Quito – il presidente uscente Daniel Noboa ha vinto le elezioni in Ecuador con il 55.65% dei voti contro il 44.35% della candidata di Rivoluzione cittadina Luisa González. Sin dall’inizio dello spoglio si è manifestato un trend nettamente a favore del presidente uscente che ha vinto in 18 province su 24. Daniel Noboa ha dichiarato che questa vittoria è storica e con un ampio margine di 10 punti percentuali non mostra dubbi sul vincitore. «Questa vittoria è il risultato della lotta e della perseveranza di ogni componente della squadra che vuole costruire un nuovo Ecuador». Se Noboa festeggia la vittoria, dall’altra parte Luisa González a due ore dal conteggio ha dichiarato di non riconoscere il risultato e di chiedere al Consiglio nazionale elettorale che si ripeta lo spoglio in quanto- afferma – si è verificato il più grottesco broglio elettorale della storia repubblicana del Paese. Ha ricordato che nelle elezioni passate la Revolución Ciudadana aveva sempre riconosciuto la sconfitta ma in questo caso non lo fa. Nei fatti 11 sondaggi, tra cui alcuni vicini al governo, davano la vittoria a lei e nessuno aveva mostrato una differenza tanto amplia come quella che si è vista alla fine dello scrutinio. «Io denuncio davanti al mio popolo, ai mezzi di comunicazione e al mondo intero che l’Ecuador sta vivendo una dittatura». Così ha chiuso il suo intervento dal quartier generale della RC a Quito.
La denuncia di irregolarità perpetuate dal Cne da parte della coalizione di sinistra
Nei giorni scorsi c’erano state delle avvisaglie da parte di alcuni attori della sinistra sul comportamento del Consiglio nazionale elettorale dell’Ecuador durante la seconda fase delle elezioni. In un comunicato congiunto la Revolución Ciudadana, Pachakutik, Reto, Partido Socialista Ecuadoriano e Centro Democrático avevamo denunciato la preoccupante azione del Cne che ha destabilizzato l’opinione pubblica e i comizi durante il ballottaggio. Nel comunicato si legge che durante tutto il processo elettorale si è assistito a una vergognosa gestione del Cne che non ha compiuto le funzioni dettate dalla Costituzione. Per esempio si è registrato un cambiamento all’ultimo momento di ben 18 seggi elettorali con la scusa dei temporali invernali, in pieno silenzio elettorale sono state annunciate azioni di governo, a delegazioni di osservatori internazionali è stato negato l’ingresso nel Paese per assistere ai comizi, sono state usate risorse dello Stato per la consegna di Bonus (570 milioni di dollari), ci sono stati pagamenti all’ultimo momento per fornitori statali, per non dire del decreto dello Stato di massima allerta in 7 regioni, sospendendo i diritti civili di inviolabilità del domicilio, di circolazione e di riunione e poi la sospensione della votazione degli ecuadoriani in Venezuela.
Le alleanze di Luisa González non hanno fatto somma
Dal 9 febbraio fino a due giorni prima delle elezioni la candidata Luisa González e il partito della Revolución Ciudadana avevano lavorato abbastanza nel tessere alleanze e di costruire un discorso basato sull’unità cercando di abbandonare rancori e personalismi. Va detto che il lavoro di Luisa González e della sua squadra è stato sostenuto da una buona comunicazione politica, scegliendo anche i tempi politici giusti. Dall’8 marzo al 11 aprile la Revolución Ciudadana ha raccolto l’appoggio del Partido Socialista Ecuadoriano, del candidato Carlos Rabascal della Izquierda Democrática, del partito Pachakutik e della Conaie, del Centro Democratico, della lista Amigo e di Jan Topic che prevedevano un plus al voto raccolto al primo turno. Una serie di alleanze che avevano rotto con il trend delle ultime tre elezioni presidenziali nelle quali la Revolución Ciudadana viveva in pieno isolamento. In politica la sommatoria non sempre fa una coalizione e le somme non sono mai meramente aritmetiche. Il voto vive processi di carattere sociologico e culturale che vanno oltre la matematica, detto questo al secondo turno Luisa González non solo non aumenta voti ma addirittura ne perde quasi 115 mila. Come spiegarlo?
I bonus elargiti da Noboa
Durante il dibattito presidenziale del passato 23 marzo Noboa aveva annunciato che dal giorno dopo avrebbe elargito bonus e benefici economici a vari settori della popolazione. Dalla metà di marzo fino a qualche giorno prima delle elezioni Noboa ha offerto ben 14 benefici economici tra bonus, borse di studio e pagamenti arretrati per il popolo ecuadoriano. Una generosità che costa allo Stato 518 milioni di dollari. Noboa ha promesso e dato un bonus di 510 dollari a 56 mila unità della Polizia nazionale, 400 dollari a 83 mila Jóvenes en Acción che consiste in un programma nazionale che promuove l’imprenditoria giovanile tra i 18 e 29 anni, 400 dollari a 120 mila Ecuatorianos en Acción che consiste in un programma nazionale per tutti i cittadini dai 30 ai 64 anni per promuove il lavoro comunitario e fomenta la partecipazione. Sicuramente questi bonus hanno fatto il loro effetto e migliaia di ecuadoriani hanno preferito l’uovo oggi che la gallina domani. A questo si aggiunge il ruolo dei mezzi di comunicazione tutti schierati a favore di Noboa, il discorso trito e ritrito anti Venezuela della desdolariación. Così, l’Ecuador dovrà vivere 4 anni ancora di neoliberismo. Resisterà? Io penso di no.
L’autore: Davide Matrone è docente all’Universitad politecnica salesiana
In foto Daniel Noboa con la moglie Lavinia Valbonesi alla cerimonia di insediamento nel 2023