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miércoles, 3 de febrero de 2021

Elezioni Presidenziali Ecuador 2021

Domenica 7 febbraio l'Ecuador vota. 

di Davide Matrone 

Dalle ore 7.00 alle ore 17.00 di domenica 7 febbraio, i 13.099.150 ecuadoregni che hanno diritto al voto (17.480.180 popolazione totale) suffragheranno per eleggere il nuovo Presidente della Repubblica, i 137 parlamentari dell'Assemblea Nazionale e i 10 componenti (5 principali e 5 supplenti) del Parlamento Andino. I 12 binomi presidenziali accellerano la propria campagna elettorale negli ultimi giorni, visto che dal venerdí 5 febbraio tutti dovranno rispettare il silenzio elettorale. I primi a votare saranno gli 8307 detenuti il giorno venerdí 4 febbraio e il sabato spetterà ai 653 cittadini che per motivi di salute voteranno dal proprio domicilio come prevede il progetto governativo "VOTO A CASA!

I candidati presidenziali

Il primo dato che salta agli occhi è l'impressionante numero di partecipanti: ben 24 (12 candidati alla Presidenza e 12 candidati alla Vicepresidenza). Ecco i nomi: Lista 1-5 UNES Andrés Arauz, Lista 3 PSP Lucio Gutiérrez, Lista 4 EU Gerson Almeida, Lista 8 AVANZA Isidro Romero, Lista 10 FE Carlos Sagnay, Lista 12 ID Xavier Hervás, Lista 16 AMIGO Pedro Freile, Lista 17 - 51 MC Cesar Montúfar, Lista 18 Pachakutik Yaku Pérez, Lista 19 UE Giovanny Andrade, Lista 20 Democracia SÍ Gustavo Larrera, Lista 21 CREO/PSC Guillermo Lasso, Lista 23 SUMA Guillermo Celi, Lista 25 MC Juan Fernando Velasco, Lista 33 JP Paul Carrasco, Lista 35 AP Ximena Peña. 

Immagine 1: La scheda elettorale con tutti i candidati. Elezioni Presidenziali Ecuador 2021


Solo nelle elezioni presidenziali del 2006 si registr
ò un numero maggiore di candidati, ben 13 binomi presidenziali (26 candidati). In quell'occasione si presentava per la prima volta il giovane economista Rafael Correa che raccolse al secondo turno il 56.67%, contro lo sfidante della destra Álvaro Noboa che raggiunse il 26.83%. Fu l'inizio dell'era Correa durata piú di 10 anni.

     
Resultados
Rafaelcorrea08122006.jpg
Rafael Correa – PAIS
Votos 1.ª vuelta1,246,333
Votos 2.ª vuelta3,517,635 Green Arrow Up.svg 182.3 %
Escaños obtenidos2  
  
22.84 %
  
56.67 %
Álvaro Noboa.jpg
Álvaro Noboa – PRIAN
Votos 1.ª vuelta1,464,251
Votos 2.ª vuelta2,689,418 Green Arrow Up.svg 83.7 %
Escaños obtenidos28  
  
26.83 %
  
43.33 %

Risultati elezioni del 2006 con la presenza di 13 binomi presidenziali.(https://es.wikipedia.org/wiki/Elecciones_presidenciales_de_Ecuador_de_2006)

I sondaggi e gli scenari

I sondaggi realizzati dai vari istituti di ricerca (Cedatos, Perfiles de Opinión, Market, Clima Social e Atlas Intel tra gli altri) danno in vantaggio il candidato del centro - sinistra Andrés Arauz più o meno al 35% con un buono scarto sul candidato della destra Guillermo Lasso indietro con il 25% di preferenze. A contendere un posto per il Palazzo Carondelet (sede della Presidenza dell'Ecuador), c'è anche il candidato delle organizzazioni indigene Yaku Pérez fermo al 15%. Irrisorie o poco importanti le percentuali degli altri candidati in lista. In base all'art. 89 della Legge Organica Elettorale e il Codice della Democrazia (promulgato nel 2009 e modificato parzialmente nel 2012) si dichiara che:

Nel caso in cui nella I votazione nessun binomio presidenziale abbia raggiunto la maggioranza assoluta dei voti validi emessi, si realizzerà un secondo turno elettorale e in questa, parteciperanno i due binomi presidenziali più votati, in base all'articolo 143 della Costituzione. Non sarà necessaria la seconda votazione se il binomio presidenziale giunto al primo posto abbia ottenuto almeno il 40% dei voti validi e una differenza maggiore di 10 punti percentuali sul binomio presidenziale giunto al secondo posto.

