Intervista a Shura Rosero analista politico ecuadoregno.
Shura Rosero. Analista politico |
Qual è la tua analisi del voto dell’11 aprile?
Il risultato è stato davvero contundente. La destra ha vinto in modo
spaventoso con 5 punti di differenza. Già venivamo da un governo di destra con
Lenin Moreno e con questo risultato ci sarà continuità con il sistema neoliberista
Quali sono i fattori che determinano questa
situazione?
In primis, uno spostamento dei voti. La votazione di Arauz si concentra
nella costa, nei settori più colpiti durante la pandemia nel periodo 2019-2020
dove risiede una massa votante importante e grande. Nella zona interna, il voto
della destra si concentra nella cordigliera centrale, nella capitale Quito ed
anche nell’Amazzonia. Questa divisione dei voti si spiega in base a due ragioni
storiche.
Quello della costa indirizzato al correismo s'identifica con una classe popolare, di gruppi che non hanno dimenticato i benefici della Revolución Ciudadana nei dieci anni passati. Quelli della Sierra si riferisce ad una classe media, concentrata nella capitale, che ha un discorso
sostanzialmente razzista e strutturalmente anti-progressista che si centra nel
timore ed odio verso Rafael Correa e verso un'impossibilità di equità tra le
classi sociali. L’altro fattore è il voto indirizzato al candidato Yaku Pérez che insieme a Lasso ha provato ad unirsi già varie volte nel passato.
Analizziamo il voto nullo.
Il voto nullo ha raggiunto 1.676.000 voti (16%), l’astensione 1.500.000 voti (15%) e 170 mila voti bianchi (5%). In sostanza, ci sono tre milioni e mezzo di voti “persi” che hanno giocato un ruolo chiave nel risultato finale. Yaku Pérez ha fatto pubblicamente una campagna enorme per il voto nullo chiudendo qualsiasi possibilità di creare consenso al candidato della sinistra da una prospettiva del "conservadurismo ancestrale”. Tuttavia, non tutto il voto nullo di Yaku Pérez si compie. Se osserviamo le cifre, un'importante quantità di questo voto, un 15-20%, va verso Lasso ed un altro 80% dell’elettorato di Hervas passa alla stessa destra. In condizioni di democracia, nella quale stiamo vivendo, questo dà una grande leggittimità alla destra di poter governare per i prossimi 4 anni e continuare con il progetto neoliberista. Il prossimo governo si caratterizzerà per: tagli alla spesa sociale, riduzione dello Stato, articolazione di un forte apparato di modello estrattivista e soprattutto la possibilità grande di costruire un’egemonia ideologica e culturale in base al clientelismo. Di fronte a questo scenario, i prossimi anni saranno molto difficili per il popolo e per il paese. Inoltre, non ci sará nessuna possibilità di dialogo.
Fino a qualche giorno prima delle elezioni, la
maggior parte dei sondaggi davano Arauz vincitore. Poi ha vinto Lasso. Cosa è
successo?
Penso che la vittoria di Lasso si basi su vari fattori certi. Il primo,
quello di aver rincorso i giovani. L’altro è stato quello di aver chiuso l’alleanza
con Hervas che aveva conquistato un 15% al primo turno. Un risultato
enorme per un out-sider della politica. Quest’ultimo articola la votazione in
base alle reti sociali, all’uso del Tik Tok che conquista gran parte del voto giovanile che si sposta prevalentemente verso Lasso al secondo turno. Quindi c’è un gran impatto delle alleanze strette dal candidato della destra.
A questo si aggiunge la strategia di Duran Barba che è stato intelligente a posizionare dei discorsi come “Andres, no mientes otra vez” (Andres non mentire nuovamente) e del pericolo di Correa.
Cosa non ha funzionato nella campagna politica di
Andres Arauz?
Secondo me, Arauz, pur avendo molti argomenti per ridimensionare il banchiere,
è mancato nella convizione e nel discorso che non ha inciso abbastanza. Non ne ha approfittato realmente.
Dalla sua aveva una serie di argomenti come: il presunto finanziamento di Lasso
a una setta accusata di pedofilia, i paradisi fiscali del banchiere in alcuni paesi
del mondo, le imprese fantasma negli USA, la vicinanza con l’OPUS DEI e la posizione
anti-diritti sociali, la volontà politica di privatizzare ancor di più
l’educazione e la salute. Tutti questi argomenti discorsivi non si sono
trattati nella campagna, anzi è stata senza unità e molto
conservatrice. Inoltre, il voto duro del Correismo è indirizzato
a Correa. Andrés Arauz ha contribuito poco per far aumentare questa
percentuale. C’è stata una faglia nella comunicazione politica e nella
strategia.
Facciamo una critica alla sinistra. Al nuovo
riposizionamento all’interno dello scacchiere politico. Alla nuova strategia
politica da adottare. Cosa prevedi?
