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miércoles, 30 de julio de 2025

Ecuador: svolta moderata nel movimento indigeno con l'elezione di Vargas

Ecuador: svolta moderata nel movimento indigeno con l'elezione di Vargas 

La CONAIE cambia rotta: Marlon Vargas eletto presidente battendo Leonidas Iza. Espulsi sei deputati Pachakutik, cresce il rischio di un avvicinamento al governo Noboa.

Quito – L’ottavo congresso nazionale della Confederación Nacional de los Pueblos y Nacionalidades Indígenas del Ecuado (CONAIE) si è concluso con l’elezione di Marlon Vargas come nuovo presidente per il periodo 2025 – 2028. L’ex presidente della CONFENAIE vince con 619 voti (il 53% dei consensi totali) contro 540 voti dell’uscente Leonidas Iza.
Al Centro d’Integrazione Internazionale dei Popoli (CIIP) di Quito, quasi 60 organizzazioni dei popoli e delle nazionalità articolate nella CONAIE dell’Ecuador, dal 18 al 20 luglio hanno affrontato, nelle 10 tavole tematiche, le sfide per i prossimi 3 anni come: l’educazione interbilingue, l’economia popolare e solidale, l’estrazione illegale delle risorse dei territori da parte delle multinazionali, la difesa delle riserve naturali dell’Amazzonia, l’autodeterminazione dei popoli indígeni, la violenza e il razzismo, tra gli altri temi.
Una volta approvati i mandati e le risoluzioni come il cambio dello Statuto Interno, il rapporto della gestione CONAIE del periodo 2022 – 2025, il rapporto dell’Università Indigena Amawtay Wasi e l’espulsione dei 6 membri del Pachakutik, è stato eletto il Tribunale Elettorale composto da un delegato internazionale come Nelly Kuil CIACPY ed altri rappresentanti delle differenti nazionalità indigene.

Riforma dello Statuto interno e rielezione di Iza

Durante questo congresso un punto molto disputato è stato quello della Riforma dello statuto interno ed in particolare l’emendamento degli articoli 24 e 25 che sanciscono l’impossibilità di una rielezione da parte del presidente in carica. Dal primo giorno dei lavori congressuali, il Consiglio di governo in carica, ha proposto all’assemblea la riforma dei due articoli per permettere, praticamente, la ricandidatura di Leonidas Iza e quindi preservare l’autonomia della Confederación Nacional de los Pueblos y Nacionalidades Indígenas del Ecuador. Dai molti delegati territoriali si è manifestata la preoccupazione fondata che la confederazione indigena potesse essere cooptata dal governo neoliberista attuale attraverso la presenza di alcuni popoli e nazionalità oggi vicine al governo.
La mozione capeggiata da Leonidas Iza, proponente la rielezione, alla fine è passata con 542 voti e 471 voti contrari. Con questa votazione, approvata dall’Assemblea, Iza ha potuto presentare la sua ricandidatura e giocarsela con gli altri candidati. In questa fase congressuale si è, inoltre, registrato, uno scontro quasi fisico tra Iza e Fernando Guamán (líder della regione del Chimborazo che ha appoggiato Daniel Noboa alle ultime elezioni). Quest’ultimo ha assaporato la dura reazione dell’assemblea che l’ha praticamente delegittimato ed escluso dalla candidatura per l’elezione finale. Uscito di scena, Guamán ha poi indirizzato i suoi voti al candidato Marlon Vargas.

Espulsione di 6 membri di Pachakutik dalla Confederación Nacional 

Durante la seconda giornata del Congresso si è consumato uno strappo all’interno dell’organizzazione e cioè: l’espulsione di 6 membri nazionali del partito Pachakutik dalla Confederación Nacional de los Pueblos y Nacionalidades Indígenas del Ecuador. Alle ultime elezioni presidenziali del 2025, Leonidas Iza, il candidato di Pachakutik è stato il terzo candidato più votato con il 5.3% dei voti a livello nazionale conquistando ben 9 membri, cinque in più rispetto alle elezioni presidenziali del 2023. Di questi 9 membri, sei hanno più volte votato con l’attuale maggioranza di governo come per esempio la Legge di Solidarietà Nazionale. Una legge con un forte carattere repressivo e fascistoide per fronteggiare il problema della sicurezza interna del Paese. Alla Confederación Nacional de los Pueblos y Nacionalidades Indígenas del Ecuador non è piaciuta la posizione accondiscendente verso il governo dei propri legislatori. Inoltre, gli stessi 6 membri hanno votato a favore di Niel Olsen, candidato della destra per la Presidenza della Camera. Con oltre 90% dei voti il Congresso ha votato per l’espulsione dei propri legislatori per tradimento verso il mandato popolare. Nel frattempo i membri espulsi hanno già risposto attraverso le proprie reti sociali dichiarando che la decisione del Congresso della Confederación Nacional de los Pueblos y Nacionalidades Indígenas del Ecuador è stata radicale, arbitraria ed unilaterale.

