L’autore: Davide Matrone è docente all’Universitad politecnica salesiana
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miércoles, 30 de julio de 2025
Ecuador: svolta moderata nel movimento indigeno con l'elezione di Vargas
Ecuador, la CONAIE destituisce Leonidas Iza
Ecuador, la CONAIE destituisce Leonidas Iza
di Davide Matrone | 22 Lug 2025 | America Latina, In evidenza
Quito. Dopo 3 giorni di intensi lavori, si conclude l’VIII Congresso Nazionale della CONAIE a Quito, presso il Centro d’Integrazione Internazionale dei popoli. Lo scrutinio, combattuto fino alla fine, ha sancito la vittoria di Marlon Vargas con 691 voti contro i 540 di Leonidas Iza. Al Coordinatore Nazionale uscente non è risultato sufficiente vincere 4 seggi elettorali su 6, in quanto la differenza maturata nei due seggi andati a Vargas è stata nettamente superiore.
Le opposizioni interne alla CONAIE contro IZA
Un primo elemento abbastanza visibile che si è palesato sin dall’inizio del Congresso è stato quello di far fuori Iza con l’occupazione del Congresso mediante una serie di líder giunti da differenti territorio del paese. Dal 1° giorno dei lavori circolavano ben 4 nomi alternativi a Iza come a marcare il territorio e a comunicare le intenzioni delle opposizioni contro il Coordinatore in carica. Fernando Guamán della regione del Chimborazo, che alle elezioni passate aveva fatto campagna elettorale apertamente per Noboa, Ercilia Castañeda di Otavalo (dove si concentra la borghesia indígena della regione d’Imbabura) e Marlon Vargas della nazionalitàAchuar presente prevalentemente nelle regioni di Morona Santiago e Pastaza che alle elezioni presidenziali hanno appoggiato nelle urne Daniel Noboa. Era evidente sin dall’inizio che a questo Congresso c’era una vera e propria prova di forza.
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VIII Congresso CONAIE, Ecuador – Foto di Davide Matrone |
La CONAIE espelle a 6 parlamentari di Pachakutik per tradimento
Durante questo Congresso un grande dibattito si è generato intorno al comportamento politico di 6 assembleisti nazionali del partito Pachakutik eletti alle scorse elezioni presidenziali. Pachakutik è stato il terzo partito più votato con il 5.3% conquistando 9 assembleisti, raddoppiando quelli ottenuti alle elezioni presidenziali del 2023. Di questi 9 assembleisti, sei hanno più volte votato con l’attuale maggioranza di governo come per esempio la Legge di Solidarietà Nazionale. Una legge con un forte carattere repressivo e fascistoide per fronteggiare il problema della sicurezza interna del paese. Molti delegati territorial della CONAIE hanno espresso il loro forte disappunto contro questi parlamentari che si sono accodati alle posizioni del governo attuale. Inoltre, gli stessi 6 assembleisti avevano appoggiato la candidatura a Presidente della Camera a Niel Olsen del partido ADN di Daniel Noboa. Con oltre il 90% dei voti, il Congresso ha votato per l’espulsione dei propri legislatori.
La contrapposizione ideologica e organizzativa Iza e Vargas
Marlon Vargas della nazionalità Achuar dell’Ecuador che si ubica nelle regioni amazzoniche di Pastaza e Morona Santiago, nel suo discorso ha puntato all’unità e al rafforzamento dell’Organizzazione. Ha sostenuto di voler ascoltare le istanze territoriali, di voler continuare a lottare per la difesa dell’acqua, difendere l’educazione interbilingue, la salute, i saperi ancestrali e la Pachamama. Inoltre, ha dichiarato di volere difendere e potenziare l’Università Indigena Amawtay Wasi sostenendo la connotazione plurinazionale della stessa. Ha una lunga traiettoria politica ed organizativa nel movimento indigeno dell’Amazzonia. Ha giocato un ruolo importante negli scioperi nazionali del 2019 e 2022 contro il modelo neoliberista di Moreno e Lasso. Ha ribadito, in vari momenti del suo discorso, di non essere una candidatura di nessun partito politico, ma l’espressione dei territori dai quali proviene e ha lottato. Su quest’ultimo punto, si palesano delle contraddizioni. Le regioni di Pastaza e Morona Santiago, da cui proviene in maggioranza la nazionalità Achuar alle scorse elezioni presidenziali ha votato in gran maggioranza per il candidato della destra Daniel Noboa. Inoltre, nelle votazioni interne di questo Congresso, Marlon Vargas ha ricevuto i voti dei popoli e nazionalitàdella Sierra e dell’Amazzonia che hanno votato per la destra alle ultime elezioni. Inoltre, nel suo discorso non c’è stata nessuna critica al paradigma di sviluppo estrattivista e neoliberista di Noboa. Vargas, oltretutto si è dichiarato anti-correista da quando nel primo governo Correa fu perseguito dallo stesso durante la sua gestione della radio La Voz de Arutas. In quest’epoca Vargas era dirigente di comunicazione della Nae. Tutt’altra posizione quella del presidente uscente, Leonidas Iza. Nel suo intervento ha dichiarato con fermezza: quella di oggi è una prova di fuoco tra il progetto politico dei popoli e delle nazionalità indigene e il progetto a favore degli interessi del governo e delle transnazionali nei nostri territori. Iza ha capeggiato el paro nacional del 2022 contro le politiche neoliberiste del governo del banchiere Guillermo Lasso e ha sostenuto al ballottaggio la candidata del correismo Luisa González alle elezioni passate per battere il neliberismo e il fascismo. Ha ribadito, ancora una volta, la sua posizione intransigente e radicale contro il modelo estrattivista dell’attuale governo Noboa e delle multinazionali straniere. La vittoria di Marlon Vargas risponde a una fase nuova del Movimento Indigena che probabilmente abbandonerà posizioni radicali e di lotta intransigente per passare ad una fase più concertativa con il governo. In base ai discorsi e alle voci raccolte nel Congresso, questa sembra essere la linea. Pagine Esteri
Pubblicato su: https://pagineesteri.it/2025/07/22/america-latina/ecuador-la-conaie-destituisce-leonidas-iza/
domingo, 13 de julio de 2025
Trump inasprisce il blocco economico contro Cuba.