Innanzitutto la figura e lideship di Andrés Arauz termina qui. Stiamo
assistendo a una tragedia della sinistra ecuadoregna. Ho l’esperienza di quello che accadde con il movimento indigeno durante il periodo di Lucio Gutiérrez che si
alleò con gli indigeni facendoli indietreggiare di decenni. Ricordiamo che nel
decennio ’90, il movimento indigeno dell’Ecuador era il più potente d’America
Latina. Penso che, gli indigeni, abbiano commesso lo stesso errore però questa
volta facendo un calcolo da una posizione di forza cioé, pensando che avrebbe
vinto Arauz e pertanto la loro stategia era quella dell’accumulazione di
capitale politico per poi negoziare da una posizione di potere. Tuttavia, con
il trionfo di Lasso è cambiato tutto radicalmente. Ora non c’è possibilità di
accumulazione politica dei settori popolari per due ragioni fondamentali: per la divisione, per l’ostilità creatasi tra
i correisti e il movimento indigena e per alcuni suoi dirigenti come Yaku Pérez
che ammicca sempre alla destra e dall’altro lato l’enorme sfiducia e il timore
a Rafael Correa, esagerata a mio avviso, e creata da una struttura di
linguaggio. Questi elementi non permetteranno di creare spazi di
riconciliazione. Di fronte a questo scenario, ci sono due opzioni: una ritirata
tattica, cioè attendere che questo si affievolisca da solo o la
rincofigurazione di una serie d’alleanze, molto difficili a mio avviso, tra il
correismo e una parte della CONAIE ma non con Pachakutik che è l’ala più
conservatrice del movimento indigeno. Io vedo una totale egemonia della destra
anche perché nessuno è disposto a ripetere un altro ottobre, nemmeno gli stessi
che dicono di scendere in piazza. C’è una forza politica legittimata in democrazia,
c’è un apparato militare e poliziesco impressionante con una chiara ideologia reazionaria
e c’è tutto il mondo imprenditoriale unito. Non c’è nessuna possibilità di fare
solletico al potere in questa fase di congiuntura.
Siamo solo all’inizio. Penso che quest’egemonia
durerà per un decennio. La destra vincerà anche alle prossime elezioni comunali
e regionali. Cosa ne pensi?
Sí! Penso che ci sia un’agenda ben costruita ed un discorso egemonico molto
bene pianificato che ha infiltrato il movimento indigeno come si fece ai tempi
di Lucio Gutiérrez. Il discorso di Pérez è reazionario, si articola di forma
clientelare. Io penso che la destra nei prossimi anni avanzerà senza ostacoli
soprattutto nelle regioni con maggior incidenza urbana.
Un altro elemento d’analisi è il ridimensionamento
del lider indigena Leonidas Iza che oggi è minoranza all’interno del movimento.
Qual è la tua analisi?
Iza ha commesso vari errori. Per me Vargas è stato molto più intelligente
perché, nonostante le tensioni con il correismo, ha appoggiato ad Arauz. Il suo
appoggio è una prospettiva strategica. Secondo me anche Iza avrebbe potuto
farlo portando altri voti alla sinistra e mettendo in difficoltà la pratica
discorsiva di Yaku Pérez. Iza non l’ha fatto, non ha osato con la
preoccupazione di proteggere il suo capitale politico che oggi è minimo e non
può nemmeno utilizzarlo alle prossime elezioni interne della Conaie nel mese di
maggio. Pérez è il grande vincitore, è riuscito a mettere giù il correismo
mediante un’alleanza tacita con Lasso e dall’altro lato ha distrutto i due contendenti
più efficaci: Iza e Vargas. Con questa situazione Yaku Pérez ha oggi l’egemonia
all’interno della CONAIE e quindi potrà negoziare un’alleanza con il governo di
Lasso.
Siamo sicuri che la destra oligarchica sia disposta
a costruire questa alleanza? In che forma si darà?
La destra oligarchica non negozia facilmente con il movimento indigeno.
Forse concederà qualcosa: il Ministero dell’Ambiente, qualche Segreteria della
Mineria e dell’Acqua, ma in realtà non molto. Nel frattempo, il movimento indigeno
continuerà con il suo discorso anti-correista che leggitimerà un’allenza con la
destra sotto una dinamica clientelare e non ideologica. Quindi Pachakutik fa un
doppio gioco: vota per il nullo però poi patta con la destra di Lasso. Il
grande sconfitto è il popolo ecuadoregno e soprattutto i settori popolari con
le politiche neoliberiste. Inoltre, con poca capacità organizzativa della
sinistra che indietreggia di due decenni, al decennio ’90, non si riuscirà a
scalfire il potere stabilito. C’è una classe media indebitata che ha puntato su
Lasso per il timore esagerato costruito contro Correa che, restando in Belgio,
gli consente di esistere nella realtà simbolica ma non in quella reale. Si accellererà
un neoliberismo senza ostacoli. Non ci sono possibilità di vittorie contro l’egemonia
della destra.
La composizione dell’Assemblea. Come vedi il nuovo scacchiere all’interno del Parlamento?
Durante il governo Moreno ha funzionato molto bene l’apparato clientelare
che continuerà, a mio avviso, con Lasso e sarà ancor più effettivo sorattutto
dai territori per articolare le votazioni nel Parlamento. Pachakutik si allea
con la Sinistra Democratica che è centro/destra e che rappresenta la cerniera
con Lasso e il Partito Social Cristiano. Pachakutik fa un doppio gioco: allearsi
con la presunta sinista (Sinisita Democratica) per poi dialogare e contrattare politicamente
con la destra. In definitiva, c’è una grande egemonia della destra nell’Assemblea.
I 49 parlamentari dell’UNES restano soli e isolati di fronte al gioco degli
altri partiti che si uniscono. A questo aggiungiamo il timore alla persecuzione
che renderà inerte l’opposizione della flotta parlamentare di Arauz.
Le leggi che verranno messe in atto nei prossimi anni saranno:
privatizzazione del Banco Centrale, disregolarizzazione del capitale e dei
tassi d’interesse, uscita libera dei capitali e incremento di privatizzazione
del campo della salute, dell’educazione, del lavoro che genereranno una crisi
strutturale molto grave. È ritornata già da tempo la lunga notte neoliberista in
Ecuador.
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