A questi dati, se ne aggiunge un altro che potrebbe cambiare l'inclinazione dello scacchiere elettorale: l'alta percentuale d'indecisi che oscilla attorno al 40% (dati Cedatos). Inoltre, c'è da considerare il voto nullo che alle passate elezioni raggiunse il 7% e che possa aumentare di qualche punto percentuale in questa tornata elettorale. Il voto nullo storicamente in Ecuador non è andato oltre il 12%. Nelle elezioni del 2006 fu del 11.8%

Questi ultimi giorni saranno decisivi per generare due scenari, a mio parere:

1. La vittoria di Arauz al primo turno. Innanzitutto, per vincere bisogna conquistare una parte dell'elettorato indeciso. Il 35% non basta. Se Arauz dovesse farcela, ritorna il progressismo di sinistra in Ecuador com'è accaduto in Argentina con Alberto Fernández e in Bolivia con Luis Arce. Riprenderebbe un capitalismo di stato, un pos-progressismo con il ritorno dello Stato che dovrebbe legittimare maggiormente il settore pubblico rispetto a quello privato, realizzare politiche economiche di stampo neo-keynesiano mirate alla redistribuzione delle risorse dall'alto verso il basso e all'espansione monetaria. I nuovi governi pos-progressisti non avranno le stesse caratteristiche dei primi, saranno più moderati anche perché nel frattempo la spinta propulsiva dei movimenti e delle organizzazioni sociali di base si è quasi annullata per l'anno di Pandemia che non ha permesso nessuna azione politica e di rinnovamento. Tesi sostenuta anche dal giornalista, scrittore e analista politico uruguaiano Raúl Zibechi che ho intervistato qualche tempo fa

2. Ballottaggio tra Arauz e Lasso. Guillermo Lasso è quello che ha i numeri per giocarsi il ballottaggio con Arauz. Yaku Pérez, a mio avviso, non ha la forza di raggiungere il secondo posto e recuperare 10% di svantaggio sul candidato delle destra e in soli 2 giorni. E' un'opera titanica. In questo caso, si andrebbe a votare nuovamente l'11 aprile per il secondo turno. A mio avviso, il risultato del secondo turno non è scontato e dipende dalla differenza percentuale che divide i due candidati. Lasso avrebbe dalla sua due fattori: 1) l'alleanza degli altri 11 binomi presidenziali - che sono schierati tutti contro Arauz - eccetto Isidro Romero che è un candidato in piú della destra ma in funzione anti-Lasso, 2) le ingenti risorse economiche e l'alleanza dei grandi gruppi imprenditoriali del paese. Tuttavia, Lasso sembra non godere del consenso popolare e dei settori dei lavoratori. E' già al terzo tentativo e, analizzando i voti delle due passate elezioni del 2013 e 2017, al primo turno il suo consenso si aggira tra il 22% e il 28%. In altri termini, ha una buona forza elettorale ma non decisiva per vincere da solo. Ha bisogno di alleanze e nel 2017 nemmeno riuscí nell'intento.

Resultados
LENIN MORENO.jpg
Lenín Moreno – PAIS
Votos 1.ª vuelta3,716,343
Votos 2.ª vuelta5,062,018 Green Arrow Up.svg 36.2 %
  
39.36 %
  
51.16 %
Guillermo Lasso.jpg
Guillermo Lasso – CREO
Votos 1.ª vuelta2,652,403
Votos 2.ª vuelta4,833,389 Green Arrow Up.svg 82.2 %
  
28.09 %
  
48.84 %
https://es.wikipedia.org/wiki/Elecciones_presidenciales_de_Ecuador_de_2017

Un dato sembra inconfutabile fin qui. Il Correismo, nonostante la incessante campagna mediatica contro, perpetuata dai gruppi mediatici privati, e nonostante la incessante persecuzione politica a quasi tutto l'apparato dirigente del partito di Correa, è riuscito a conservare il 30% di consensi in questi 4 anni. Lo stesso appoggio si era già manifestato chiaramente nel referendum e nella consulta popolare dell'anno 2018 quando il NO (sostenuto solo da Correa) raggiunse una media del 32.9% nei 7 quesiti referendari. 

