solidarietà verso Cuba?

Abbiamo in campo diverse iniziative e la prossima sarà il prossimo 23 aprile alle 18,30 in cui festeggeremo i 60 anni della fondazione della nostra associazione e della vittoria di Playa Girón. L’evento sarà trasmesso in diretta on-line dalle pagine Facebook e YouTube dell’Associazione Nazionale d’Amicizia Italia-Cuba e dalla pagina web Siempre Con Cuba dell’ICAP (Istituto Cubano Amicizia coi Popoli). Ci saranno diversi interventi da Cuba, tra i quali quello di Fernando González Llort Presidente dell’ICAP, del Comandante Victor Dreke, il Vicepresidente dell’Associazione dei combattenti della Revolución Cubana, di Juan Carlos Aguilera Marsan membro del Partito Comunista Cubano. Ci sarà un intervento di Aleida Guevara March, figlia del Che, di Ramón Labañino Salazar, eroe della Repubblica di Cuba (uno dei 5 cubani che è stato fatto prigioniero, ingiustamente, negli USA). Dall’Italia interverrà l’Ambasciatore Cubano in Italia José Carlos Rodríguez Ruíz, la famosa giornalista Alessandra Riccio e lo scrittore Giorgio Aldrini. Per l’Associazione intervengo io come Presidente e due ex Presidenti come Irma Dioli e Sergio Marinoni. Ci saranno anche degli interventi musicali della Banda Bassotti e dei Gang. Appoggeremo tutta la campagna fino alla votazione che si terrà in maggio e continueremo con la raccolta delle firme contro il blocco USA a Cuba. Sosterreremo la campagna per il Premio Nobel ai medici della brigata medica cubana Henry Reever e poi faremo una serie d’iniziative on-line e dove sarà possibile le faremo físicamente sempre rispettando le misure imposte per la prevenzione da contagio covid-19. Tra le iniziative ce ne sarà una molto importante per il 60º anniversario della campagna di alfabetizzazione. Inoltre, voglio ricordare che il 2021 è il centenario del Partito Comunista italiano e come associazione faremo un’iniziativa con diversi studiosi cubani di Gramsci. Abbiamo molto da lavorare però l’impegno più grande è quello contro il blocco economico.

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Immagine 2: https://www.ilfattoquotidiano.it/2020/03/23/coronavirus-grazie-cuba-grazie-brigata-henry-reeve/5746570/

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