Segnalati e dimenticati. Una testimonianza dalla Valle del Chota in
Ecuador ai tempi della pandemia Covid-19.
Nella
pandemia del covid-19, nella Valle del Chota, una regione andina dell' Ecuador
popolata maggiormente da afrodiscendenti, ci sono state poche prove di
diagnostico, poco accesso alla salute e alla prevenzione. I suoi abitanti
vivono nell'abbandono storico - che nel massimo momento d'emergenza sanitaria -
è stato ancor
piú evidente. Sono stati ricordati solo per ricevere accuse di disordine e
indisciplina.
Di Alexandra León
Traduzione: Davide
Matrone
Guayaquil è stata segnalata come la città dell'Ecuador più colpita dal covid-19 e Quito
come quella che ha registrato più contagi. Le due città più grandi del paese hanno
concentrato, senza dubbi, la maggior quantità di casi. Tuttavia questo ha fatto si che
l'attenzione e le risorse si concentrassero maggiormente nei centri urbani
dimenticando le zone più remote. Una di queste è la Valle del Chota. Questa regione del nord andino dell'Ecuador si trova a
1500 metri sul livello del mare e si estende tra le regioni del Carchi e dell’Imbabura.
É abitata principalmente da comunità di afrodiscendenti.
Alla sua popolazione è stata negata l’assistenza medica e statale anche prima della pandemia.
Durante l'emergenza sanitaria si sono prese decisioni che oggi son qualificate
come razziste dai suoi abitanti e dalle sue istituzioni locali.
Juan García,
presidente della circoscrizione d’Ambuquí della Valle dice che una delle prime
azioni che si son realizzate nelle comunità afrodiscendenti nella regione dell’Imbabura e del
Carchi, sono state quelle di chiudere le strade che collegano la Valle del
Chota con il comune d'Ibarra. Il proposito della misura, adottata dal Municipio
d'Ibarra, era di stabilire dei cerchi epidemologici per evitare contagi
massivi.
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La comunitá Tumatú é ubicata nella Valle del Chota. Fotografía di Darwin Minda. |
La decisione ha negato ulteriormente
l'accesso al diritto alla salute degli abitanti della valle. In questa zona e
nella conca del fiume Mira ci sono solo dei centri di salute di prima necessità, denominati
di tipo A e solo due centri di tipo B. Gli ospedali si trovano nella città d'Ibarra. Nella
regione del Carchi, l'ospedale più vicino si
trova a San Gabriel, a un'ora dalla Valle. Risulta quindi un'odissea l'arrivo dei
farmaci, delle squadre di soccorso e delle prove di diagnostico in questi
posti. I centri di salute nella Valle, addirittura prima della pandemia, non
contavano con le dovute garanzie per poter affrontare altri tipi d'emergenza
come malattie della pelle per l'inquinamento dell'acqua o l'attenzione a
pazienti con ipertensione o diabete.
La dottoressa Nathalie
Mosquera, incaricata del posto di salute della comunità di Pusir Grande — nella regione del Carchi— dice che per ogni
circoscrizione della zona, il Ministero della Salute ha assegnato appena 100
prove rapide, 50 PCR (prove molecolari raccomandate per la detenzione del
covid-19) e solo 20 recipienti sterili per la prova di sputo. Però, bisogna considerare che solo nelle comunità del comune di Bolívar della zona del Valle del Chota, la popolazione supera
i 10 mila abitanti. Quindi, si tratta di una misura insufficiente. Inoltre,
dichiara García, è risultato impossibile conoscere come e quanti siano stati i contagi, se
sono stati massivi e se i pazienti siano stati asintomatici perché la capacità di prove consegnate sono state minime.
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Cristofer Delgado, di 28 anni crede che il trattamento che ha ricevuto quando gli hanno fatto la prova rapida che ebbe esito positivo, fu razzista. Fotografía di Darwin Minda.