Disputa ideologica tra Iza e Vargas

Marlon Vargas della nazionalità Achuar dell’Ecuador che si ubica nelle regioni amazzoniche di Pastaza e Morona Santiago, nel suo discorso ha puntato all’unità e al rafforzamento dell’Organizzazione. Ha sostenuto di voler ascoltare le istanze territoriali, di voler continuare a lottare per la difesa dell’acqua, difendere l’educazione interbilingue, la salute, i saperi ancestrali e la Pachamama. Inoltre, ha dichiarato di volere difendere e potenziare l’Università Indigena Amawtay Wasi sostenendo la connotazione plurinazionale della stessa. Ha ribadito, in vari momenti del suo discorso, di non essere una candidatura di nessun partito politico, ma l’espressione dei territori dai quali proviene e ha lottato. Su quest’ultimo punto, si palesano delle contraddizioni. Le regioni di Pastaza e Morona Santiago, da cui proviene in maggioranza la nazionalità Achuar alle scorse elezioni presidenziali ha votato in gran maggioranza per il candidato della destra Daniel Noboa. Inoltre, nelle votazioni interne di questo Congresso, Marlon Vargas ha ricevuto i voti dei popoli e nazionalità della Sierra e dell’Amazzonia che hanno votato per la destra alle ultime elezioni. Inoltre, nel suo discorso non c’è stata nessuna critica al paradigma di sviluppo estrattivista e neoliberista di Noboa. Tutt’altra posizione quella del presidente uscente, Leonidas Iza. Nel suo intervento ha dichiarato con fermezza: quella di oggi è una prova di fuoco tra il progetto politico dei popoli e delle nazionalità indigene e il progetto a favore degli interessi del governo e delle transnazionali nei nostri territori. Iza ha capeggiato el paro nacional del 2022 contro le politiche neoliberiste del governo del banchiere Guillermo Lasso e ha sostenuto al ballottaggio la candidata del centro-sinistra Luisa González alle elezioni passate per battere il neoliberismo e il fascismo. Ha ribadito, ancora una volta, la sua posizione intransigente e radicale contro il modelo estrattivista dell’attuale governo Noboa e delle multinazionali straniere. La vittoria di Marlon Vargas risponde a una fase nuova del Movimento Indigena che probabilmente abbandonerà posizioni radicali e di lotta intransigente per passare ad una fase più concertativa con il governo. In base ai discorsi e alle voci raccolte nel Congresso, questa sembra essere la linea.

L’autore: Davide Matrone è docente all’Universitad politecnica salesiana


 

Ecuador, la CONAIE destituisce Leonidas Iza

 Ecuador, la CONAIE destituisce Leonidas Iza



Quito. Dopo 3 giorni di intensi lavori, si conclude l’VIII Congresso Nazionale della CONAIE a Quito, presso il Centro d’Integrazione Internazionale dei popoli. Lo scrutinio, combattuto fino alla fine, ha sancito la vittoria di Marlon Vargas con 691 voti contro i 540 di Leonidas Iza. Al Coordinatore Nazionale uscente non è risultato sufficiente vincere 4 seggi elettorali su 6, in quanto la differenza maturata nei due seggi andati a Vargas è stata nettamente superiore.