Resultados Referéndum y Consulta Popular 2018

PreguntasNoBlancosNulos
Votos%Votos%VotosVotos
Referéndum
Pregunta 17.036.60473.712.509.77326.29386.817585.167
Pregunta 26.115.59064.203.410.29835.80378.973610.738
Pregunta 35.983.06163.083.501.79736.92412.276619.393
Pregunta 46.959.57573.532.505.70526.47433.070618.414
Pregunta 56.486.18168.622.966.58331.38479.625585.081
Consulta popular
Pregunta 65.966.92363.103.489.51336.90450.745609.729
Pregunta 76.337.76867.313.077.78532.69538.273563.948

https://es.wikipedia.org/wiki/Refer%C3%A9ndum_constitucional_y_consulta_popular_de_Ecuador_de_2018

Gli ultimi 4 anni in Ecuador

Durante i primi mesi di governo, l'accettazione popolare di Lenin Moreno era molto alta (oltre 70%) per il suo discorso di apertura e dialogo con tutti, per la sua volontà di fare piazza pulita coi corrotti e corruttori.  Poi dopo un anno, le cose son cominciate a cambiare. Il dialogo con tutti si dirigeva solo verso una parte della società (le istituzioni bancarie,  i settori privati, le oligarchie e i gruppi imprenditoriali) e s'interrompeva con l'altra parte (i lavoratori, i sindacati e i movimenti indigeni). L'apice di quest'interruzione del dialogo con le parti sociali si agudizza con lo sciopero generale, durato 12 giorni  nell'ottobre del 2019. Con l'arrivo del Vicepresidente degli Stati Uniti Mike Ponce, nella seconda metà del 2018, il cambiamento politico ed economico dell'Ecuador è drastico. Si vira fortemente a destra in politica e in economia si accellerano le politiche neoliberiste che hanno lasciato il segno negativo soprattutto tra i lavoratori. Si registra dal 2018 al 2021: un ulteriore ridimensionamento dello stato nell'economia, una sostanziale riduzione della spesa pubblica soprattuto nell'educazione e nella salute, la minimizzazione del settore pubblico, la restrocessione dei diritti dei lavoratori, la svendita del patrimonio pubblico e forti processi di privatizzazioni. A questo si aggiunge: un aumento delle spese militari per la repressione interna contro i movimenti sociali e dei lavoratori, una militarizzazione del territorio, un incremento di politiche fiscali a favore delle imprese, una riduzione delle tasse all'uscita dei capitali e aumento delle agevolazioni fiscali per le imprese straniere nel paese. In pratica, l'Ecuador è ritornato ad essere il paese esclusivo per le poche e storiche elite di sempre. E finalmente, il famoso cortile di casa degli Usa. Cioé nulla di nuovo, si direbbe. 

Quattro anni satanizzando Correa e il socialismo del siglo XXI

Negli ultimi 4 anni tra le attività politiche e mediatiche prevalenti del governo e dei mezzi d'informazione privati e governativi c'è stata quella di attaccare Correa & Company. Attaccando Correa e i correisti si stigmatizzava allo stesso tempo un modello di sviluppo che le oligarchie conservatrici non hanno digerito nei 10 anni passati e cioé, il capitalismo di stato con il potenziamento del settore pubblico e con il tentativo di cambiare la matrice produttiva. Tre bestemmie, in pratica. Da queste parti, vuoi per la vicinanza dell'aquila statunitense, vuoi per i retaggi colonialisti sempre freschi di stampo europeo, lo Stato dev'essere gestito dai privati. Le oligarchie devono dettare il bello e il brutto tempo, il settore privato deve primeggiare e la maggioranza della popolazione deve stare sotto ricatto con il processo costante dell'indebitamento con le innumerevoli carte di credito in tasca che gonfiano i capitali delle banche private e del settore privato. In pratica tutto, o quasi, dev'essere privato: la scuola, la salute, la comunicazione, la telefonia, le assicurazioni, lo spazio sociale con i mega centri commerciali. In altri termini, il popolo dev'essere privato di tutti i diritti. Chi favorisce questo sistema? 