Dopo otto giorni, a Cristofer Delgado gli hanno praticato
una prova PCR nel mese d'aprile con risultato negativo. L'Organizzazione
Mondiale della Salute ha dichiarato, sin dall'inizio del mese d'aprile del 2020,
che le prove rapide non dovevano essere usate come diagnostico di covid-19. Il
Ministero della Salute dell'Ecuador ha accolto questa raccomandazione in un
documento dello stesso mese, dicendo che si sarebbero dovuto preferire le prove
molecolari PCR a quelle rapide. Il tempo che era trascorso tra questa prova e
la PCR poteva significare che Cristofer Delgado non avesse più tracce del virus nel suo organismo, o
che non l'avesse mai tenuto. Senza certezze chiare su quanto accaduto, otto
mesi dopo Cristofer Delgado si domanda se è stato un
falso positivo e se lo è stato, quanti falsi positivi ci son
stati e continuano ad esserci nella zona? Chi ci ripara dal danno morale? Si lamenta. |
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Nella Valle del Chota ci sono solo due posti di salute e centri di salute di tipo A. Ci sono anche 2 centri di salute di tipo B. Non esistono ospedali. Fotografía di Darwin Minda.
La
dottoressa Mosquera ha lavorato in alcuni centri medici della zona e dice che
mancano gli insumi per affrontare la pandemia e non è l'unico problema. Dice, inoltre, che nelle comunità esiste una differenza importante
nell'accesso all'attenzione medica cosi come negli altri servizi. “Non c'è acqua potabile nelle 24 ore giornaliere. Non esistono
farmaci per curare in modo adeguato la popolazione vulnerabile e la spazzatura
delle città grandi si deposita nei fiumi dai quali si
alimentano", dichiara.
Nella
Valle del Chota esiste la discarica di San Alfonso, ubicata nella
circoscrizione di Ambuquí, che da 10 anni riceve i rifiuti della città d'Ibarra, la capitale della regione dell’Imbabura.
Sono circa 150 tonnellate di rifiuti giornalieri che si depositano in questa
discarica. Glli abitanti di questa zona dicono che questo posto si è convertito in un pozzo infettivo per la presenza di topi
e ci sono odori insopportabili.
Lo
scorso 3 settembre del 2020, il sindaco d’Ibarra, Andrea Sacco, ha visitato la
discarica per verificare la gestione dei rifiuti ed ha registrato una serie di
lamentele da parte degli abitanti che non solo si lamentano della presenza
della discarica ma anche della carenza dei servizi basici. A causa della
pandemia del covid-19, si è reso ancor più evidente la mancanza di acqua potabile, la
inesistenza di ospedali all'interno della comunitá e la pessima gestione del
servizio idrico.
La
maggior lamentela degli abitanti è stata quella che alla spazzatura “comune” della
città d’'Ibarra, son cominciati ad arrivare i
rifiuti sanitari di persone contagiate dal covid-19. In questo giorno di visita
del sindaco, in presenza di forti reclami degli abitanti, il primo cittadino ha
dichiarato che la discarica presenta tutte le autorizzazioni ambientali. La dottoressa Mosquera
elenca tutti questi problemi e carenze e spiega che è impossibile che la campagna del Ministero della Salute, per evitare i
contagi da covid-19, abbia funzionado nella Valle del Chota perché in queste
comunità non si sono risolti ancora i
problemi di accesso ai servizi basici. |
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Gli abitanti delle comunitá della Valle del Chota non hanno accesso all'acqua potabile, altri si pero non per le 24 ore al giorno. Fotografía di Darwin Minda.
Nella metà del XVII secolo, la Compagnia
di Gesù, uno degli ordini cattolici
più potenti del mondo, ha condotto
nei suoi estesi latifondi nella Valle del Chota, conosciuti come Coangue o
della Morte, per la siccità del suo clima, centinania di schiavi africani perché lavorassero le
loro terre. Per le malattie e per il rigore del lavoro forzato inventato dagli
Inca e poi adottato dai conquistatori spagnoli, si era decimata la popolazione
indigena che lavorava in queste terre. Per rimpiazzare la loro forza lavoro, la
Compagnia di Gesù, decise di fa giungere
dall'Africa degli schiavi e portarli nella loro zona.
