Intervista a Francesco
Maniglio, sociologo e docente di economia política in Ecuador
di Davide Matrone
Come analizzi i risultati
delle elezioni Presidenziali in Ecuador?
I dati non sono ancora defintivi,
tuttavia abbiamo Arauz al primo posto con un 32% dei voti, al secondo posto si
registra un pareggio tecnico tra Lasso, il candidato della destra, e Yaku Pérez
del partito indigenista di Pachakutik. A grande sorpresa, al 4° posto troviamo Xavier
Hervas che si attesta intorno al 16%. Questi i dati a disposizione per il
momento. Nel frattempo il CNE si è dato due settimane di tempo per dare i
risultati definitivi. Quindi, in questo momento non si possono fare
speculazioni sul secondo posto. Tuttavia, possiamo realizzare un analisi evidenziando
tre grandi vincitori e un grande perdente.
Chi ha vinto e chi ha perso, secondo te?
I tre grandi vincitori sono Arauz, il partito Pachakutik ed Hervas. Il primo, nonostante la persecuzione politica che ha sofferto il Correismo negli ultimi 4 anni, nonostante l’esilio di quasi tutti i suoi lider e nonostante le esigue risorse per la campagna elettorale, è riuscito ad attestarsi intorno al 32%. Questo significa che mantiene il voto conseguito nella Consulta Popolare del 2018. Arauz riesce a condensare il voto duro del Correismo contro il blocco anti-correista che si è creato nella stessa consulta del 2018. E’ molto importante la questione dei blocchi per comprendere meglio la presenza del secondo candidato costituito dal partito Pachakutik. A mio avviso, in una forma poco complessa, la vittoria di Pachakutik è stata interpretata, dalla stampa internazionale, come la vittoria della protesta dell’ottobre del 2019. Dal mio punto di vista e da altri dentro dello stesso movimento indigeno della CONAIE, quest’interpretazione potrebbe essere falsa. Diciamo che Pachakutik è cresciuto come partito dentro del blocco di cui parlavo prima, conformatosi durante la consulta popolare di circa tre anni fa. Il risultato elettorale di queste elezioni è un calco di quello del plebiscito popolare. Un calco sia dal punto di vista elettorale, ma anche un riflesso delle divisioni regionali. Il correismo ha vinto nel 2018 nella regione costiera, a gran maggioranza montuvia, mentre nella Sierra e nell’Amazzonia, ad alta coesione e identità indigena, si è conformato un blocco anticorreista. Questo blocco attuale, nel passato era composto da Lasso, Nebot, Pachakutik e Lenin Moreno. Tuttavia, non c’è dubbio che la protesta di ottobre abbia portato la questione indigena alla superficie e soprattutto abbia visibilizzato la questione razziale molto spesso nascosta dai mezzi di comunicazione e dall’opinione pubblica dell’Ecuador. Finalmente la questione razziale si pone nel piano piú centrale dell’opinione pubblica. Anche se la protesta di ottobre è stata capitalizzata dalla destra del movimento indigeno rappresentata da Yaku Pérez nel blocco con Lasso, Moreno e Nebot, finalmente la stessa mobilitazione popolare ha portato avanti quei discorsi e quelle rivendicazioni che altrimenti non sarebbero potute emergere. Al quarto posto, dicevamo, troviamo il candidato Xavier Hervas che frettolosamente è stato etichettato come il candidato tiktokero che prende un voto trasversale dai giovani. Riguardando i precedenti di Hervas e la sua campagna elettorale direi che questo candidato non rappresenti una novità, bensí il suo voto proviene dall’ambiente della destra di Lasso-Nebot. La destra storica ecuadoriana di Creo e PSC ha cercato un accordo con il candidato social-democratico. In quest’accordo, evidentemente, alcune componenti sono uscite ed hanno appoggiato Hervas che, nonostante si presenti con un partito di Sinistra, ha un discorso vicino alla destra imprenditrice, ai giovani laureati e parla anche ad una categoria che in Ecuador era sconosciuta e cioé, la componente giovane acculturata. Hervas spesso tocca in questa massa laureata e acculturata che non si avvicina piú ad Arauz e nemmeno a Yaku Pérez. Hervas ha cavalcato il cavallo di battaglia della lotta alla corruzione e all’efficienza e ha cosí conquistato, da destra, oltre il 15% dei voti. Se osserviamo i blocchi, dopo questa premessa, notiamo che Hervas, Lasso e Pachakutik hanno insieme il 65% dei voti, mentre il Correismo ha il 35%. Quindi, in Ecuador l’analisi del voto va fatto in base all’analisi di questi tre blocchi.
Lo sciopero nazionale dello
scorso ottobre, in che forma ha influito in queste elezioni? e perché?
Lo sciopero ha sancito una rottura
abbastanza dura dentro del movimento indigeno che spiego in due punti. Il primo
si associa all’attuale candidato di Pachakutik che è parte del blocco neoliberista
che non voleva assolutamente una protesta in ottobre. Il secondo
aspetto è che la sollevazione indigena nasce come una dura protesta contro le
politiche neoliberiste imposte dal Fondo Monterario Internazionale ma soprattutto
come una protesta della base indigena contro i propri lider che avevano firmato
le proposte neoliberiste di Moreno. Infatti, Leonidas Iza, che è il lider indigena
della mobilitazione popolare, porta in piazza la dura critica non solo contro
Lenin Moreno ma anche contro i lider del Pachakutik in quanto parte del blocco neoliberista. Un mese dopo il famoso ottobre 2019,
Yaku Pérez irrompe dentro il movimento indigena e si prende Pachakutik. Quindi
la protesta paradossalmente fortifica la persona Yaku Pérez e marginalizza Leonidas
Iza. Tuttavia, la rottura avviene all’interno delle relazioni di forza del
partito, ma non nel campo del potere pubblico perché gli indigeni hanno votato
a livello coeso la figura di Yaku in quanto indigeno.