Il modello neo-keynesiano, sviluppista, includente/cooptativo e con l'importante intervento dello Stato faceva - e fa - a cazzotti con il modello di sviluppo di stampo neoliberista dove il settore privato deve avere l'esclusiva e il mercato deve dettare legge. Il gruppo di potere guidato da Correa aveva intuito che l'unico spazio da cui potersi muoversi e legittimarsi era lo Stato e il settore pubblico. Con questa dinamica riuscí a ridurre lo spazio delle oligarchie di sempre che nel frattempo perdevano leggittimità, risorse e potere. Per questi motivi Correa era considerato un cattivo, un despota, un autoritario ma da chi? Dalle oligarchie di sempre che stavano perdendo le polpettine dal piatto anno dopo anno. Un affronto che ha pagato caro. Fin qui, ha 25 avvisi di garanzia di ogni tipo. Un processo già è andato a termine con una sentenza di 8 anni di prigione da scontare nelle patrie galere, se dovesse ritornare in Ecuador. Quest'attacco costante e permanente è oggi visibile anche in campagna elettorale. 

  1. In primis, gli innumerevoli tenativi di non far presentare la lista elettorale del correismo con il candidato Arauz. Non ricordo più quante volte sia stata accettata e rifiutata la sua candidatura. Per un periodo, era diventata il tema giornaliero: ci si domandava se Arauz riuscisse o meno a presentare le carte e presentarsi alle elezioni. Poi alla fine c'è l'ha fatta. Che fatica!
  2. Inoltre, si son presentati ben 11 binomi presidenziali anti - Correa per attuare strategicamente e disperdere i voti. Si sono alleati, finanche, cani e gatti contro il pericolo di stampo sovietico - marxista - leninista rappresentato da Arauz e Rabascall (binomio presidenziale appoggiato da Correa). L'alleanza che risalta agli occhi è quella tra Lasso e Nebot che storicamente non hanno mai goduto di simpatie reciproche. Tutti uniti come non mai contro il male assoluto (parole dell'imprendiotre delle banane Álvaro Noboa). 

Le ingerenzi statunitensi nel voto ecuadoregno.

Immagine 2: Logo del giornale La Jornada di Messico

Un articolo pubblicato qualche giorno fa su La Jornada di Messico parla d'ingerenze statunitensi nel voto ecuadoregno. Non sarebbe una novità e il colpo di stato accaduto in Bolivia dell'anno scorso potrebbe ripetersi, a mio avviso. Sarebbe il primo dell'era del neo-eletto presidente statunitense Biden? Tutto è possibile se vogliamo essere pessimisti o realisti! La Jornada fornisce una serie di elementi che da un lato confermano la volontà del Nord America e delle destre continentali di riprendersi l'osso perso negli ultimi 20 di progressismo e dall'altro preoccupa perché potrebbe registrarsi una nuova ondata di repressione e tensione in un paese del sud america. Un primo elemento che emerge è il discorso della destra che parla di fraude ancor prima delle realizzazioni delle elezioni. 

Per questa ragione si è creato ad hoc "L'Osservatorio per il controllo elettorale" a carico di Mario Pazminó, ex capo della Polizia Nazionale e vincolato ai servizi di intelligenza statunitensi. A questo operativo si somma l'Istituto Nazionale Democratico (NDI) e l'Internazionale Repubblicana (IRI) degli Stati Uniti. Il NDI starebbe reclutando cittadini ecuadoregni partecipanti dei programmi di trasparenza elettorale, guidati da Julian Charles Quibell, funzionario statunitense che lavora nel NDI da 18 anni ed è considerato il guru delle elezioni in America Latina.    (La Jornada 1-2-2021)

Domenica sapremo la verità

Fonti:

Immagine 1: https://ww2.elmercurio.com.ec/2021/01/16/asi-sera-el-debate-oficial-de-los-candidatos-a-la-presidencia-de-ecuador/

Immagine 2: https://www.jornada.com.mx/

https://www.primicias.ec/noticias/politica/indecisos-inclinar-tablero-electoral/

http://indi.ups.edu.ec/blog/dmatrone/?p=186

https://es.wikipedia.org/wiki/Refer%C3%A9ndum_constitucional_y_consulta_popular_de_Ecuador_de_2018

https://www.elcomercio.com/actualidad/presidente-leninmoreno-aceptacion-sondeos-encuestadoras.html

https://www.jornada.com.mx/notas/2021/01/30/politica/injerencia-estadunidense-en-los-comicios-ecuatorianos/?s=09

https://es.wikipedia.org/wiki/Elecciones_presidenciales_de_Ecuador_de_2017

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