di Davide Matrone | 18 Nov 2024 | America Latina, In evidenza
di Davide Matrone –
(Foto di Mishell Mantuano – La Periodica)
Pagine Esteri, 18 novembre 2024. Da Quito. Venerdì 15 novembre in Ecuador si sono registrate mobilitazioni popolari in buona parte del paese. Nella città di Quito, Guayaquil, Cuenca e Latacunga migliaia di studenti, lavoratori e lavoratrici, precari, docenti ed altri settori della società civile hanno manifestato contro il governo Noboa reo di una pessima gestione politica ed economica nel suo anno di presidenza. A convocare le mobilitazioni due piattaforme composte dai sindacati, dalle organizzazioni studentesche, dai collettivi femministi e dal movimento indigeno. Nella capitale due grandi cortei hanno attraversato le principali arterie cittadine. Dalle 15 alle 16, in due parti della città, si sono concentrati circa 7000 manifestanti con l’obiettivo di raggiungere la centralissima piazza della Repubblica, sede della presidenza. Si sono registrati anche scontri tra i manifestanti e le forze dell’ordine che hanno anche detenuto 4 manifestanti, poi liberati durante la notte. Il movimento indigeno, che in un primo momento aveva fatto intendere di raggiungere la capitale, ha poi deciso di realizzare cortei nella zona interna del Paese, dove ha più radicamento come nelle regioni del Chimborazo e del Cotopaxi, in particolare. Come e perché si è giunti a questa grande giornata di mobilitazione popolare?
Manifestazione della comunità indigena in Ecuador. Foto di Mishell Mantuano – La Periodica
Crisi Energetica, idrica e aumento della disoccupazione
In Ecuador la crisi energetica ha già compiuto un anno e poco più. Dallo scorso 26 ottobre del 2023, nel paese si registrano black-out giornalieri. L’allora Ministro Santo Alvite del governo neoliberista di Guillermo Lasso annunciò che si sarebbero realizzati dei razionamenti di energia elettrica a livello nazionale. Da allora i razionamenti sono all’ordine del giorno. Ogni settimana gli ecuadoriani ricevono la programmazione settimanale dei razionamenti di energia elettrica con orari, zone e settori della propria città. Si interrompe la fornitura di energia elettrica anche per 12 ore al giorno ed in alcune regioni del paese, come Santo Domingo de los Tsáchilas ed Esmeraldas si sono registrati picchi fino a 16 ore giornaliere. Nella città di Ambato, nel centro dell’Ecuador, l’intero settore industriale, con le sue 100 imprese cittadine, ha annunciato nella giornata del 13 novembre, un black-out di 64 ore consecutive. Secondo le stime fornite dalla Camera di Commercio di Guayaquil una settimana di razionamenti di energia elettica di 8-9 ore al giorno genera una perdita economica pari a 700 milioni di dollari del settore formale a livello nazionale con una perdita di 2/3 della produzione nazionale. Questa crisi ne genera un’altra quella sociale, in un paese in cui la delinquenza e criminalità aumenta a vista d’occhio. Secondo le fonti del Ministero del Lavoro, solo nel mese di settembre di quest’anno sono stati licenziati 4000 lavoratori dai vari settori produttivi e commerciali del paese. A questa crisi se ne aggiunge un’altra e cioè quella idrica. Anche per l’acqua ci sono razionamenti di 4 ore al giorno nelle varie regioni del paese, però la EMAAP, l’Ente Nazionale che gestisce la somministrazione d’acqua ha già allertato la popolazione che se la situazione continua cosi, in dicembre non ci sarà più acqua sufficiente e quindi aumenteranno i razionamenti anche per 8 ore al giorno. In questo scenario si registra un’incremento di acquisti di generatori elettrici in tutto l’Ecuador. Secondo i dati della Banca Centrale dell’Ecuador, dal mese di gennaio del 2024 al mese d’agosto dello stesso anno, si sono importati 5990 tonnellate di generatori elettrici. Il monto rappresenta una crescita del 210% rispetto al 2023.