Le opposizioni interne alla CONAIE contro IZA

Un primo elemento abbastanza visibile che si è palesato sin dall’inizio del Congresso  è stato quello di far fuori Iza con l’occupazione del Congresso mediante una serie di líder giunti da differenti territorio del paese. Dal 1° giorno dei lavori circolavano ben 4 nomi alternativi a Iza come a marcare il territorio e a comunicare le intenzioni delle opposizioni contro il Coordinatore in carica. Fernando Guamán della regione del Chimborazo, che alle elezioni passate aveva fatto campagna elettorale apertamente per Noboa, Ercilia Castañeda di Otavalo (dove si concentra la borghesia indígena della regione d’Imbabura) e Marlon Vargas della nazionalitàAchuar presente prevalentemente nelle regioni di Morona Santiago e Pastaza che alle elezioni presidenziali hanno appoggiato nelle urne Daniel Noboa. Era evidente sin dall’inizio che a questo Congresso c’era una vera e propria prova di forza.

VIII Congresso CONAIE, Ecuador – Foto di Davide Matrone



La CONAIE espelle a 6 parlamentari di Pachakutik per tradimento  

Durante questo Congresso un grande dibattito si è generato intorno al comportamento politico di 6 assembleisti nazionali del partito Pachakutik eletti alle scorse elezioni presidenziali. Pachakutik è stato il terzo partito più votato con il 5.3% conquistando 9 assembleisti, raddoppiando quelli ottenuti alle elezioni presidenziali del 2023. Di questi 9 assembleisti, sei hanno più volte votato con l’attuale maggioranza di governo come per esempio la Legge di Solidarietà Nazionale. Una legge con un forte carattere repressivo e fascistoide per fronteggiare il problema della sicurezza interna del paese. Molti delegati territorial della CONAIE hanno espresso il loro forte disappunto contro questi parlamentari che si sono accodati alle posizioni del governo attuale. Inoltre, gli stessi 6 assembleisti avevano appoggiato la candidatura a Presidente della Camera a Niel Olsen del partido ADN di Daniel Noboa. Con oltre il 90% dei voti, il Congresso ha votato per l’espulsione dei propri legislatori.

La contrapposizione ideologica e organizzativa Iza e Vargas

Marlon Vargas della nazionalità Achuar dell’Ecuador che si ubica nelle regioni amazzoniche di Pastaza e Morona Santiago, nel suo discorso ha puntato all’unità e al rafforzamento dell’Organizzazione. Ha sostenuto di voler ascoltare le istanze territoriali, di voler continuare a lottare per la difesa dell’acqua, difendere l’educazione interbilingue, la salute, i saperi ancestrali e la Pachamama. Inoltre, ha dichiarato di volere difendere e potenziare l’Università Indigena Amawtay Wasi sostenendo la connotazione plurinazionale della stessa. Ha una lunga traiettoria politica ed organizativa nel movimento indigeno dell’Amazzonia. Ha giocato un ruolo importante negli scioperi nazionali del 2019 e 2022 contro il modelo neoliberista di Moreno e Lasso. Ha ribadito, in vari momenti del suo discorso, di non essere una candidatura di nessun partito politico, ma l’espressione dei territori dai quali proviene e ha lottato. Su quest’ultimo punto, si palesano delle contraddizioni. Le regioni di Pastaza e Morona Santiago, da cui proviene in maggioranza la nazionalità Achuar alle scorse elezioni presidenziali ha votato in gran maggioranza per il candidato della destra Daniel Noboa. Inoltre, nelle votazioni interne di questo Congresso, Marlon Vargas ha ricevuto i voti dei popoli e nazionalitàdella Sierra e dell’Amazzonia che hanno votato per la destra alle ultime elezioni. Inoltre, nel suo discorso non c’è stata nessuna critica al paradigma di sviluppo estrattivista e neoliberista di Noboa. Vargas, oltretutto si è dichiarato anti-correista da quando nel primo governo Correa fu perseguito dallo stesso durante la sua gestione della radio La Voz de Arutas. In quest’epoca Vargas era dirigente di comunicazione della Nae.   Tutt’altra posizione quella del presidente uscente, Leonidas Iza. Nel suo intervento ha dichiarato con fermezza: quella di oggi è una prova di fuoco tra il progetto politico dei popoli e delle nazionalità indigene e il progetto a favore degli interessi del governo e delle transnazionali nei nostri territori. Iza ha capeggiato el paro nacional del 2022 contro le politiche neoliberiste del governo del banchiere Guillermo Lasso e ha sostenuto al ballottaggio la candidata del correismo Luisa González alle elezioni passate per battere il neliberismo e il fascismo. Ha ribadito, ancora una volta, la sua posizione intransigente e radicale contro il modelo estrattivista dell’attuale governo Noboa e delle multinazionali straniere. La vittoria di Marlon Vargas risponde a una fase nuova del Movimento Indigena che probabilmente abbandonerà posizioni radicali e di lotta intransigente per passare ad una fase più concertativa con il governo. In base ai discorsi e alle voci raccolte nel Congresso, questa sembra essere la linea. Pagine Esteri


Pubblicato su: https://pagineesteri.it/2025/07/22/america-latina/ecuador-la-conaie-destituisce-leonidas-iza/



domingo, 13 de julio de 2025

Trump inasprisce il blocco economico contro Cuba.

