Ecuador: svolta moderata nel movimento indigeno con l'elezione di Vargas
La CONAIE cambia rotta: Marlon Vargas eletto presidente battendo Leonidas Iza. Espulsi sei deputati Pachakutik, cresce il rischio di un avvicinamento al governo Noboa.
Quito – L’ottavo congresso nazionale della Confederación Nacional de los Pueblos y Nacionalidades Indígenas del Ecuado (CONAIE) si è concluso con l’elezione di Marlon Vargas come nuovo presidente per il periodo 2025 – 2028. L’ex presidente della CONFENAIE vince con 619 voti (il 53% dei consensi totali) contro 540 voti dell’uscente Leonidas Iza.
Al Centro d’Integrazione Internazionale dei Popoli (CIIP) di Quito, quasi 60 organizzazioni dei popoli e delle nazionalità articolate nella CONAIE dell’Ecuador, dal 18 al 20 luglio hanno affrontato, nelle 10 tavole tematiche, le sfide per i prossimi 3 anni come: l’educazione interbilingue, l’economia popolare e solidale, l’estrazione illegale delle risorse dei territori da parte delle multinazionali, la difesa delle riserve naturali dell’Amazzonia, l’autodeterminazione dei popoli indígeni, la violenza e il razzismo, tra gli altri temi.
Una volta approvati i mandati e le risoluzioni come il cambio dello Statuto Interno, il rapporto della gestione CONAIE del periodo 2022 – 2025, il rapporto dell’Università Indigena Amawtay Wasi e l’espulsione dei 6 membri del Pachakutik, è stato eletto il Tribunale Elettorale composto da un delegato internazionale come Nelly Kuil CIACPY ed altri rappresentanti delle differenti nazionalità indigene.
Riforma dello Statuto interno e rielezione di Iza
Durante questo congresso un punto molto disputato è stato quello della Riforma dello statuto interno ed in particolare l’emendamento degli articoli 24 e 25 che sanciscono l’impossibilità di una rielezione da parte del presidente in carica. Dal primo giorno dei lavori congressuali, il Consiglio di governo in carica, ha proposto all’assemblea la riforma dei due articoli per permettere, praticamente, la ricandidatura di Leonidas Iza e quindi preservare l’autonomia della Confederación Nacional de los Pueblos y Nacionalidades Indígenas del Ecuador. Dai molti delegati territoriali si è manifestata la preoccupazione fondata che la confederazione indigena potesse essere cooptata dal governo neoliberista attuale attraverso la presenza di alcuni popoli e nazionalità oggi vicine al governo.
La mozione capeggiata da Leonidas Iza, proponente la rielezione, alla fine è passata con 542 voti e 471 voti contrari. Con questa votazione, approvata dall’Assemblea, Iza ha potuto presentare la sua ricandidatura e giocarsela con gli altri candidati. In questa fase congressuale si è, inoltre, registrato, uno scontro quasi fisico tra Iza e Fernando Guamán (líder della regione del Chimborazo che ha appoggiato Daniel Noboa alle ultime elezioni). Quest’ultimo ha assaporato la dura reazione dell’assemblea che l’ha praticamente delegittimato ed escluso dalla candidatura per l’elezione finale. Uscito di scena, Guamán ha poi indirizzato i suoi voti al candidato Marlon Vargas.
Espulsione di 6 membri di Pachakutik dalla Confederación Nacional
Durante la seconda giornata del Congresso si è consumato uno strappo all’interno dell’organizzazione e cioè: l’espulsione di 6 membri nazionali del partito Pachakutik dalla Confederación Nacional de los Pueblos y Nacionalidades Indígenas del Ecuador. Alle ultime elezioni presidenziali del 2025, Leonidas Iza, il candidato di Pachakutik è stato il terzo candidato più votato con il 5.3% dei voti a livello nazionale conquistando ben 9 membri, cinque in più rispetto alle elezioni presidenziali del 2023. Di questi 9 membri, sei hanno più volte votato con l’attuale maggioranza di governo come per esempio la Legge di Solidarietà Nazionale. Una legge con un forte carattere repressivo e fascistoide per fronteggiare il problema della sicurezza interna del Paese. Alla Confederación Nacional de los Pueblos y Nacionalidades Indígenas del Ecuador non è piaciuta la posizione accondiscendente verso il governo dei propri legislatori. Inoltre, gli stessi 6 membri hanno votato a favore di Niel Olsen, candidato della destra per la Presidenza della Camera. Con oltre 90% dei voti il Congresso ha votato per l’espulsione dei propri legislatori per tradimento verso il mandato popolare. Nel frattempo i membri espulsi hanno già risposto attraverso le proprie reti sociali dichiarando che la decisione del Congresso della Confederación Nacional de los Pueblos y Nacionalidades Indígenas del Ecuador è stata radicale, arbitraria ed unilaterale.
Disputa ideologica tra Iza e Vargas
Marlon Vargas della nazionalità Achuar dell’Ecuador che si ubica nelle regioni amazzoniche di Pastaza e Morona Santiago, nel suo discorso ha puntato all’unità e al rafforzamento dell’Organizzazione. Ha sostenuto di voler ascoltare le istanze territoriali, di voler continuare a lottare per la difesa dell’acqua, difendere l’educazione interbilingue, la salute, i saperi ancestrali e la Pachamama. Inoltre, ha dichiarato di volere difendere e potenziare l’Università Indigena Amawtay Wasi sostenendo la connotazione plurinazionale della stessa. Ha ribadito, in vari momenti del suo discorso, di non essere una candidatura di nessun partito politico, ma l’espressione dei territori dai quali proviene e ha lottato. Su quest’ultimo punto, si palesano delle contraddizioni. Le regioni di Pastaza e Morona Santiago, da cui proviene in maggioranza la nazionalità Achuar alle scorse elezioni presidenziali ha votato in gran maggioranza per il candidato della destra Daniel Noboa. Inoltre, nelle votazioni interne di questo Congresso, Marlon Vargas ha ricevuto i voti dei popoli e nazionalità della Sierra e dell’Amazzonia che hanno votato per la destra alle ultime elezioni. Inoltre, nel suo discorso non c’è stata nessuna critica al paradigma di sviluppo estrattivista e neoliberista di Noboa. Tutt’altra posizione quella del presidente uscente, Leonidas Iza. Nel suo intervento ha dichiarato con fermezza: quella di oggi è una prova di fuoco tra il progetto politico dei popoli e delle nazionalità indigene e il progetto a favore degli interessi del governo e delle transnazionali nei nostri territori. Iza ha capeggiato el paro nacional del 2022 contro le politiche neoliberiste del governo del banchiere Guillermo Lasso e ha sostenuto al ballottaggio la candidata del centro-sinistra Luisa González alle elezioni passate per battere il neoliberismo e il fascismo. Ha ribadito, ancora una volta, la sua posizione intransigente e radicale contro il modelo estrattivista dell’attuale governo Noboa e delle multinazionali straniere. La vittoria di Marlon Vargas risponde a una fase nuova del Movimento Indigena che probabilmente abbandonerà posizioni radicali e di lotta intransigente per passare ad una fase più concertativa con il governo. In base ai discorsi e alle voci raccolte nel Congresso, questa sembra essere la linea.
L’autore: Davide Matrone è docente all’Universitad politecnica salesiana
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