Cent'anni dopo, la
Valle del Chota è composta da oltre 39 comunità che si trovano ai lati del
fiume Chota e Mira. Il 7,2% della popolazione dell'Ecuador è afrodiscendente —di cui il 4,11% vive nel territorio ancestrale della
Valle del Chota. Queste comunità hanno vissuto in un abbandono storico che li ha portati ad essere tra i
luoghi con i più alti indici di povertà dell'Ecuador: 68,6% di povertà e il 34,7% di povertà estrema secondo il censimento
del 2010 realizzato dall'INEC.
Le poche volte che
l'Ecuador si è interessato della Valle del Chota è stato per celebrare i grandi calciatori che produce e che furono parte
della squadra che portò l'Ecuador per la prima volta a disputare un mondiale di calcio
nell'anno 2002. Le altre volte che il paese ha posto attenzione su questa
valle è stato per parlare delle industrie illegali che, in
mancanza di opportunità, proliferano nelle comunità del Chota: un operativo contro le minerie illegali nella zona di
Mascarilla nel 2018 provocò un morto: Andrés Padilla morí durante uno scontro a fuoco con la
polizia. Oltretutto, la valle rimane nel dimenticatoio sia da parte delle
autorità nazionali che da quelle
locali nella regione dell'Imbabura e del Carchi che hanno giurisdizione
sul territorio.
Durante la
pandemia del covid-19, quest'abbandono sistematico ha significato che gli
abitanti della zona non avessero accesso alle prestazioni basiche di salute,
alle prove di diagnostico del coronavirus e agli aiuti da parte delle autorità.
I primi contagi della regione d'Imbabura si
registrarono nella capitale e presto si diffusero verso le comunità negre, la cui popolazione, molto probabilmente,
si è contagiata durante i viaggi
di lavoro verso la capitale regionale. Tuttavia, le pubblicazioni dei mezzi
locali e nazionali hanno segnalato che i contagi si erano dati per il disordine
sociale che si viveva nella zona catalogata dai mass-media,
come conflittiva. Ho chiesto insistentemente un' intervista con il sindaco
però, dopo varie promesse, non l'ha concessa.
Il 15 luglio del
2020, il sindaco d' Ibarra, Andrea Sacco, in una dichiarazione pubblica ha dichiarato
che si sarebbe contagiato di covid - 19 in una visita di campo con
organizzazioni d'aiuto umanitario nella Valle. Rapidamente i medici locali
della città d'Ibarra hanno replicato
queste dichiarazioni. La dichiarazione di Sacco ha dato fastidio agli abitanti
delle comunità, che hanno voluto le scuse
pubbliche che non sono mai giunte.
Gli abitanti della
Valle del Chota non hanno fiducia nelle autorità e questa sfiducia è aumentata durante la pandemia. Inoltre, in mancanza di un'attenzione
medica adeguata, vari abitanti della zona sono riscorsi a meccanismi ancestrali
per trattare il covid-19 come prendere un aguardiente tradizionale con zenzero
per contrarrestare il malessere corporale e rafforzare le difese.
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Juan García, presidente della circoscrizione de Ambuquí, dice che le cifre consegnate dal Ministero della Salute non coincidono con quelle che ha a sua disposizione dalle comunitá. Fotografía di Darwin Minda.Juan
García, presidente della circoscrizione di Ambuquí —una che compone la Valle
del Chota— dice che i dati epidemologici presentati dal Ministero della Salute
non coincidono coi casi a sua disposizione.
Nelle
11 comunità che amministra, ci sono stati
dei casi nei quali le persone furono diagnosticate con altre malattie nei
centri di salute e quando giungevano in ospedale, morivano. I certificati di
decessi, secondo García, sono inconsistenti perché "chi arrivava in
ospedale con qualche dolore veniva messo nella lista dei contagiati da covid
senza i dovuti accertamenti". In queste circostanze, la mancanza
d'informazione hanno fatto si che le comunità vivessero la pandemia senza accesso alla
prevenzione, senza prove chiare che determinassero i livelli di contagio. Allo
stesso tempo le istituzioni locali e circoscrizionali hanno segnalato
permanentemente le mancanze storiche nella zona e purtroppo hanno sempre ricevuto
silenzi, rifiuti e negazioni.
Pubblicato in: https://gk.city/2021/01/27/valle-del-chota-covid/
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