Però esistono delle contraddizioni
al suo interno.
Sí, certamente. Nello scenario
attuale il blocco indigeno si può rompere perché Leonidas Iza porta avanti un’opposizione interna al suo movimento ed ora con l’attenzione mediatica rivolta al
movimento, lo stesso Iza concentra la sua campagna politica su tre punti
principali: 1) il non estrattivismo, 2) no al Trattato di Libero Commercio con
gli Stati Uniti, 3) nessun accordo con il FMI. Penso che nel blocco odierno
Yaku Pérez non possa portare avanti questi tre principi e quindi nel futuro s’intravede
una lotta interna che farà bene allo stesso movimento per visibilizzare
maggiormente una serie di rivendicazioni sociali importanti. Nonostante
ció, Yaku Pérez ha una possibilità storica: la rivendicazione della plurinazionalita come politica pubblica
di Stato. Questo metterebbe al centro dell’attenzione il problema strutturale del
razzismo in Ecuador. Il blocco composto da Lasso, Yaku ed Hervas si puó rompere
solo ed esclusivamente da dentro del movimento indigena. Non verrà da Hervas perché
non ha base sociale, non verrà dalla destra perché non ci sono le condizione al
momento. Queste rotture permetteranno al movimento indigeno di svegliarsi e rompere
con le elite di destra presenti al suo interno.
Perché questo non avviene ancora?
Dobbiamo spiegare qualcosa che in
Europa non si comprende facilmente. Questa rottura difficilmente si da per questioni
di carattere culturale. Nella cosmovisione indigena non è facile creare il
conflitto e la rottura con le gerarchie. In Europa quando all’interno di un partito ci
sono delle rotture incolmabili, si genera la scissione del partito e la nascita
di uno nuovo. Ultimo caso italiano è la rottura di Renzi con il PD che ha poi formato un nuovo partito. Qui, non funziona cosi,
altrimenti il movimento indigena in questo momento storico sarebbe fuori da
Pachakutik che non ha nemmeno la maggioranza all’interno della CONAIE. Qui, invece di rompere con le gerarchie si aspettano momenti migliori per portare
avanti le proprie idee. Pachakutik è governato da una elite
minoritaria di destra ma con un elettorato a maggioranza di sinistra eppure resta
unito. Incomprensibile per noi europei, peró la cosmovisione indigena determina
questa situazione.
Andiamo al campo internazionale.
Secondo te, quali sono le alleanze internazionali in gioco per il futuro dell’Ecuador.
A livello internazionale con la
vittoria di Biden è cambiata la tattica ma non la strategia degli Stati Uniti.
Con Biden si aspetta un colpo di stato blando per la riappropiazione del potere
dentro di uno schema piú soft che abbiamo già visto, tra l’altro, con il
periodo di Moreno. Yaku in questo senso rappresenta il personaggio adatto perché
nel campo sociale ferma il conflitto sociale in Ecuador ma dall’altro lato da
passo all’intervento della banca privata, al FMI e al TLC con gli USA. Qunidi è l’ideale a livello internazionale come un attore di riappacificazione sociale e
di unità dentro del blocco anti- correista che un Lasso diversamente non
riuscirebbe perché non appacificherebbe socialmente. Qundi non è in dubbio che
gli Stati Uniti appoggino Yaku. Inoltre, quest’ultimo si è espresso contro Evo
Morales in Bolivia, a favore di Almagro e dell’OEA.
Facciamo una critica al correísmo.
Arauz riuscirà a vincere al secondo turno? Come?
Il correismo non è avanzato oltre
il 32% perché non è riuscito a proporre un tema nuovo se non lo stesso di sempre
e cioé: maggiore investimento dello stato, il recupero della Patria, un’economia
piú autarchica. Il Correismo non è andato oltre questo e al suo interno non
sono state assunte una serie di lotte per i diritti civili che oggi sono senitite
all’interno della societá civile con maggiore maturità. Questi temi li ha cavalcati
in campagna elettorale Yaku Pérez che ha un discorso sui diritti civili piú
progressista rispetto a quello di Arauz. Dal mio punto di vista il correismo deve
produrre un discorso piú progressista che guardi alla plurinazionalità, che non
accetti accordi con il FMI e il TLC con gli USA. E che cominci a fare soprattutto
autocritica.
In questa disputa che si è aperta
tra Lasso e Yaku Pérez, che cosa prevedi?
Sembra che i due attori si
uniscano in questo schema denominato Ecuador Unido. Secondo me, questo
riconteggio è una scenata ed un modo per creare tensioni e aumentare l’isolamento
politico al correismo. Di fatti, inmediatamente il candidato Hervas ha già detto di appoggiare Lasso per combattere il modello correista. Quindi, si sono
già dichiarate le forze in campo. Rispetto a Yaku Pérez bisogna stare attenti
alle mosse di Leonidas Iza e alla base del movimento che stanno giá prendendo
le distanze da Yaku per il dialogo intavolato con Lasso. Questa corrente
interna al movimento indigena potrebbe essere l’ago della bilancia e capire quanti
voti andranno verso Arauz e quanti verso Lasso.
In definitiva c’è qualcosa di strano.
In Ecuador, in queste elezioni ha vinto la sinistra che non vuole il neoliberismo
peró, paradossalmente, invece di costruire un’alleanza organica al suo interno,
si parla di divisioni e di accordi addirittura con la destra. Forse ci sono
interessi geopolitici alti che non vogliono che questa sinistra sia unita.
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