Così il presidente Usa aggiunge sanzioni contro l'isola mediante l’applicazione del Memorandum presidenziale n°5, per cercare di piegarla definitivamente.
L’attuale presidente statunitense ha sempre mostrato una forte ostilità verso Cuba, sin dal suo primo mandato cominciato nel gennaio 2017. Allora, durante un meeting a Miami e in piena campagna elettorale aveva promesso che se fosse stato eletto, avrebbe rovesciato la politica di apertura degli Stati Uniti verso Cuba in nome dell’affermazione di “libertà religiose e politiche” nell’isola. Inoltre, aveva detto che si sarebbe allineato “con i cubani in lotta contro l’oppressione comunista”. Trump non è mai stato d’accordo con la politica estera del suo predecessore Obama e con le concessioni fatte al governo cubano. Lo storico incontro tra Barack Obama e Raúl Castro il 17 dicembre del 2014 aveva posto le basi per ristabilire le relazioni diplomatiche tra i due Paesi fino alla normalizzazione dei vincoli bilateriali.
Il progetto di riavvicinamento Usa – Cuba si interruppe il 17 giugno 2017 con la firma di Trump del primo Memorandum presidenziale di sicurezza nazionale con l’obiettivo di rafforzare la politica estera degli Usa anticubana. Tra l’altro, la scelta del luogo e delle presenze a quell’atto pubblico non furono per niente casuali. L’evento si tenne presso il teatro Manuel Artime della Pequeña Habana, che porta il nome del capo della brigata mercenaria 2506 sconfitta sulle spiagge di Playa Girón nell’aprile del 1961. Le persone attorno alla scrivania del presidente statunitense appartenevano a un ridotto gruppo di mercenari e sbirri della dittatura di Fulgencio Batista. In questo scenario Trump compì con la sua promessa elettorale dando soddisfazione ai legislatori e alle lobby anti-cubane dello stato della Florida che lo avevano votato in maggioranza (55% contro il 45% a favore di H. Clinton).
Nell’aggiornamento al Memorandum si stabiliscono una serie di misure dirette a inasprire il blocco economico e a provocare maggiori mancanze al popolo cubano, con l’obiettivo – più volte fallito – di impadronirsi del Paese e riscrivere il suo destino. Le nuove e reiterate sanzioni si applicano in conformità alla legge Helms – Burton dell’anno 1996. Tra gli obiettivi c’è quello di debilitare ulteriormente il settore del turismo che già registra una riduzione importante di turisti pari a -28% rispetto allo stesso periodo precedente, secondo dati emanati dall’Istituto nazionale di statistica e informazione (Onei). Il settore turistico che, nell’anno 2018 raggiunse il picco con l’arrivo di circa 5 milioni di visitatori, nel 2024 ha registrato una presenza di appena 2 milioni di visitatori. Si registra un calo di turisti dal Canada (-29%), dalla Russia (-45%) ed un’ altra riduzione importante di turisti proviene dagli Stati Uniti, dalla Francia, dall’ Italia, dalla Germania e dall’ Argentina, tra gli altri.
Di fronte alla nuova aggressione statunitense, Bruno Rodríguez ministro delle Relazioni estere del governo cubano ha dichiarato che la politica ostile di Trump viola il diritto internazionale e numerose risoluzioni delle Nazioni Unite. Cerca di giustificare l’uso della coercizione economica come arma di aggressione contro un paese sovrano, con l’obiettivo di spezzare la volontà politica dell’intera nazione e sottometterla alla dittatura egemonica degli Stati Uniti. Non è un caso che, dal 1992, l’Assemblea generale delle Nazioni Unite abbia chiesto quasi all’unanimità la fine del blocco economico, commerciale e finanziario contro Cuba. I governanti e i politici degli Stati Uniti hanno l’audacia nel dichiarare di agire in questo modo per il bene del popolo cubano. Le sfide che Cuba deve affrontare sono grandi, soprattutto considerando gli sforzi degli Stati Uniti nel distruggere il progetto nazionale che noi cubani abbiamo costruito nel pieno esercizio dei nostri diritti sovrani, incluso il diritto all’autodeterminazione. Al governo degli Stati Uniti non importa che Cuba sia un paese pacifico, stabile e solidale, con relazioni amichevoli praticamente con il mondo intero. La politica che persegue risponde agli interessi ristretti di una cricca corrotta e anticubana che ha fatto dell’aggressione, contro i suoi vicini, uno stile di vita e un business molto redditizio.
Le nuove sanzioni imposte dagli Usa contro Cuba hanno generato reazioni a livello regionale e internazionale. Tra gli organismi ad esprimersi contro c’è l’Alba (Alleanza bolivariana per i popoli di nostra America) che condanna le nuove misure criminali adottate dal governo statunitense contro il popolo cubano. I Paesi membri condannano energicamente l’inasprimento di questa nuova aggressione che cerca di colpire gravemente tutti i settori della società cubana, come il turismo, la salute, i processi migratori, gli scambi culturali, accademici e scientifici, l’accesso alla tecnologia e dichiarare apertamente l’inasprimento del blocco economico e l’imposizione di un cambiamento di regime, tra gli altri punti.
L’autore: Davide Matrone è docente all’Universitad politecnica salesiana