Manifestazione della comunità indigena in Ecuador. (Foto di Mishell Mantuano – La Periodica)
Crisi Politica
Tre avvenimenti da annoverare nel campo politico che fanno presagire ad un ulteriore crisi politica nel paese e un crescere di tensioni tra il potere esecutivo e quello legislativo. La prima è datata 10 novembre quando il Tribunale Contenzioso Elettorale dell’Ecuador ha negato la candidatura di Jan Topic accogliendo la richiesta del Partido Social Patriottico e Pachakutik. Secondo i giudici del Tribunale, per il già candidato presidenziale del partito SUMA, esiste un presunto conflitto d’interessi considerando che l’imprenditore ha contratti con istituzioni dello stato. Sebbene lo stesso abbia venduto gran parte delle azioni delle tre imprese Telconet, Megadatos e Consorcio Tránsito che hanno contratti con lo stato, l’imprenditore, secondo i giudici, ha un “controllo effettivo” di queste imprese e del beneficiario finale. Topic, secondo i sondaggi di inizio novembre si attestava a un 15% di intenzioni di voto e il suo consenso era in aumento negli ultimi due mesi. Nello stesso periodo il consenso del presidente della Repubblica, Daniel Noboa – nuovamente candidato per le elezioni presidenziali del 2025 – si assottigliavano. L’altro avvenimento è datato 12 novembre quando il Il Presidente della Repubblica, ha sospeso per 5 mesi senza retribuzione la vicepresidenta Verónica Abad per abbandono ingiustificato sul posto di lavoro per tre giorni, come previsto dall’articolo 48 della Legge Organica del Servizio Pubblico. Misura criticata duramente dalla stessa vicepresidente che attraverso le reti sociali non ha risparmiato parole forti contro il primo mandatario colpevole di una deriva autoritaria per la democrazia ecuadoriana. Pronta la risposta del Presidente che ha poi deciso di licenziarla definitivamente e di nominare al suo posto Sariha Moya che eserciterà quest’incarico per i prossimi 5 mesi. Infine le due votazioni tra il 13 e 14 novembre dell’Assamblea Nazionale. In una votazione l’Organo Legislativo con 75 voti contrari, 38 a favore e 20 astenuti ha detto no al giudizio penale contro la vicepresidenta, mentre con un’altra votazione con 86 voti a favore, 27 contrari e 5 astenuti ha detto no alla sospensione della vicepresidenta dal suo incarico. Questi due ultimi atti hanno creato un ulteriore tensione tra il potere legislativo ed esecutivo.
Ennesima crisi carceraria
Nella giornata del 12 novembre si è registrata un nuovo massacro nel sistema penitenziario di Guayaquil con l’uccisione di 15 detenuti e 14 feriti. Ma le cifre, secondo la stampa, potrebbero aumentare. Quella di martedì è il massacro carceraio più grave dell’anno 2024 che si aggiunge ai 15 precedenti cominciati dal 2021. Nel biennio 2021 – 2022 i morti nelle carceri per massacri interni sono stati 419. Eppure negli ultimi mesi, c’è stata la militarizzazione dell’intero sistema penitenziario nazionale da parte delle Forze Armate dell’Ecuador. Sorprende come sia potuto avvenire quest’ultimo atto drammatico a Guayaquil.
Mobilitazioni e sciopero nazionale
In questo drammatico scenario e in un paese in caduta libera, il Presidente Nazionale della CONAIE, Leonidas Iza ha convocato mobilitazioni nei territori di tutta la nazione per il venerdì 15 novembre. Durante la conferenza stampa dello scorso martedì, il lider indigeno ha dichiarato che bisogna creare unità tra lavoratori, contadini, sindacati e popoli indigeni di fronte al pericolo delle politiche neoliberiste. Il suo invito all’unità si è diretto in particolare alla Federazione Unitaria dei Lavortori (FUT) affinchè si costruisca un’alleanza comune contro il neoliberismo per i prossimi mesi. La stessa FUT ha proclamato un altro sciopero nazionale per il 21 novembre in occasione dei 102 anni del famoso massacro contro i 1500 lavoratori nella città di Guayaquil in un 21 novembre del 1922. Questo evento tragico della storia dell’Ecuador, ha ispirato il militante comunista, nonchè scrittore ecuadoriano Joaquìn Gallegos Lara che nell’anno 1946 scrisse la famosa opera “le croci sull’acqua”, oggi considerata un’opera classica della letteratura ecuadoriana. La FUT, tuttavia parteciperà anche alla mobilitazione del giorno 15 insieme ad altre sigle sindacali come l’Unione Generale dei Lavoratori (UGTE) che si somma allo sciopero nazionale.
La CONAIE ha emanato un comunicato, dopo l’Assemblea dei Popoli e delle Organizzazioni Sociali, in cui ha presentato 9 petizioni tra le quali ci sono:
- Azioni immediate per terminare con l’estrazione illegale dei minerali
- Trasparenza nelle contrattazioni con le imprese elettriche
- Esortazione verso le Forze Armate affinchè rispettino la Costituzione e non appoggino una deriva autoritaria e dittatoriale dello stato ecuadoriano
- Stabilità e protezione per i lavoratori di fronte al licenziamento illegittimo in mezzo ad una crisi energetica
- Pagamento del debito sociale e delle tasse per i grandi gruppi evasori