 


Così il presidente Usa aggiunge sanzioni contro l'isola mediante l’applicazione del Memorandum presidenziale n°5, per cercare di piegarla definitivamente.


L’attuale presidente statunitense ha sempre mostrato una forte ostilità verso Cuba, sin dal suo primo mandato cominciato nel gennaio 2017. Allora, durante un meeting a Miami e in piena campagna elettorale aveva promesso che se fosse stato eletto, avrebbe rovesciato la politica di apertura degli Stati Uniti verso Cuba in nome dell’affermazione di “libertà religiose e politiche” nell’isola. Inoltre, aveva detto che si sarebbe allineato “con i cubani in lotta contro l’oppressione comunista”. Trump non è mai stato d’accordo con la politica estera del suo predecessore Obama e con le concessioni fatte al governo cubano. Lo storico incontro tra Barack Obama e Raúl Castro il 17 dicembre del 2014 aveva posto le basi per ristabilire le relazioni diplomatiche tra i due Paesi fino alla normalizzazione dei vincoli bilateriali.

Il progetto di riavvicinamento Usa – Cuba si interruppe il 17 giugno 2017 con la firma di Trump del primo Memorandum presidenziale di sicurezza nazionale con l’obiettivo di rafforzare la politica estera degli Usa anticubana. Tra l’altro, la scelta del luogo e delle presenze a quell’atto pubblico non furono per niente casuali. L’evento si tenne presso il teatro Manuel Artime della Pequeña Habana, che porta il nome del capo della brigata mercenaria 2506 sconfitta sulle spiagge di Playa Girón nell’aprile del 1961. Le persone attorno alla scrivania del presidente statunitense appartenevano a un ridotto gruppo di mercenari e sbirri della dittatura di Fulgencio Batista. In questo scenario Trump compì con la sua promessa elettorale dando soddisfazione ai legislatori e alle lobby anti-cubane dello stato della Florida che lo avevano votato in maggioranza (55% contro il 45% a favore di H. Clinton).

Dal 2017 al 2021 Trump ha imposto ben 242 sanzioni unilaterali contro Cuba e il suo popolo in un periodo tra l’altro in cui il mondo soffriva le conseguenze del confinamiento forzato per la pandemia. Con queste misure Trump aveva inasprito l’embargo economico e commerciale e aveva proibito i viaggi delle navi da crociera, i voli regolari e charter a tutto il paese, fatta eccezione per l’Avana. Inoltre avevo reso impossibile le rimesse dall’estero attraverso le compagnie cubane Fincimez e American International Services, i principali canali formali per realizzare transazioni verso l’isola.
Il nuovo ciclo di sanzioni con l’emendamento al Memorando presidenziale n°5
Dal 30 giugno fino al 30 luglio, i ministri dell’amministrazione Trump hanno avuto l’incarico di analizzare la politica estera degli Stati Uniti verso l’isola caraibica con l’obiettivo di rafforzare le sanzioni in ogni settore della società.

Nell’aggiornamento al Memorandum si stabiliscono una serie di misure dirette a inasprire il blocco economico e a provocare maggiori mancanze al popolo cubano, con l’obiettivo – più volte fallito – di impadronirsi del Paese e riscrivere il suo destino. Le nuove e reiterate sanzioni si applicano in conformità alla legge Helms – Burton dell’anno 1996. Tra gli obiettivi c’è quello di debilitare ulteriormente il settore del turismo che già registra una riduzione importante di turisti pari a -28% rispetto allo stesso periodo precedente, secondo dati emanati dall’Istituto nazionale di statistica e informazione (Onei). Il settore turistico che, nell’anno 2018 raggiunse il picco con l’arrivo di circa 5 milioni di visitatori, nel 2024 ha registrato una presenza di appena 2 milioni di visitatori. Si registra un calo di turisti dal Canada (-29%), dalla Russia (-45%) ed un’ altra riduzione importante di turisti proviene dagli Stati Uniti, dalla Francia, dall’ Italia, dalla Germania e dall’ Argentina, tra gli altri.

Di fronte alla nuova aggressione statunitense, Bruno Rodríguez ministro delle Relazioni estere del governo cubano ha dichiarato che la politica ostile di Trump viola il diritto internazionale e numerose risoluzioni delle Nazioni Unite. Cerca di giustificare l’uso della coercizione economica come arma di aggressione contro un paese sovrano, con l’obiettivo di spezzare la volontà politica dell’intera nazione e sottometterla alla dittatura egemonica degli Stati Uniti. Non è un caso che, dal 1992, l’Assemblea generale delle Nazioni Unite abbia chiesto quasi all’unanimità la fine del blocco economico, commerciale e finanziario contro Cuba. I governanti e i politici degli Stati Uniti hanno l’audacia nel dichiarare di agire in questo modo per il bene del popolo cubano. Le sfide che Cuba deve affrontare sono grandi, soprattutto considerando gli sforzi degli Stati Uniti nel distruggere il progetto nazionale che noi cubani abbiamo costruito nel pieno esercizio dei nostri diritti sovrani, incluso il diritto all’autodeterminazione. Al governo degli Stati Uniti non importa che Cuba sia un paese pacifico, stabile e solidale, con relazioni amichevoli praticamente con il mondo intero. La politica che persegue risponde agli interessi ristretti di una cricca corrotta e anticubana che ha fatto dell’aggressione, contro i suoi vicini, uno stile di vita e un business molto redditizio.

Le nuove sanzioni imposte dagli Usa contro Cuba hanno generato reazioni a livello regionale e internazionale. Tra gli organismi ad esprimersi contro c’è l’Alba (Alleanza bolivariana per i popoli di nostra America) che condanna le nuove misure criminali adottate dal governo statunitense contro il popolo cubano. I Paesi membri condannano energicamente l’inasprimento di questa nuova aggressione che cerca di colpire gravemente tutti i settori della società cubana, come il turismo, la salute, i processi migratori, gli scambi culturali, accademici e scientifici, l’accesso alla tecnologia e dichiarare apertamente l’inasprimento del blocco economico e l’imposizione di un cambiamento di regime, tra gli altri punti.

Il governo nicaraguense di Daniel Ortega ha denunciato la continuità del blocco economico contro il popolo cubano che è stato, e continua ad essere, un esempio di forza per i popoli del mondo. Nell’inasprire l’inumano e criminale blocco economico contro Cuba, il governo degli Stati Uniti pone in evidenza la sua malsana ed odiosa intenzione di distruggere il Paese.
Il presidente della Repubblica plurinazionale di Bolivia, Luis Arce ha dichiarato che il Memorandum presidenziale emesso dall’amministrazione Trump degli Stati Uniti rappresenta un nuovo atto di aggressione contro il popolo e il governo cubano, in palese disprezzo per i principi di autodeterminazione e non ingerenza. Rafforza inoltre, la violazione dei diritti umani di una popolazione che ha subito un criminale e obsoleto blocco economico, finanziario e commerciale da parte dell’imperialismo yankee per oltre sei decenni. Dichiara di sottoscrivere l’appello della maggior parte dei Paesi del mondo, ripetutamente espresso all’Assamblea generale delle Nazioni Unite e ignorato dagli Stati Uniti, che chiede la revoca inmediata e incondizionata del blocco.
Anche la presidentessa di Messico Claudia Sheinbaum si unisce alle condanne contro l’applicazione del nuovo Memorandum presidenziale di Trump riaffermando la solidarietà del governo messicano al governo cubano.

L’autore: Davide Matrone è docente all’Universitad politecnica salesiana

Foto Di Trump di Gage Skidmore

Pubblicato in: https://left.it/2025/07/10/trump-inasprisce-il-blocco-economico-contro-cuba/?_gl=1*1mn0gq5*_up*MQ..*_ga*MTQwOTczNzQxNC4xNzUyNDI1Mzg3*_ga_89ESDCYM0F*czE3NTI0MjUzODckbzEkZzEkdDE3NTI0MjU0MDMkajQ0JGwwJGg0MTM5MzA2Njg.